Sul lacerato tessuto in cui ricamiamo con tremore i segni di una cosiddetta normalità, nella progettazione di futuri non avvelenati, ci sono slanci – e fatiche – degne di segnalazione come “I paesaggi di Comisso”. Si tratta di un premio di fotografia, ma anche di video (concorso.premiocomisso.it), promosso dal Premio letterario intitolato allo scrittore trevigiano in occasione della quarantesima edizione della manifestazione. Giovanni Comisso disse di sé, un giorno: “Io vivo di paesaggio”, quasi una professione di fede, un credo laico che si riflette nelle sue opere. Un altro grande veneto, Andrea Zanzotto, si inventò il bellissimo verbo “paesaggire”…

Dalle scarpe al… tempo
Una parola arrivata per caso, come portata sul vento dal dialetto veneto, ha acceso il pensiero: pàtina. Qualcuno la conosce, si tratta del lucido che si usa spalmare sulle scarpe per mantenerne morbida la pelle. Ma, ecco il pensiero, non è dialetto puro perché pàtina è puro italiano e si riferisce alla velatura che ricopre con il passare degli anni e le condizioni atmosferiche le opere d’arte, dipinti, sculture e monumenti ma anche – metaforicamente – i nostri giorni. Si dice infatti “pàtina del tempo”, anche oggi. Ma, dice il saggio, parlando fuori di metafora, stiamo attenti: se lasciamo che la patina si infittisca e diventi incrostazione, il tempo non è più scorrevole e la vita da lui protetta si ammala, e noi con lei, epidemicamente….
Sospendere, sognare forse

Voce di piazza: “Sai che bello se adesso chiudessi gli occhi e li riaprissi fra un mese, a cose fatte?” Boh, chi lo sa… Colgo il pensiero di una signora al bar con l’amica, e cerco di interpretarlo così: c’è chi – esacerbato – vorrebbe sospendere temporaneamente la propria vita, se non addirittura quella del mondo, in attesa che vengano al nodo le angustie quotidiane, le pandemie, le crisi coniugali o di generazione.
Ma queste cose avvengono nella dimensione del pensiero magico ovvero infantile: frenare il tempo, dormire profondamente e al risveglio trovare libero dal Male il mondo, quell’universo in miniatura fatto di inezie fondamentali, mattoncini della nostra muraglia difensiva… Ah sì, cambiare, sognare forse.
Una filosofia di vita

Ci sono parole che usiamo meccanicamente, lievi e colorite infilate in un contesto che ci sta occupando in un dato momento. Ma non tutte le parole che escono dalla nostra bocca sono così leggere e veloci, hanno invece un peso che direi solenne nella sua energia concentrata: vita, con la sua “logica profonda, con la misteriosa e insieme dolorosa poesia”, come dice Vito Mancuso nel suo recente libro Il senso della vita. Parola fondamentale, anzi fondativa, che rischiamo di dimenticare mentre la viviamo con inconsapevole voracità. Dice il saggio: sappiate che vivere è un’arte. Parole sante, che mi fanno ricordare un libro di un’altra stagione, L’importanza di vivere dello scrittore cinese Lin Yutang (1895-1976) forse ancora reperibile on line nella traduzione del poeta italiano Piero Jahier.
Tornano in cuore….(poesia)
Tornano in cuore
le notti stellate i pampini il verderame
che ancora albeggia nel muro
sotto la pergola:
l’odore dell’infanzia
sepolta negli ultimi
nevicati inverni.
Parole.
Parole che solo la polvere smuovono
del tempo perduto.
Giuseppe Surian, Poesie, 2006