“Con Gigi in campo avremmo vinto il campionato con uno stacco di dieci punti sulla seconda classificata”. Sono passati quasi 47 anni eppure Francesco Casagrande mediano coi baffoni e i lunghi capelli (forse il regista Sollima lo avrebbe potuto scritturare per il film “Il corsaro nero”) trevigiano di Mareno di Piave non dimentica quegli anni nel Cagliari di Gigi Riva.
La storia di Casagrande

Casagrande nel 1976 dopo aver vinto il campionato di serie C a Monza arriva sull’isola destinazione Cagliari. La squadra sarda è reduce da una dozzina di anni ricchi di gioie, scudetto 1969/70 in primis, se non ci fosse stato l’infortunio di Riva avrebbe avuto molte possibilità di riconquistare il tricolore l’anno dopo, nel 1976 però quella provinciale che fece tremare gli squadroni del Nord Italia, ricomincia dalla serie B. Ha però voglia di risalire subito. “Avevamo in rosa due attaccanti di classe come Luigi Piras e Pietro Paolo Virdis. Riva fece tutta la preparazione con noi, ma purtroppo dopo pochi mesi abbandonò definitivamente il calcio, si era infortunato contro il Milan a febbraio del ’76, dopo uno scontro con un grande terzino, Aldo Bet, un altro che conoscevo benissimo, è nato a Mareno, a poca distanza da casa mia. Purtroppo se ne è andato pochissimi mesi fa”.

Dice Casagrande: “Sono sicurissimo che con lui il ritorno in serie A sarebbe stato centrato. E ho un grande rimpianto: aver giocato con Riva sarebbe stato il massimo. Assieme a Gianni Rivera era uno dei miei idoli”. Il centrocampista trevigiano nel corso della sua carriera ha giocato infatti al fianco di fior di campioni che hanno fatto la storia del nostro calcio, tra gli altri i campioni del mondo Antognoni, Graziani e Bertoni. Senza dimenticare Giovanni Galli, Massaro, Vialli, Mancini, Beccalossi, i pluridecorati oltre Manica Trevor Francis e Graeme Souness.
Casagrande, di Riva che ricordi ha?

“Un fenomeno, uno spettacolo. La coordinazione del terzo gol contro la Germania a Messico ‘70, ancora oggi la osservo e resto estasiato. Quando era dirigente a Cagliari abbiamo mangiato assieme per due anni e mezzo, poi noi scapoli andavamo sul campo a provare a calciare. Lui ci insegnava a calciare al volo e le punizioni. I palloni di adesso Rombo di Tuono li avrebbe distrutti. A pranzo ci dava sempre consigli, il nostro ritrovo avveniva all’ Esperia un circolo con ristorante”.
Provi a parlarci del carattere del grande bomber

“Molto introverso. Però dovevi capirlo. Se era un po’ ombroso era meglio evitare di scherzare, altrimenti era squisito. Ci parlava di calcio dei suoi aneddoti, vedi quello coll’arbitro Lo Bello contro la Juve a Torino. Gli scherzi. Avevi davanti un mito. Osservandolo in spogliatoio ho notato un fisico da bronzo di Riace. Dicevano che quel fisico era il frutto delle remate sul lago dove andava a pescare. Il mio primo gol in serie A l’ho fatto su punizione seguendo i suoi consigli”.
Casagrande, come è stato l’incontro con il grande attaccante?

“Appena arrivato a Cagliari mi reco in ospedale per le visite. Pranzo in foresteria. Quindi vado a vedere lo stadio Sant’Elia. Già tremavo a vedere quel prato dove hanno giocato fior di calciatori. Vado in sede per affittare un’auto. La segretaria mi dice non ti preoccupare chiamiamo Gigi. “Gigi?? Chiedo” Si Gigi Riva. Con un taxi sono andato da lui, lo chiamano e viene verso di me, non sapevo se dargli del lei o del tu. Il mito che avanza tremavo. Un ‘emozione…Gigi Riva si avvicina a me. Mi disse che mi avevano preso perché cercavano un calciatore con le mie caratteristiche e mi mise subito a mio agio”.
Casagrande in quell’occasione scelse una Alfa Sud 1200. Quel giorno di fronte c’era il suo mito per eccellenza. Il Cagliari l’anno dopo, sempre con Casagrande, ritornerà nella massima serie.