Il 2023 sta volgendo al termine. Un anno denso di temi sociali, economici e culturali da mettere sul tavolo e trattare con cura. Abbiamo assistito a tante cose che non avremmo voluto nè vedere nè sentire, alcune vicine, altre lontane. Alcune evitabili, altre invece che sfuggono dalla volontà del singolo. Tra le evitabili sicuramente non possiamo non citare l’imponente numero di femminicidi che si sono susseguiti.
Uno dietro l’altro, inesorabili nella loro ciclicità, identici nel modus operandi e quasi scadenzati da un tamburo che con il suo sordo rumore ci avvisa che sì, è successo di nuovo. Un tema che è stato sviscerato nella modalità più diverse fra loro: c’è chi ha chiesto silenzio, c’è chi ha invocato il rumore. Il risultato di questo connubio di intenti applicato a modalità di esecuzione ha portato a qualcosa? Questo non lo so, ma non voglio soffermarmi su ciò che esula dalla volontà del singolo.
Parliamo di noi

Parliamo invece di noi, di persone che vivono un quotidiano con grandi slanci di altruismo e progresso ma costantemente intrisi e minati da retaggi culturali e sociali. Dove si inceppa l’ingranaggio? Perché ancora oggi dobbiamo affrontare dei problemi arcinoti e le cui soluzioni sembrano così vicine? Per quale motivo non riusciamo ad uscire da questo impasse? Da persona attiva nel mondo dell’impresa ho il grande privilegio di vivere quotidianamente molti rapporti diretti con le persone e ascoltare le loro storie sia professionali sia personali. Spesso mi accorgo che il maggior numero di problemi si genera a causa di una mancata correlazione fra la mentalità ancorata a retaggi culturali ed il tempo storico che stiamo vivendo che viaggia ad una velocità diversa.
L’ossimoro sociale

Oggi l’individuo rappresenta un ossimoro sociale che si esemplifica attraverso la grande richiesta di uguaglianza fra i sessi che, però, poi in Tribunale fra coniugi pende sempre a favore della parte femminile, in un epoca in cui la sacralità del vincolo del matrimonio fa a pugni con il numero di separazioni e divorzi voluti sia da uomini che dalle donne. Un ossimoro sociale che prende forma nel momento in cui le aziende si dissociano dal gender pay gap in un’epoca in cui gli imprenditori loro malgrado premiano con ruoli prestigiosi nella maggior parte dei casi l’uomo perché “non ha la velleità di fare il papà a tempo pieno nella vita” e quindi rappresenta un modello virtuoso e sempre presente in azienda.
Il crollo delle nascite

Questo viene reiterato da un numero di nascite con numeri in caduta libera in un’epoca in cui ti viene insegnato sia in famiglia che a scuola che devi realizzarti lavorativamente ed economicamente, che devi avere una famiglia ma che non sarai mai accompagnato/a da servizi sociali adeguati atti a far sì che esista una forma di sostegno per riuscire a fare tutto senza sentirsi frustrati , così come già avviene in paesi evoluti come la Svezia.
Un ossimoro sociale che condanna a viso aperto chi sporca di sangue e di violenza le vite di donne che vengono massacrate psicologicamente o fisicamente “per amore” in un’epoca in cui sui social tutti possono scrivere la qualunque e in cui spesso e volentieri incontri uomini e donne che dicono che sotto sotto un po’ “se la sono cercata” a prescindere da quale sia l’accaduto.
Si vuole A, ci si comporta come B. Si cerca l’evoluzione in un mondo che non vogliamo cambiare. Vogliamo il progresso ma anche la tradizione.
Troppa contraddizione

E’ così che il meccanismo si inceppa. Perché c’è troppa contraddizione nell’aria. Didier Anzieu, psicanalista francese del ‘900 sosteneva che i paradossi possono incrementare la pulsione dell’autodistruzione del destinatario, oltre a favorire la sfiducia a sovvertire il senso della verità dell’essere del soggetto. Nessuna visione è più azzeccata per definire questi nostri giorni.
Ci vuole una vera rivoluzione

Per una vera rivoluzione in grado di sovvertire i crash presenti è necessario quindi partire dalle basi. Istruire le persone ad esternare i bisogni, a comprendere ciò che viene detto o richiesto. Ma soprattutto a non snaturare le proprie necessità in virtù di dogmi o superstizioni superate.
Ad andare oltre alla paura di salutare “il vecchio” per il nuovo e a mettersi in gioco con la consapevolezza che il tutto deve rinascere da una comunicazione sana sia fra persone che fra aziende. Anche attraverso gli strumenti web come i social che necessitano di essere normati in maniera inequivocabile. Non solo, a rendersi partecipi di questo fondamentale salto di qualità – prima che avvenga un naturale ricambio generazionale – devono essere per primi gli adulti. Perché sono i più difficili da rieducare in un mondo che necessita di persone disposte a non reiterare i macroerrori del passato. A non imporre limiti ormai inutili che vanno ad impattare sulla psiche della persona che si sente privata della possibilità di essere se stessa, danneggiandola.
Sono certa che assecondando la natura della persona – slegata da retaggi ed eredità seppur nel rispetto delle regole morali– non possiamo che azzerare tutti i paradossi che oggi irrorano le nostre giornate generando incidenti di percorso facilmente evitabili.
