Non credo sia solo una questione dei centri storici. I negozi di vicinato, le piccole botteghe artigiane, le edicole di giornali, le agenzie delle banche, le macellerie, stanno letteralmente scomparendo, facendo cambiare anche la geografia urbana. Sto controllando lo studio di circa un anno fa della Associazione esercenti di Venezia e Rovigo, in collaborazione con l’Istituto universitario di architettura, Iuav. Un vero disastro. Negozi chiusi quasi dappertutto
Dopo il covid si sperava ma restano i negozi chiusi

Dopo il triennio della pandemia Covid tutto sembrava doversi ricomporre. Tornano i turisti, ritornano le attività commerciali. Viva la normalità. A Venezia però non sembra così. Ha cominciato la provocazione una “street artisti” a dipingere di bambù verde color smeraldo con la scritta “sfitto n.”. La cifra arrivava a oltre 150 vetrine abbandonate. Era un “art attack” di Federica Agnoletto di origine milanese ma adottata in Veneto con il nome “Freak of nature”. Non erano le solite scritte vandaliche senza senso e volgari, ma qualcosa di più. Facevano riflettere. “La mia performance – spiegava l’artista di strada – non contiene critiche, vuole essere di buon augurio, faccio crescere una pianta dove ora non c’è nulla e vige l’abbandono. Lo stile è scarno, io voglio creare una suggestione, riportare vita. Sono piante di bambù perché somigliano all’uomo: infestanti, adattabili, longeve”.
Chiusi anche i magazzini Coin

Ora ogni volta che trovò una vetrina vuota, o cola la scritta “sfitto n.” penso alla performance d’artista a cominciare dalle numerose e tristi vetrine vuote dei celebri magazzini Coin a due passi da Rialto. Abbandonati da un decennio. “Mi piacerebbe – spiegava l’artista – stimolare un dibattito, vorremmo si aprisse un dialogo anche con l’amministrazione comunale. Non ci sono collegamenti con movimenti o gruppi politici . Girare la città è osservarla, fa capire quanto sia vuota. Il colore verde non è un imbrattamento e non si tratta di vernice, viene via con l’acqua”.
Dai negozi chiusi alle provocazioni artistiche

Touché. Gli artisti guardano avanti, sono sempre visionari. Dopo le tristi vetrine abbandonate di Coin, dove la vicenda finanziaria famigliare sembra senza fine, basta fare un giro fino a Rialto e dintorni. Dopo la provocazione di Freak of nature, le canne dì bambù si sono moltiplicate alle Mercerie, la calle per eccellenza dei negozi che giunge fino S.Marco. Una desolazione assoluta. Il fenomeno dei negozi chiusi, mi dicono, forse è causato da affitti esorbitanti, ma riguarda ora anche i luoghi periferici, anche se parlare di periferia in centro storico a Venezia, appare una contraddizione. In via Garibaldi, in Strada Nuova, a Dorsoduro, sono centinaia le vetrine chiuse.
Ma davvero è colpa degli acquisti on line?

C’è chi da la colpa alle nuove abitudini di acquisti on line, ma vedere nel sottoportico di Rialto, quello storico degli Oresi, ben cinque negozi chiusi, fa riflettere. Andiamo oltre: via XXII marzo, la strada delle grandi firme. Contate pure e arrivate anche a Piazza San Marco, sotto le Procuratie Vecchie e Nuove, fate la conta delle serrande abbassate.