Dopo un libro dedicato alla Gente di Trieste, un saggio scritto con piglio narrativo che abbiamo recensito (https://www.enordest.it/2021/03/28/trieste-e-un-giorno-di-primavera-pietro-spirito-tra-gente-e-storie/), Pietro Spirito torna a raccontarci la sua città utilizzando per la prima volta un genere letterario, con un romanzo che si muove tra il giallo e la spy story, È notte sul confine (Milano, Guanda, 2025). Il protagonista, Ettore Salassi, un giornalista dal passato torbido con il vizio di rubare libri, è un personaggio dai contorni sfuocati, perfetto per impersonificare Trieste, «la città dei destini […] troppa storia, troppe lacerazioni, troppe guerre, troppa violenza, non può essere che un catino dove si mischiano vita e sangue di genti diverse tra loro» (p. 12).
Notte sul confine: la storia

Nel settembre del 1970, mentre già si parla di un colpo di stato che il principe Junio Valerio Borghese sta organizzando per rovesciare la Repubblica italiana e che verrà sventato nel dicembre dello stesso anno, un giovane militare di stanza in una caserma del Carso, Settimo Santo, viene trovato morto da un pescatore, ucciso con un colpo di pistola alla schiena. Salassi si trova coinvolto in questo delitto, dal momento che affianca la sua attività di cronista a quella di informatore per il SID, il Servizio Informazioni Difesa, con il nome in codice Charles, perché assomiglia a Charles Bronson. Lavora agli ordini di un misterioso “colonnello”, che da qualche anno gli chiede di raccogliere informazioni su gruppi e persone vicini all’estremismo sia di destra che di sinistra.
La collaborazione

Accettare questa collaborazione gli permette, in qualche modo, di rifarsi una sorta di verginità, dopo l’adesione, in gioventù, alla Decima Mas e la partecipazione a tragici eventi come la Strage di Borgo Ticino perpetrata dai Tedeschi con la collaborazione dei fascisti di Salò (13 agosto 1944) quando, in risposta ad un attacco partigiano a un convoglio tedesco che aveva provocato il ferimento di quattro soldati, vennero fucilati dodici civili scelti a caso tra la popolazione.
Dopo l’8 settembre, ancora ragazzino, Salassi era infatti scappato di casa per unirsi ai Repubblichini, aveva fatto la scelta sbagliata, un’ombra nella sua vita che lo perseguita ancora dopo decenni. Ma in città molti sono quelli che hanno fatto la stessa scelta scellerata e hanno dovuto ricollocarsi una volta finita la guerra. Perché Trieste è la città anche delle scelte. Una città dove la guerra non è mai finita. Perché «Trieste è nel crinale che divide non due etnie o due Stati, bensì due mondi, due modi diversi e contrapposti di concepire il bene e il male» (p. 170).
Quella notte sul confine

I Triestini «avevano dovuto scegliere ancora, nel maggio del 1945, quando le armate partigiane della nuova Jugoslavia avevano cacciato i tedeschi occupando a loro volta la città per quaranta interminabili giorni di violenze e vendette contro chiunque fosse d’intralcio ai nuovi poteri. Avevano dovuto scegliere se restare o partire quando, nel giugno dello stesso anno, gli jugoslavi se ne erano andati lasciando il posto a nove anni di amministrazione angloamericana, in un territorio libero dai trattati internazionali ma diviso dal resto dell’Italia. E ancora, ognuno aveva dovuto fare le sue scelte quando, nel 1954, gli angloamericani se ne erano andati con tutti i loro apparati e Trieste era stata restituita all’Italia» (p. 20).
Una storia complicata, che continua anche negli anni Settanta. Anni che in Italia vengono ricordati come gli anni della strategia della tensione, immediatamente successivi alla strage di Piazza Fontana. Anni nei quali gruppi armati di estrema destra e di estrema sinistra si fronteggiarono a suon di attentati. Una situazione politica che nella Venezia Giulia era resa ancora più esplosiva dalle conseguenze postbelliche che, con il Trattato di Parigi, avevano determinato la cessione di zone tradizionalmente italiane alla Jugoslavia; la stessa Trieste venne assegnata definitivamente all’Italia soltanto nel 1975, con il Trattato di Osimo, .
In questo contesto incandescente si snoda il plot del romanzo di Pietro Spirito, affollato di personaggi
In redazione del giornale, il collega di Salassi, Massimo Pastini, detto Max, che assomiglia a Che Guevara; Luigi Carreto, il capocronista; Rosanna Martocci l’archivista. Per l’indagine verrà in contatto con Moleca, il pescatore che ha trovato il cadavere del militare. Giorgio Arrigone, commilitone del morto; Walter Rakovich, custode in una palestra che in realtà è un covo di neofascisti. Non possono mancare magistrati, come Arturo Lamelli; carabinieri come il maresciallo Esposito, comandante della stazione di Duino; poliziotti come Michele Andora, viceispettore della sezione Anticrimine. E l’immancabile medico legale, Augusto Papadakis. E, figura non certo di contorno, una vicina di casa, Maja Kralj, affascinante e misteriosa slovena, nipote della portinaia dello stabile dove vive Salassi. Della quale immancabilmente il nostro eroe si innamorerà.
La soluzione arriverà tra appostamenti, depistaggi, tradimenti, inseguimenti e aggressioni in un crescendo che tiene il lettore con il fiato sospeso. La curiosità di giungere all’epilogo, però, non deve distrarre il lettore dal gustare e apprezzare la scrittura di Pietro Spirito. Sempre incisiva ed elegante, precisa nei dettagli che rendono l’ambientazione palpitante e visivamente efficace. Lucida nel ricostruire un periodo storico tanto complesso senza cedere alla retorica di una o dell’altra parte. E nel delineare le personalità diverse dei protagonisti, che emergono vividi dalle pagine e nei dialoghi perfetti.
L’autore

Pietro Spirito (Caserta, 1961) vive e lavora a Trieste. Scrittore e già giornalista al quotidiano “Il Piccolo”, collabora con la Rai ed è autore di documentari e testi per il teatro. Tra i suoi libri: per Guanda Speravamo di più (2003, finalista al Premio Strega), Un corpo sul fondo (2007, Premio Scritture di frontiera) e L’antenato sotto il mare (2010). Per Marsilio Il suo nome quel giorno (2018); per Pagliai Se fossi padre (2018); per le Edizioni Biblioteca dell’Immagine Le indemoniate di Verzegnis (riedizione 2022). Per Laterza è autore di Gente di Trieste (2021) e Storie sotto il mare (2023).
Pietro Spirito, È notte sul confine, Milano, Guanda, 2025.
Voglio ringraziare Annalisa Bruni per la bellissima recensione, per la sua lettura attenta e partecipata. Perché un riscontro puntuale per un autore è sempre importante, perché se è vero che quando si scrive conta la condivisione più che il consenso, quando c’è anche il consenso è decisamente meglio…
Grazie Annalisa!
Pietro Spirito
Grazie a te per questo romanzo importante!