Se cercate un po’ d’Africa in giardino venite a Venezia in un Palazzo sul Canal Grande, culla dell’arte contemporanea. Un colpo di vento inebriante vi avvolgerà carico di sensazioni lontane, profumi e colori.
L’Africa inizia con un viaggio

Il viaggio inizia con “AFRICA 1:1 Cinque artisti africani a Ca’ Pesaro”, evento ideato da AKKA Project, Africa First e Ca’ Pesaro che, nello spirito della 18esima Biennale di Architettura, hanno dato vita a AFRICA 1:1 LAB, Artists Residency Program. Il progetto di residenza d’artista ha il merito di coinvolgere i protagonisti nello spirito culturale veneziano portando il loro contributo creativo alla città in piena sintonia con l’edizione della Mostra di Architettura apertasi a maggio. La curatrice Lesley Lokko ha sottolineato che per la prima volta i riflettori sono puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo.
L’Africa con cinque grandi autori

La mostra di Ca’ Pesaro si inserisce perfettamente in questo caleidoscopio di idee, contesti e aspirazioni. Nel giorno d’apertura ho avuto modo di conoscere gli artisti e fotografarli con le loro opere apprezzando l’originalità dell’allestimento. Le opere infatti non sono riunite in un unico spazio, ma dialogano autonomamente nelle sale di Ca’ Pesaro affiancate dai maestri dell’arte moderna.
Le residenze hanno visto la creazione di cinque spazi di lavoro, veri e propri studi, presso AKKA Project e al contempo l’immersione nel contesto veneziano. Attraverso lo studio della storia della Galleria, dei documenti originali e delle opere conservate nella collezione permanente, i cinque autori hanno costruito un percorso inedito che unisce l’armonia della terra africana alla tradizione visiva lagunare.
La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro è un vero gioiello, sicuramente ha influenzato la creatività di questi artisti: Option Nyahunzvi, Pamela Enyonu, Alexandre Kyungu, Boniface Maina, Ngugi Waweru, nati tra la metà degli anni ’80 e inizio ’90.
Pamela e l’Africa

Il mio primo incontro è con Pamela che viene dall’Uganda, la sua opera mi porta alla mente l’oro di Klimt. Una sfolgorante quanto magica installazione che esplora il concetto di casa partendo proprio dal testamento della Duchessa Felicita Bevilacqua La Masa che lasciò la propria abitazione a giovani artisti veneziani svantaggiati. Questa casa leggendaria era proprio Ca’ Pesaro.

Il titolo dell’opera eloquente e pieno di significati: “Permesso 2023”. Posso entrare, posso portare tutto di me? L’artista si chiede cosa significhi sentirsi a casa in tale contesto. Un invito a considerare il nostro rapporto con lo spazio e ai modi in cui le esperienze legate all’appartenenza sono influenzate da strutture sociali e politiche più ampie.
La vera da pozzo

Salgo lo scalone, dall’alto si vedono in prospettiva il canale e il cortile con la monumentale vera da pozzo ottagonale in pietra d’Istria che risale al ‘500, ma non è sempre stata qui, venne progettato da Sansovino per ornare il cortile centrale della Zecca in Piazza San Marco dove un tempo venivano coniate le monete della Serenissima. In origine era collocata dove oggi si trova la sala di lettura della Biblioteca Nazionale Marciana.
All’improvviso mi appare un gondoliere, ma non è veneziano, viene dallo Zimbabwe

L’opera di Option Nyahunzvi si intitola: “Black Gondolier”. L’artista ha dipinto un’imponente parete a bugnato ispirandosi ai simboli che decorano il Palazzo, raffigurandosi come un gondoliere. Il motivo zebrato rappresenta un totem: Mbizi, che in lingua Shona indica l’animale a strisce bianche e nere con cui lui si identifica. La sua opera si colloca benissimo assieme a grandi dell’arte come Emilio Vedova e Armando Pizzinato.
L’Africa insieme a de Chirico, Donghi e Boniface

In una sala adiacente c’è un ritratto stupendo, mi fermo sempre a guardarlo quando sono a Ca’ Pesaro: “Donna al caffè” di Antonio Donghi. Poi ci sono i misteriosi bagni di Giorgio de Chirico e accanto, l’opera di Maina Boniface. L’autore si confronta con i capolavori presenti in sala usando elementi iconici di Piazza San Marco e del suo paese d’origine Nanyuki in Kenya. Il suo è un racconto sull’aspetto sacro del patrimonio culturale e un invito a proteggerlo.
I temi importanti dell’Africa

Tutte le opere presenti invitano ad ampie riflessioni sui temi dell’identità, del cambiamento, degli spazi socio-politici. Temi importanti e universali realizzati sempre con una straordinaria attenzione al messaggio estetico, come le raffinate composizioni coloristiche di Ngugi Waweru artista multimediale che vive e lavora a Nairobi. Le sue opere sembrano magicamente sospese tra l’oro e il blu.

Alexandre Kyungu ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Kinshasa dove vive e lavora. La sua ricerca appare come un antico e prezioso saggio cartografico in cui cerca di costruire un mondo nuovo e globale fondendo le mappe di diverse città. Un modo per cancellare i confini tra i popoli immaginando un unico territorio.
L’Africa sposa i grandi

L’arte contemporanea africana entra così negli spazi di Ca’ Pesaro, illumina e aiuta a riflettere su temi imprescindibili come identità, problematiche ambientali, spiritualità, accoglienza.
Un’informazione importante

Annotazione importante, anche Ca’ Pesaro come circuito dei Musei Civici partecipa alla magica notte dell’arte: “Art Night” manifestazione ideata e organizzata da Ca’ Foscari in collaborazione con il Comune di Venezia e patrocinata dalla Regione Veneto. Giunta con successo alla dodicesima edizione, la notte dell’arte lagunare da tempo è entrata nell’appuntamento ufficiale delle “Notti dell’arte europee”. Appuntamento sabato 17 giugno con i tradizionali saluti nel cortile di Ca’ Foscari e la partenza per un magico viaggio nei musei tra visite guidate, spettacoli, eventi gratuiti.
AFRICA 1:1 Cinque artisti africani a Ca’ Pesaro
20 Maggio – 01 Ottobre 2023
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
In collaborazione con AKKA Project e Africa First by Serge Tiroche
Venezia – Santa Croce 2076
Tel. +39 041 721127
capesaro.visitmuve.it
Ph: Elisabetta Pasquettin
Dott.ssa Elisabetta, grazie per questo ampio e ben organizzato articolo che ci aiuta anche a riflettere sugli artisti africani. Le opere e i modelli di riferimento che abbiamo visto nelle foto sono sicuramente lontani dal nostro gusto eurocentrico; nella nostra cultura, pur consapevoli della distanza, abbiamo inserito l’arte asiatica, dalla Russia, alla Cina e al Giappone. Se non mi sbaglio anche le opere di artisti sudamericani, di ogni epoca, sia pure apprezzate, rimangono comunque lontane dai nostri canoni. Ora iniziamo a conoscere un’altra cultura e le sue opere, però dobbiamo fare uno sforzo di contestualizzazione e ricordarci sempre le origini di questi nuovi artisti. Immagino che in Africa, tranne il Nord e il Sud, che hanno civiltà diverse, antiche e solide, non esistano accademie dove apprendere tecniche e modelli, ma tutto derivi dalla tradizione, dalle abitudini e forse anche dai riti religiosi. Creare mostre, conoscere i nomi degli artisti, le tecniche servirà a creare una tradizione e dei musei dove collocare le migliori espressioni di questa civiltà. Presto si creerà un mercato e una esposizione periodica a vantaggio di quest’arte che sta uscendo allo scoperto.