Caro direttore,
sono andato a vaccinarmi; mi sono preso un po’ in anticipo ma non troppo.. Sono arrivato a Marghera sotto il nuovo PALA EXPO e ho trovato un posto vuoto per parcheggiare. Fuori all’aperto c’era un po’ di gente, ma non più di una quindicina di persone. Sono arrivato ai cancelli alle 13, con l’appuntamento alle 13,20. Ho mostrato la mia prenotazione e subito mi han fatto passare. Ho seguito il percorso dopo la misura della temperatura e il disinfettante sulle mani. Mi hanno dato un biglietto numerato, poi mi hanno fatto entrare in una sala immensa, dove c’erano centinaia di persone sedute distanziate in attesa del vaccino. Il tutto era molto ordinato sotto l’attenzione discreta e gentile di persone in tuta fluorescente gialla e nera. Sullo sfondo, box di pannelli bianchi costruiti con perizia e buona proporzione per le operazioni vaccinali.
I miei dubbi

Ho trovato posto nel mezzo della sala a non troppa distanza dai monitor con la numerazione degli scontrini. Adesso c’era il n. 8. Preoccupato, ho chiamato una hostess dicendo di avere il n. 263 e lei mi ha risposto molto convinta che sono veloci, così mi sono seduto un po’ rassegnato, e ho guardato intorno a me. Sentivo però una bella atmosfera. Ognuno di queste persone era lì e sicuramente aveva dovuto superare alcune riserve sui vaccini di cui si diceva di tutto per qualche incidente accaduto, anche se statisticamente irrilevante. Da parte mia ho deciso di vaccinarmi senza storcere il naso, qualunque cosa mi avessero iniettato andava bene. Intorno a me c’era gente consapevole con una buona decisone in tasca. Erano lì seduti in tranquillità e aspettavano il loro turno. Quell’ambiente è bellissimo. L’edificio è nuovo, è il Palazzo delle Esposizioni ed è una struttura imponente in ferro e cemento. Lì dentro c’erano alcune centinaia di persone sedute e tutto dava il senso di una macchina perfettamente funzionante e di una Istituzione presente ed efficiente. Poche volte ho percepito un sentimento così netto e chiaro che mi ha stupito, e ho gustato questa sensazione così rara che mi ha fatto sentire sicuro e tranquillizzato. Era come se una volta tanto, dopo le difficoltà in cui ci troviamo, la condizione di uno Stato spesso mancante, le ottusità della burocrazia ecc, si fosse aperto un varco in una occasione esemplare come questa, e la consapevolezza che potremmo davvero diventare una società migliore.
Un’attesa passata velocemente

L’attesa è durata un’ora e mezza ma non mi sono annoiato; avevo portato il mio quaderno per gli appunti su cui ho scritto per una buona mezz’ora, per il resto mi sono guardato intorno ad osservare le persone. Al mio turno sono entrato nello spazio per la presentazione dei moduli e un giovane addetto ha controllato il mio modulo, e prescritto l’Astra Zeneca. Bene. In un altro box ho fatto il vaccino in un paio di minuti, poi mi hanno mandato in un altro ambiente sempre più vicino all’uscita, dove stare seduto 15 minuti per sicurezza. Ho fatto poi una piccola fila per la prenotazione del rinnovo del vaccino. In questa fila si vociferava che l’attesa lunga era dovuta ad un blocco del sistema informatico. Va bene succede. A capo di questa breve fila c’era un alpino in tuta gialla e nera, ma col cappello in testa, l’unico di tutti, ed era evidente che lo portava con orgoglio. Dopo la prenotazione del richiamo, sono uscito all’aperto del piano superiore. Non avevo fretta di andarmene e mi piaceva vedere un po’ dall’alto il paesaggio industriale e archeo-industriale di Porto Marghera. Lì c’era un ragazzo a controllo della scala di discesa per il pubblico. Gli ho chiesto qualcosa e mi ha detto che era un volontario, uno scout di 24-25 anni, e mi diceva che lì erano quasi tutti volontari. Il giovane mi è piaciuto perché metteva in luce tutta la buona volontà, la cooperazione e l’aiuto in questo momento drammatico in questo posto, come in altri posti in Veneto e in tutta Italia. Ho salutato il simpatico volontario ed ho preso le scale per uscire.
Il mio giudizio

Ho colto alcune cose importanti in questa occasione; tutti noi siamo stati collettivamente bastonati sulla salute, sull’economia e sui dubbi che abbiamo coltivato durante il periodo dell’epidemia ed anche da prima. Oggi ho vissuto questo avvenimento della vaccinazione per me e per tutti. Ho visto l’Istituzione dello Stato in funzione con la sua capacità di operare nei momenti peggiori. Le forze per risalire ci sono e si manifestano appunto nei momenti più dannatamente tragici. Questa presenza dello Stato in questa azione necessaria, mi ha fornito un grande esempio. Come me penso faccia riflettere persone comuni e anche molti animi critici. Le cose fatta come questa con fatica, con impegno, alla fine sono compiute dalle persone e diventano un patrimonio di tutti. Ne sono uscito un po’ toccato, e quello che ho visto mi ha perfino anche un po’ …. non lo dico.
Gian Paolo Canova, Architetto
Ho calcolato, sul calcolo di un’ora e mezza di attesa, che ogni persona occupava 21 secondi di tempo, suddivisi in 10 postazioni (A-L). 90 minuti sono 5400 secondi diviso 255 (263-8), le persone, fa 21 sec e pochi centesimi. Pare che l’attesa lunga fosse dovuta ad un blocco del sistema informatico.