Non se può più e prima o poi capiterà l’inevitabile. Mercoledì scorso alle ore 10, una iole a otto vogatori viene travolta dalle onde di un motoscafone granturismo all’altezza della cosiddetta “isola dei cannoni”, ovvero canale di San Secondo. Otto giovanissimi atleti della Canottieri Mestre di Punta San Giuliano, più il timoniere, finiscono in acqua. Arrivano i pompieri. Poteva andare peggio. Non se ne può più della mancanza di rispetto e di civiltà. Il moto ondoso è diventato una grave piaga: sia per la sicurezza, sia per la devastazione di rive, fondamenta ed erosione sottomarina. Nel canale di San Secondo, la velocità consentita é di 11 km all’ora, nei pressi delle isole, addirittura a 7 km.
Il problema del moto ondoso

Azzardarsi in barca a remi ed attraversare il canale della Giudecca é una impresa folle e rischiosa. Ne sanno qualcosa i vogatori della Reale Società Bucintoro e della Remiera Giudecca. Anche qui il limite è di 7 km, così come in Canal Grande e il canale verso il Lido. Nei canali minori veneziani la velocità è addirittura di 5 km, ovvero l’andatura di una persona in passeggiata, o se volete di una barca a due remi.
Non c’è il minimo senso civico, la logica cieca del profitto prevale senza scrupoli.
Così nel canale dell’Aeroporto Marco Polo, alle Fondamente Nuove, a S.Alvise, dove alloggiano parecchie remiere

Uno dei luoghi più pericolosi in assoluto é lo stazio delle gondole del Danieli vicino a San Marco. Per uscire o rientrare con i turisti a bordo, il rischio tra onde e manovre dei vaporetti, é massimo.
Il Moto ondoso in Rio Novo
La situazione in Rio Novo, che collega direttamente il Canal Grande con Piazzale Roma, é addirittura paradossale. Il limite sarebbe di 7 km/h, ma una incessante colonna di taxi, barconi da lavoro, motoscafi, deturpa riva e fondamenta. Le onde, come è stato misurato, superano i 30 cm. Non servono a niente decine di fotografie di denuncia quotidiana. Le multe, quando si fanno, vanno da 150 a 500 euro. I guadagni valgono molte volte di più….per cui l’etica va a farsi benedire. Chi dice di amare Venezia, è reso cieco da un profitto senza limiti.

Lo scorso 20 giugno c’è stata una manifestazione di barche a remi, oltre un centinaio, contro il moto ondoso, una scritta colpiva più delle altre: moto ondoso=olocausto.
Da anni si attende una normativa ad hoc

Parificare i limiti dei controlli al codice stradale. Fino ad ora non è stato possibile, perché prevale il regolamento marittimo. Ne sanno qualcosa i taxisti. Ad ogni opposizione legale, vincevano le cause. E pensare che quasi venti anni fa il Comune di Venezia, spese una fortuna (qualche milione di euro buttati) per il radar di controllo satellitare in Canal Grande. Non poteva essere utilizzato. In Parlamento giace ora un disegno di legge (n.1435) proposto dall’onorevole veneziana Martina Semenzato. “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada”, più noto come “barcavelox”. Ovvero, “monitoraggio acqueo per riconoscere i trasgressori come avviene per il traffico stradale”. Da indiscrezioni, per l’omologazione ministeriale e il nuovo regolamento, passeranno due anni. E pensare che i primi limiti della navigazione interna in laguna, risalgono al 1992.
Il sito Venessia.com pubblica quotidianamente immagini di denuncia al moto ondoso su YouTube

“A me fa venire il moto di stomaco – assicura inferocito Matteo Secchi – non se può più. L’aspetto più grave è che il moto ondoso è una degli effetti dell’overtourism. Non aumentano solo i lancioni turistici, ma anche i mezzi di trasporto merci e di rifornimento alimentare. Siamo veramente al limite”.
Una lettera al sindaco per il moto ondoso

Lucio Conz della Remiera Giudecca e rappresentante del Gruppo Insieme, ha spedito una lettera molto articolata al sindaco Luigi Brugnaro e alla Città metropolitana. In sintesi si richiede di “conoscere le proposte presentate dai partecipanti agli Stati generali sulla mobilità acquea e moto ondoso…definire le altezze d’onda massima che i natanti possono produrre nei canali più stretti. Tutte le imbarcazioni devono cominciare ad avere più rispetto per la città”. La lettera del Gruppo Insieme entra nel merito di dettagli tecnici, ovvero: “Integrare i sistemi AIS (GPS con trasmissione dati VHS), DGPS (Differential Global Positioning System-GPS con trasmissione dati su rete cellulari) e Si.Sa (basato su controllo telecamere) unico modo per controllare i 550 chilometri quadrati della laguna veneziana”.
Sembra tutto molto complesso, ma tecnicamente non lo è affatto. Molto più intricato il consenso politico, ovvero il rischio di perdere tanti voti…
E qui non servono apologeti alle tradizioni, magari mascherati da dogi sul Bucintoro. Servono fatti concreti.
Ne va’ della credibilità’ di questa amministrazione.