“Uno sente che è bello essere al mondo, quel mondo in cui essa esiste. Da lei irradiava quell’illusione di vita e di personalità che ci affascina in ciò che la mano dell’uomo crea di più bello”. La linea d’ombra. Così Joseph Conrad descrive l’imbarcazione che lo affascina, un veliero d’alta classe che si distingue dagli altri. Era uno scrittore straordinario e sapeva navigare molto bene. Le persone che vanno per mare hanno la capacità di trasmettere la loro passione anche ai non esperti. Intervistarle è un vero privilegio. L’occasione è un trentennale sicuramente storico. Il 30 aprile 1992, il Moro di Venezia di Raul Gardini entra nella storia del più blasonato torneo di vela: l’America’s Cup. La prima edizione si tiene il 22 agosto 1851 alla presenza della Regina Vittoria.
La battaglia del Moro

In quel magico 1992 in California, il Moro riesce a battere francesi e spagnoli aggiudicandosi il trofeo Louis Vuitton e garantendosi la finale contro USA23. Non vince la grande sfida, ma il risultato è clamoroso, l’eco di questa impresa porterà una nuova brezza tra le passioni degli italiani così terrestri nelle preferenze sportive.
I trionfatori del “Moro di Venezia” sono tornati in città per ricordare l’impresa e festeggiare il trentennale, Paul Cayard in testa, il mitico timoniere della barca quasi più veloce del mondo.
Il Moro e il suo segreto veneziano

C’è un grande navigatore che ha vissuto in prima persona le atmosfere di quella leggendaria imbarcazione. Con la sua preziosa consulenza tecnica ha reso possibile la cerimonia inaugurale tanto voluta da Raul Gardini in Bacino San Marco. È il Capitano Ferruccio Falconi molto conosciuto tra la gente di mare e nel tessuto culturale cittadino.
Il segreto

Mitico ex capo Pilota del Porto di Venezia, è anche imprenditore di successo, promotore di iniziative, artista, scrittore e giornalista. Al Lido di Venezia ha realizzato uno spazio unico al mondo: Il Museo – Laboratorio Navale Falconi “Museo attivo del mare, dei campi e della venezianità”. La storia della navigazione: dal più piccolo reperto, alle sei tonnellate del motore Ansaldo sei cilindri della Nave Scuola “Marinaretto”, ad un sottomarino completo. Insieme ai figli, ha raccolto antichi strumenti, oggetti di bordo e reperti d’arte, di mare e di cantieristica creando il primo museo mondiale di oggetti, ormeggi e Segnalamenti Marittimi.
Capitano, come è iniziata questa avventura con Il Moro di Venezia e Raul Gardini?
“Non ricordo bene se fossi pilota o già capo pilota. Sono stato interpellato da un agente marittimo, mi hanno presentato Gardini, ricordo anche che veleggiava, aveva una barchetta come quella che ho al Museo del Lido. Sceso dall’imbarcazione mi ha prospettato il problema: voleva presentare ufficialmente la sua barca stupenda in Punta della Dogana. Gli ho detto subito che bisognava studiare la data per analizzare la corrente di marea, il punto di luna… maree di quadratura. Ci siamo visti più volte, preparai per loro anche alcuni schizzi”.
C’era anche lo skipper californiano Paul Cayard a questi incontri?

“Certo Cayard era sempre presente, io parlavo con lui anche dell’allestimento, degli ormeggi, dove mettere i pontoni, come allestire gli spazi per le autorità. Ero entusiasta di questo incarico e che a Venezia si facessero queste cose. Sono sempre stato un velista e ho scritto varie pubblicazioni sull’argomento”.
Falconi e il “suo” Moro

Falconi è certamente la persona giusta per una consulenza importante e delicata come questa. Un curriculum strepitoso. Nasce a Marina di Carrara nel 1927. Accademia Navale di Livorno, patente di Capitano di Lungo Corso del 1956. Pilota e Capo Pilota della Corporazione dell’Estuario Veneto.
Dieci anni di navigazione in giro per il mondo e oltre 32 mila pilotaggi di navi di ogni genere. Ha elaborato i piani di ormeggio e pilotato in disarmo super petroliere della portata di 250 mila tonnellate. È sempre stato un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono approfondire le varie problematiche della portualità e della navigazione lagunare.
Quindi Gardini aveva visto giusto chiedendo i suoi consigli

“Ho suggerito come dovevano avere le cime, tutto doveva essere pronto anche per mollare rapidamente in caso di inconvenienti, un sistema tecnico nautico che hanno molto apprezzato. Siamo arrivati ad un punto di conoscenza e amicizia che mi invitarono a visitare il cantiere”.
Cosa ricorda di quella visita straordinaria?
“A Marghera era in costruzione lo scafo del Moro, io mi sono stupito perché prima del capannone c’erano due serie di guardie armate per evitare che eventuali spie andassero a rubare i loro segreti costruttivi, tanto era forte la competizione tra i diversi cantieri della sfida della Coppa America. Siamo entrati nel capannone e mentre ascoltavo le spiegazioni di Paul Cayard ho visto quello scafo meraviglioso, il tutto tenuto in aria condizionata. C’era un grande carrello termico che scorreva lentamente da prua a poppa per fare apprendere la resina. Questo processo non doveva avvenire in maniera omogenea, ma in certi punti di più e in certi punti di meno. Un principio tecnico legato a rigidità ed elasticità, in modo che lo scafo non fosse sempre uguale per le linee d’acqua e corresse senza attrito idraulico”.
Torniamo alla cerimonia di inaugurazione del Moro in Bacino San Marco, per chi non conosce le dinamiche delle correnti e delle maree sembra un luogo così tranquillo…
“Nessuno era a conoscenza dell’andamento delle correnti, la laguna è difficile e poi quello è un punto in curva, la barca ha pescaggi, grosse chiglie. Indispensabile conoscere bene i fondali, anche con il massimo della bassa marea, mi ricordo che suggerii dei sistemi elastici per non far subire traumi alle bitte”.
Anche la luna è stata protagonista dei suoi consigli…

“Questo è importante: dissi loro di fare la cerimonia ai quarti di luna in maniera che ci fosse poca corrente in modo che le barche di ausilio, quelle degli spettatori, dei taxi con gli invitati, avessero meno tormento d’acqua, che non avessero da lavorare con la corrente. Punta della Dogana, San Giorgio, la Giudecca…la corrente impatta sulla Giudecca, sul Redentore e poi viene giù, meglio quindi che sia debole. Nessuno lo immaginava, tutti pensavano ad una situazione statica, tranquilla, ma in Bacino San Marco l’acqua cammina, l’acqua corre! Sono riusciti ad organizzare tutto in un periodo di morto d’acqua”.
La vita di Raul Gardini sembra un romanzo, dai fasti del Moro in Laguna al suicidio a Milano nel luglio del 1993. Cosa ricorda di questa amicizia?

“Gardini era cordialissimo, mi è dispiaciuto per quello che è accaduto, lo vidi anche a Ravenna era sempre dinamico, pieno di iniziative. Io sono sempre stato un grande ambientalista e gli spiegavo come non inquinare la laguna e il mare”.
Annotazione personale
Anch’io ho conosciuto Raul Gardini e Paul Cayard che compie gli anni proprio in questi giorni il 19 maggio. Da tipica veneziana, mi arrampico in montagna, ma non so navigare. Tuttavia, forse per la mia grande conoscenza di Conrad, il giorno della presentazione del Moro ero in Bacino San Marco, anzi in barca. Come giornalisti salimmo sull’imbarcazione che seguiva il Moro nel viaggio inaugurale. Era l’11 marzo 1990. Più che un varo, è stato un gran gala con trecento invitati su un pontile galleggiante nello scenario più bello del mondo. Musiche di Ennio Morricone, regia di Franco Zeffirelli che si era ispirato alla celebre veduta di Monet “Tramonto in laguna”. Un suggestivo corteo di gondole ha poi accompagnato lo scafo rosso del Moro di Venezia nel suo viaggio inaugurale.
Naturalmente grazie ai suoi strategici consigli tutto andò per il meglio Capitano Falconi

“Ero entusiasta e presente alla manifestazione. Tutto è andato per bene, secondo i piani e questo è un punto d’orgoglio.Proprio da questa vicenda è nato il mio primo articolo tecnico nautico pubblicato da una rivista genovese a carattere internazionale”.
Il Capitano Falconi è una miniera di informazioni e alla straordinaria età di 95 anni è tuttora direttore responsabile della prestigiosa rivista Nexus del Lido di Venezia.
Straordinaria nel raccontare eventi così importanti!
Dott.ssa Elisabetta ho letto un bellissimo articolo e ho rivissuto quel periodo in cui tutta Italia, anche chi non era mai salito su una barca, era diventato appassionato e tifoso. I suoi ricordi sono autentici, Elisabetta c’era! Il Capitano Ferruccio Falconi, da come ho letto, è una figura mitica, la sua vita coincide con la navigazione. Ha studiato, ha fatto esperienze vere di pilotaggio con ogni tipo di natante, è stato capo Pilota del Porto di Venezia, ma poi è andato oltre, ha messo a disposizione le sue idee e conoscenze per la grande impresa nautica del Moro di Venezia. Anche il ricordo del cantiere nautico dove si costruiva la barca sono ricordi preziosi. Alla domanda su Gardini la risposta del Capitano Falconi è estremamente positiva, per la nautica è stato l’inizio di un periodo magico che ha lasciato ancora ammiratori e appassionati. Mi è piaciuta molto questa lettura.
Grazie Elisabetta! Un racconto affascinante.