Credo di avere uno sguardo ampio, non da veneziano lagunare tout court. Penso ai duemila ettari di Porto Marghera, ettaro più, ettaro meno, abbandonati e bisognosi di bonifiche e di un, più o meno oneroso, recupero. Penso al senatore a vita Renzo Piano, quando nel 2016 venne a Marghera parlando di ripristino ambientale. Parlò di “perle” lagunari da recuperare. Di rigenerazione e di “regolamento dei beni comuni”. Poi ancora di S.I.N (Sito di interesse nazionale). Sono passati anni. Penso all’ex ministro Renato Brunetta, veneziano doc, una vita in politica, da De Michelis in poi. Ora è responsabile (impegni Università Tor Vergata Roma, permettendo) della Fondazione Venezia Capitale mondiale della sostenibilità. Si parla di terza Biennale dedicata al futuro sostenibile. Di Venezia, città Campus universitario, modello Boston.
Allora mi vengono in mente un sacco di spazi storici

Quante sono le chiese chiuse e abbandonate a Venezia? (oltre 40) nonostante le stizze della Curia (Tiziano, Veronese, Tiepolo che non si possono ammirare…). Poi i vecchi patronati parrocchiali chiusi per mancanza di ragazzi, gli spazi sociali e non solo. Al Lido, per il vecchio convento di San Nicolò, speriamo sia la volta buona. Poi, pensando al sistema insulare, rifletto su Poveglia e su Forte di Sant’Andrea, ora messi in vendita dal Demanio. Diventeranno alberghi? Ma parlando di spazi vuoti e abbandonati ecco la chiesa sconsacrata di Sant’Anna a Castello. Un vero insulto.
E poi parlano di Boston?

Poi l’elenco triste dell’area Ex Veneziana Gas a Santa Marta, degli ex Cantieri Actv a SantElena. Degli spazi all’Arsenale (42 ettari…) in attesa decennale di riuso, meglio sorvolare.
Ora mi trovo all’ex Ospedale G.B. Giustinian, sestiere di Dorsoduro, presidio sanitario dell’Asl Serenissima, (più o meno sotto-utilizzato). Sono migliaia di metri quadrati nel centro di Venezia. Non ho saputo ricostruire tra Regione Veneto, Università Ca’ Foscari, Comune e ASL Serenissima a chi appartengano veramente tutti questi spazi. Ho fatto un giro, più a meno abusivo. A parte il presidio ospedaliero e il centro vaccini, che funzionano bene, sono migliaia di metri quadrati vuoti, altro che Boston.
Un convento “boccaccesco”

Per pura curiosità storica, mi sono andato a vedere le vicissitudini del convento di monache degli Ognissanti, perché così si chiamava il posto. Una storia veramente avventurosa. “…È da saper – scrive Marin Sanudo, nei suoi Diarii, 12 febbraio 1505 – che in questi zorni fo scoperto di la Badessa di Ogni Santi, qual era gravida con altre muneghe di un pré Francesco Persegin, el qual fo ritenuto, e cussì, vi andò con gran strepito il Patriarca ivi, el, Avogadori Francesco Orio, Hieronimo Querini et Antonio Zustignian dottor, e con barche de officiali intorno el Monastier…e fo ritenuta la Badessa colpevole…”.
Il monastero non godette mai di buona fama e così la scuola, detta Università dell’Offizio dei Senseri”, in pratica intermediari del commercio che non godevano certo di buona reputazione. “Uomini infimi… in gran parte forestieri”, scriverà il Sanudo. I sensali erano circa 380, divisi in sette gruppi di affari. Ne sa qualcosa Corona Missoni, l’ultima badessa, anche lei poco morigerata, che non godeva di grande fama addirittura tra i sensali.
A Boston sarebbe capitato?

All’arrivo di Napoleone, nel secondo dominio francese del 1805, tutte le “muneghe” furono messe in strada, soppresso il convento, 25 suore benedettine licenziate, con “libertà di mansioni”. Nel 1816, in piena restaurazione, fu creato l’Educandato Femminile Cittadino. Nel 1866, con il Regno d’Italia, si ripristinò l’Educandato degli Ognissanti con le Cappuccine Concette”.
Fu nel 1900, che il sindaco G.B. Giustinian, grazie alla moglie Elisabetta Michiel, fondò l’Opera Pia per malati cronici e poveri di Venezia”. Nel 1962 era ancora Ospedale geriatrico Giustinian, con 500 degenti (180 maschi e 320 femmine). Una leggenda mai confermata vuole che tra gli anni ‘70 e ‘80, in tempi di terrorismo rosso, venne creata la Brigata Ospedaliera delle Brigate Rosse. E siamo così giunti alla storia contemporanea.
Ora veniamo al sogno di una Boston “sostenibile”

Che sia la volta buona? A distanza di sei secoli Marin Sanudo ringrazia e forse annota ancora.