È Venezia ma non è Venezia. Ha la laguna ma non è Venezia. Ha ponti e calli ma non è Venezia. Ha una piazza lunga 840 metri ma non è piazza San Marco. È corso del Popolo. Per terminare l’indovinello, andiamo al concreto geografico. È la sesta città del Veneto, per poco potrebbe essere la quinta, con quasi gli stessi abitanti di Rovigo. E va bene, parliamo di Chioggia. Cioza per i pescatori, Fossa Clodia per gli antichi romani, Cluza per i Longobardi.
Se Venezia festeggia con clamore i suoi 1600 anni di storia, Chioggia ne ha molti di più

Diciamo 4 mila con i misteriosi Pelasgi. Le leggende, come al solito parlano del mitico Enea partito da Troia in fiamme. Si porta alle spalle il padre Anchise che dà sempre un tocco romantico. E sempre secondo le leggende, dove qualcosa di vero c’è comunque, assieme all’eroe omerico Enea, un terzetto di giovani: Antenore, Aquilio e Clodio. Si separano e fondano rispettivamente Patavium (Padova), Aquileia e Chioggia. Tutte le lagune venete, da sud a nord, sono coperte.
Anche Carlo Goldoni si sentiva di Chioggia

Ritornando ai tempi moderni, non poteva mancare Carlo Goldoni, nato a Venezia ma di origine modenese, che lascia l’opprimente scuola dei preti a Rimini per fuggire in bragozzo, a Chioggia. Città libera e gaudente. Si innamora di una educanda, e di Chioggia, prima di lavorare in tutto il territorio serenissimo come avvocato, e si ricorderà per sempre. Già ultra cinquantenne, scriverà un capolavoro: “Le baruffe chiozzotte”. “Semo done da ben – farà dire a Lucietta, figlia di Toni, paron de tartana peschereccia – semo done onorate ma semo aliegre e volemo stare aliegre, e volemo balare e volemo saltare. E volemo che tutti possa dire: e viva le Chiozotte”. E viva Chioggia. C’è tutto l’amore di Goldoni per le donne e per la città adriatica. Per l’inventore del teatro moderno, è una delle sue opere di maggior successo.
Come mai questa prefazione e dissertazione storica?
Presto detto. Chioggia deve diventare nel 2024 la capitale della cultura italiana. Lo ha proposto, quasi per celia, Pino Penzo, chioggiotto che lavora nel mondo della sanità, assieme ad altri sei amici e amiche al bar. La provocazione è diventata realtà e adesso Chioggia assieme ad altre nove città italiane è candidata ufficiale. Deciderà a marzo la giuria designata dal ministro per i Beni culturali e per il turismo, Dario Franceschini, tra Ascoli Piceno, Grosseto, Mesagne, Pesaro, Tigullio, Siracusa, Paestum-Cilento, Viareggio e Vicenza. Ma facciamo subito i partigiani: Chioggia ha una marcia in più e ci dispiace per la palladiana Vicenza.
A parte le sue nobilissime origini antiche, dove trovi una città culla della grande cultura marinara e peschereccia?

Le tartane (citate da Goldoni), i bragozzi, I trabaccoli (di origine fenicia con a prua gli occhi di gubbìa per scacciare il maligno…), i pieleghi, le tartane, le bragagne. Sono tutti navigli a fondo piatto, antichi. Andavano in giro per il Mediterraneo, ma poi dovevano tornare nelle secche lagunari chioggiotte. Il cantiere di barche Camuffo, sorto nel 1438, è il più antico squero italiano, ancora in attività.
“Oggi – testimonia il chioggiotto Carlo Alberto Tesserin, Procuratore di San Marco ed ex assessore regionale alla Cultura – esistono solo qui i cantieri che riparano le barche in legno. C’è la fila da anni. Ricordo che nel lontano 1992, durante l’Expo di Siviglia, Chioggia era stata inserita tra le tre più importanti realtà marinare d’Europa”.
Chioggia a difesa di Venezia e della Serenissima

A proposito di secche lagunari, quando i genovesi volevano distruggere Venezia e la Serenissima, nel 1381, arrivando con la flotta fino in laguna sud, ci pensarono i chioggiotti a far vincere la battaglia. Loro conoscevano le acque come nessuno.
Angelo Marella, chioggiotto, autodidatta, scrisse nel 1889, le “Annotazioni pescherecce”, una Bibbia per la gente di mare.
Non solo pesca

Ma Chioggia non è solo pesca, a Sottomarina, una delle più importanti realtà turistico-balneari italiane, c’è un’altra cultura, quella degli ortolani. I contadini hanno inventato la rosa chioggiotta, ovvero il radicchio rosso, prodotto esportato in tutta Europa. Con i burci (altra barca storica) arrivavano a Venezia a portare prodotti della terra, ma anche sabbia e qualsiasi cosa utile per il trasporto marittimo.
La laguna del Lusenzo, tra Chioggia e Sottomarina, è uno dei luoghi più poetici del Veneto e si può percorrere ai bordi in bicicletta.
Forza Chioggia

Cristoforo Sabbadino, Proto e Savio alle Acque, di origini chioggiotte, nato nel 1489, fu uno dei massimi idraulici del ‘500 e autore del celebre Trattato delle acque. Sostenne che per salvare Venezia e la laguna dagli interramenti dovuti ai depositi fangosi fluviali, bisognava spostare il Brenta e il Piave. Opere colossali. Per fortuna fu ascoltato. Se Venezia vuol vivere per secoli, sosteneva, “per mura l’acqua e per tetto il cielo”.
Forza Chioggia, tifiamo per te.