“Chim ha preso la macchina fotografica come un medico prende lo stetoscopio dalla borsa e applica la sua diagnosi alla condizione del cuore; il suo era vulnerabile”. Henri Cartier-Bresson. Chi è questo fotografo dal cuore vulnerabile? Ogni suo scatto è un racconto, una partecipazione emotiva: David Seymour, soprannominato ‘Chim’, tra i fondatori della mitica Magnum Photos assieme a Robert Capa. Il Museo di Palazzo Grimani a Venezia gli dedica una straordinaria mostra – David ‘Chim’ Seymour. Il Mondo e Venezia – a cura di Marco Minuz. Circa 200 pezzi, tra fotografie, documenti, lettere, riviste d’epoca. Non tutti sanno che è sua la celebre immagine dell’approdo con il gondoliere alla stazione di rifornimento Esso sul Canal Grande. Realizzata nel 1950 in concomitanza ad un progetto dedicato all’Europa del dopoguerra. Nascono in quel periodo gli scatti iconici veneziani, legati al quotidiano della città, con una visione surreale dei colombi lagunari.
Palazzo Grimani ospita Chim




Nelle stupende sale di Palazzo Grimani il nostro sguardo si ferma all’istante su alcune immagini che lo ritraggono. È molto cinematografico mentre saluta Henri Cartier-Bresson, poi lo vediamo assieme a Robert Capa, uno scatto dal sapore struggente. Grandi amici e colleghi, uniti da un destino drammatico, moriranno a distanza di due anni l’uno dall’altro. Capa perde la vita durante la guerra d’Indocina nel 1954, sale su un terrapieno per fotografare una colonna in avanzamento e posa il piede su una mina che esplode. Sarà David Seymour a presiedere Magnum dopo l’accaduto, mantenendo l’incarico sino alla fatidica data del 10 novembre 1956. Mentre è impegnato a fotografare uno scambio di prigionieri vicino al Canale di Suez, viene ucciso dal fuoco di una mitragliatrice egiziana. Molti colleghi gli avevano detto di non intraprendere quel viaggio, di non partire, ma Chim aveva il cuore vulnerabile del narratore senza confini.
Le fondamenta di Magnum
La sua morte lascerà un vuoto incolmabile, se Capa era l’anima di Magnum, le fondamenta e le colonne erano di David Seymour e della sua incredibile capacità organizzativa. Entrambi vivono sulla loro pelle le persecuzioni naziste lasciando la loro patria e cambiando il nome per sicurezza. Capa era ungherese, Chim (vero nome David Szymin) era polacco. Nasce a Varsavia nel 1911 da una famiglia di editori che realizzavano opere in yiddish ed ebraico; i suoi genitori verranno uccisi dai nazisti. Studia stampa a Lipsia, chimica e fisica alla Sorbona. Siamo negli anni Trenta, il mondo è in fiamme e lui diventerà testimone di tanti conflitti: la guerra civile spagnola, l’emigrazione in Messico, la Seconda Guerra Mondiale (si trasferisce a New York prestando servizio per l’Intelligence).
Nel 1947 assieme a Cartier-Bresson e Capa fonda l’agenzia Magnum Photos. Per l’UNICEF realizza un reportage dedicato agli orfani di guerra. In quelle foto c’è tutto il dramma della devastazione vissuta da un’Europa in macerie. Documenta la nascita dello Stato d’Israele. Tutte opere in mostra a Venezia compresa una sezione interamente dedicata alla città lagunare.
Chim narratore di immagini



La sua produzione sorprende anche per immagini strepitose delle star di Hollywood immortalate nelle città europee come Audrey Hepburn, Sofia Loren, Fred Astaire, Gina Lollobrigida, Ingrid Bergman. Il 2 dicembre di 100 anni fa nasceva Maria Callas, il modo migliore per festeggiare il suo compleanno è andare a vederla fotografata da Chim, davvero meravigliosa.
Lui era un narratore per immagini e Venezia era la sua città preferita nel mondo ha dichiarato Andrea Holzherr, Global Cultural Director di Magnum, presente all’incontro inaugurale per la stampa il 5 dicembre scorso.
A completare l’esposizione, una sezione dedicata alla Maleta Mexicana, leggendaria valigia piena di tesori fotografici della guerra civile spagnola e considerata perduta e ritrovata con grande stupore e commozione a Parigi nel 1995.
Chim e Venezia

La mostra è promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo di Palazzo Grimani in collaborazione con Suazes, con il patrocinio dell’Ambasciata di Polonia a Roma. Significative le parole dell’ambasciatrice Anna Maria Anders che sarà presente a Venezia in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria: “Spero che questa mostra, che da una parte trasmette i messaggi profondi e storicamente importanti e dall’altra testimonia straordinario senso dell’arte e della bellezza che esprime lo spirito del Bel Paese, possa testimoniare la profonda amicizia tra l’Italia e la Polonia, unite per promuovere la pace e i valori umanistici”.
“La mostra permette di compiere un ulteriore passo nella progettualità del Museo di Palazzo Grimani, facendone un luogo nel quale le espressioni alte della creatività contemporanea si fanno protagoniste”, ha osservato Daniele Ferrara, direttore regionale dei Musei del Veneto.
Questo Palazzo vicino a Campo Santa Maria Formosa, tra il Cinquecento e il Settecento ha rappresentato il fulcro di esperienze artistiche e culturali.
Chim e la dolcezza


Sino al 17 marzo sarà anche la casa di Chim. Lui amava molto l’Italia e il cibo italiano, non aveva una casa, ma solo una valigia e ha sempre vissuto in una stanza d’albergo. Un nomade viaggiatore senza legami familiari.
Vi segnalo altre due gigantografie, per me hanno un alto valore simbolico. Sono due ritratti che portano la firma del grande Elliott Erwitt scomparso a 95 anni lo scorso 29 novembre. Due scatti realizzati a Parigi nel 1956 che ritraggono David ‘Chim’ Seymour in due momenti diversi: un primo piano, occhiali e sigaretta, lo sguardo da sensibile indagatore. Nell’altra è seduto al caffè assieme alla prima moglie di Erwitt, Lucienne e alle figlie Misha ed Ellen. Chim è senza gli occhiali perché la piccolina è seriamente impegnata a schiacciargli il naso. Una tenerezza infinita.
Info

DAVID ‘CHIM’ SEYMOUR. IL MONDO E VENEZIA
Museo di Palazzo Grimani
6 dicembre 2023 – 17 marzo 2024
Venezia – Ramo Grimani, Castello 4858
Tel. 041 241 1507
Grazie per questa ottima ricognizione sull’artista e sulla mostra
Ogni volta, cara Elisabetta, solletichi il mio desiderio di scoprire ciò che ignoravo. Spinta dalla curiosità di sapere da dove ha origine “Scim”, apprendo che il nome polacco di David Seymour era David Szymin, diventato Scim.
Amo la fotografia, perché implica varie abilità in tempi ristretti. Ci hai descritto un mondo in cui fotografare in giro per il mondo richiedeva sforzi enormi. Oggi, con la facilità di spostamenti e gli smartphone avanzati che ritraggono e modificano la realtà all’infinito secondo me la fotografia ha persola sua naturalezza. Lo scatto unico e irripetibile del passato oggi non sarebbe pensabile.
Alla luce di questo, apprezzo ancora di più le fotografie che ci hai mostrato, simbolo di un mondo da proteggere.