Anche questa settimana Roberto Tumbarello giudica i sette giorni appena trascorsi. Con il suo Diario Liberale analizza la settimana con i suoi brevi ma acuti pensieri. Stavolta spazia tra quanto accade in casa nostra e quello che avviene all’estero. Passando pure per Papa Francesco.
Essendo notoriamente al di sopra delle parti quando parlo di politica non sono mai serio, sempre ironico o sarcastico
Affrontando il tema dell’avvento di Enrico Letta alla segreteria del PD non credevo di scatenare tante reazioni. È che ognuno filtra le riflessioni attraverso le proprie passioni. Chi è contro la sinistra si augura che l’impresa fallisca, che il PD scompaia e magari che i suoi voti finiscano a destra. Io, invece, temo i pieni poteri, convinto che non mi garantiscano la libertà né la democrazia di cui finora ho goduto. E certamente neppure il benessere e la tutela dei diritti umani. Auguro al nuovo segretario grande successo, anche se so che il degrado che caratterizza oggi la politica non glielo consentirà.

Posso capire, non giustificare, il disprezzo per gli stranieri poveri, soprattutto se non biondi. Ma che c’entrano i figli?
Nati e cresciuti assieme ai nostri, parlano solo italiano, non saprebbero dov’altro vivere È cattiveria non scelta politica. Mi rendo conto che, per chi non ha stima di sé il razzismo può essere un conforto. Innocenti, che procurano medaglie d’oro e record mondiali di cui ci fregiamo, non inducono alla solidarietà? Owens, l’atleta nero che fu la stella delle Olimpiadi di Hitler nel 1936, è la prova che non c’è differenza di capacità tra i diversi colori della pelle. Se Letta mischia la cioccolata con altro – lo jus soli e il voto a immaturi 16enni – è perché gli italiani scelgano da che parte stare.
Questa riflessione è rivolta a chi non s’intende di calcio come me. Vale la pena leggerla perché riguarda la morale
Per nove anni di fila la Juve non ha avuto rivali in Italia. Oggi non più. Però, se uno degli attaccanti ferisce sulla testa il portiere avversario viene solo ammonito, non espulso. Sembra tornata l’epoca di Moggi. Il presidente cacciò un grande allenatore che, pur avendo vinto lo scudetto, fu eliminato dalla Champions. Con l’arroganza del padrone ha cercato di mortificarlo dimostrando che persino un esordiente, con quella rosa di giocatori, sarebbe riuscito. Ha invece degradato la squadra che quest’anno non vince nulla. Per sua fortuna non c’è più l’Avvocato per prenderlo a calci nel sedere.

Lo scienziato marsalese Sergio Abrignani è entrato a far parte del nuovo e più ristretto Consiglio Tecnico Scientifico
Immunologo dell’Università di Milano, Phd in patologia sperimentale, 62 anni, è uno dei dodici scienziati italiani che assistono il governo nella gestione della pandemia e del piano vaccinale. Figlio d’arte – medici apprezzati anche il padre e la madre – ha accumulato sin da giovane varie esperienze di studio all’estero. Un altro orgoglio della città e del Sud emerge a livello nazionale ed europeo. Si spera che ognuno nelle rispettive attività cerchi di imitarlo. Sono personaggi come il Prof Abrignani, seppure operino altrove, a dare lustro e dignità, col sapere, al meridione spesso sottovalutato.
Generale, per carità, non ci faccia rimpiangere Arcuri, che sarebbe un po’ come rimpiangere Conte e la sua ciurma
Sono accusati di migliaia di errori. Qualcuno lo hanno commesso. Però non suggerirebbero di vaccinare i passanti nel caso di abbondanza di dosi. Ora in tanti si piazzano per diverse ore nei luoghi di somministrazione nella speranza che un giorno o l’altro tocchi a loro. Perché estendere il compito alle farmacie e all’esercito? Non è colpa delle strutture sanitarie se si va così a rilento, ma della distribuzione. È pericoloso allargare troppo la rete. Sarà difficile controllare le fughe di dosi. La criminalità è in agguato. Peccato lo stop di AstraZeneca. Moriranno almeno tremila persone in più.

Durante il viaggio di Papa Francesco in Iraq abbiamo finalmente appreso da lui che Dio è lo stesso per tutti ovunque
Cambia solo il nome nelle varie religioni e località. Ognuno lo chiama come vuole. Da noi semplicemente Dio, Allah In Medioriente. Sembra che tutti siano ormai d’accordo nel mondo intero su una questione che si dibatteva da secoli. Noi, invece, non troviamo l’unanimità sulle celebrazioni. C’è quella dedicata alle vittime della Shoà e delle Foibe, dello tsunami e recentemente persino del Covid. E non è detto che sia finita. Mentre Dio è unico, le categorie di morti sono molteplici. Perché ce ne sono di destra e di sinistra, e ora di Bergamo, di tutti. E perché non le vittime di femminicidi?
“Chi dice killer agli altri, sa di esserlo”, così Putin risponde a Biden che gli ha dato dell’assassino. Ma era uno scherzo
Meno male che la politica estera è tornata al tempo in cui i nostri nonni frequentavano le scuole elementari. “Fesso chi legge”, si leggeva sui muri. E a chi diceva “Sei un cretino”, si rispondeva “Ci sarai tu”. E poi, senza inimicizia né rancore, si riprendeva a giocare come se nulla fosse successo. Ricordando forse quell’epoca, allo stesso modo ha saggiamente agito Putin. Ha dato disposizione al suo ministro di chiamare il segretario di stato americano per fissare un incontro col Presidente USA. D’ora in poi, con gli arsenali congestionati di armi nucleari, USA e Russia si combatteranno a parolacce.