Luca Fraccaro, presidente di Confapi Treviso, esprime forti preoccupazioni sulle dinamiche relative alle imposte che il presidente americano Donald Trump intende applicare sulle merci che attraverseranno i confini statunitensi.
Fraccaro e i dazi

«Il settore vitivinicolo, lattiero-caseario e delle produzioni Dop locali – commenta il rappresentante delle Piccole e Medie Imprese – sono un punto di forza imprescindibile dei nostri territori e dello stesso Made in Italy. Il mercato americano ha storicamente una valenza importante sui bilanci delle aziende, che guardano preoccupate a quanto sta accadendo nel contesto internazionale. In ballo ci sono realtà consolidate da decenni, costruite con enormi sacrifici e nella gran parte dei casi grazie a un sapere tramandato di generazione in generazione.
Una forte diminuzione delle esportazioni vorrebbe dire penalizzare parti consistenti dei bilanci aziendali, in un momento in cui il comparto deve fronteggiare un momento economico non certo facile».
«L’export del settore agroalimentare rappresenta un fiore all’occhiello dell’economia della Marca Trevigiana: un blocco delle vendite verso gli Usa avrebbe forti ripercussioni per tutta la filiera e i settori ad essa connessi».
Fraccaro e Cristian Camisa

Fraccaro, all’indomani dell’incontro avvenuto a Palazzo Chigi tra il governo e le categorie produttive, condivide le proposte del Presidente di Confapi Nazionale Cristian Camisa, ossia sospendere il Patto di Stabilità ed evitare dazi autoimposti.
«È necessario – continua ancora Fraccaro – lavorare sia sul tavolo europeo (auspicando soluzioni che non compromettano i rapporti) che su quello bilaterale con gli Stati Uniti: su quest’ultimo sarà decisivo il ruolo della premier Meloni, che incontrerà Trump a metà mese.
Trovare mercati che possano sostituire quello americano non è un aspetto che si può ottimizzare dall’oggi al domani, ma è uno scenario che si raggiunge con politiche aziendali di medio e lungo termine. I 25miliardi di fondi europei prospettati dal governo per sostenere le filiere nel mirino delle tariffe sono certamente una risposta, ma in chiave futura non basta.
Forti dubbi

In linea con il presidente nazionale di Confapi Cristian Camisa sosteniamo la necessità di evitare dazi autoimposti, cioè tutti quegli adempimenti che l’Europa richiede (Green Deal, CBAM, ESG) e che comportano costi importanti che oggi le nostre imprese non si possono permettere.
Sarebbe utile anche un credito di imposta del 20% – conclude il Presidente di Confapi Treviso – che vada a compensare i dazi per le aziende esportatrici nonché, a livello strategico e a medio termine, la creazione di un Hub logistico negli USA specifico per le Pmi, dal momento che la distribuzione americana ha costi elevati e quindi la sostituzione degli attuali distributori potrebbe portare significative marginalità per le imprese».