Un vessillo pirata sventola nel buio dell’universo. Ora è ammainato. È morto a 85 anni in un ospedale di Tokyo il disegnatore giapponese Leiji Matsumoto, famoso per “Capitan Harlock”, “La corazzata Yamato” e tanti altri manga e anime. Il suo sito ufficiale Leijisha, gestito dalla figlia Makiko Matsumoto, ha dato la notizia soltanto pochi giorni fa: “Leiji Matsumoto ha intrapreso un viaggio verso il mare delle stelle. (…) Diceva sempre: “Ci rivedremo in quel luogo dove le ruote del tempo si incrociano”. Noi crediamo in quelle parole e attendiamo con ansia quel giorno”. Matsumoto “ha avuto una vita felice perché è stato in grado di continuare a disegnare storie come ‘mangaka’”, ha aggiunto il suo agente. Il nome reale del “mangaka” nipponico era Akira Matsumoto. Il soprannome Leiji (Reiji nella trascrizione giapponese) voleva più o meno dire “Il cavaliere Zero”.
Chi era Matsumoto

Matsumoto, nato nella città sudoccidentale di Kurume, già da giovanissimo mostrò uno spiccato talento per il disegno. I suoi primi successi furono nel campo dei cosiddetti ‘shojo manga’, “manga per ragazzine”, cioè i fumetti pubblicati su riviste femminili, con i quali attira l’attenzione del grande pubblico. In seguito passò alle serie per ragazzi, specializzandosi in particolare nella fantascienza, il genere che l’ha reso famoso in tutto il mondo.
Da Capitan Harlock a Galaxy Express 999: i manga più famosi

Tra i suoi manga più famosi, molti dei quali diventati anime di successo globale, vanno ricordati “Galaxy Express 999”, “Starzinger”, “Uchu senkan Yamato” (cioè La corazzata Yamato), “Danguard A”, “Queen Emeraldas”, “La Regina dei Mille Anni” e “Capitan Harlock”, personaggio al quale ha dedicato ben quattro distinte serie. Corazzata Yamato, La regina dei Mille anni, Galaxy Express 999 e Capitan Harlock facevano parte di un “unicum” ma in Italia arrivò come serie distinte.
Piccola curiosità


Danguard fu il suo unico manga robotico. Un esperimento riuscito in pieno che riscosse un enorme successo. Al pari di Starzinger dove i riferimenti, in chiave fantascientifica alla mitologia giapponese, sono ben evidenti nella visione del “maestro”.
Tra i temi evocati da Matsumoto nelle sue creazioni, certamente quella della guerra da una posizione pacifista

Il padre di Matsumoto era stato un pilota provetto nella Guerra del Pacifico, impegnato sul fronte del Sudest asiatico. Da lui ha ereditato il messaggio pacifista: “Mi fu detto da mio padre che ogni vita nata per vivere non deve morire anzitempo. Io penso che non si dovrebbe perdere il nostro tempo su questa Terra a combattere”.
Capitan Harlock

Ha ammaliato generazioni diverse con la sua aria malinconica, la benda sull’occhio, mantello e capelli arruffati e il suo stigma di fuorilegge che combatte per una causa più giusta di quella sancita dalle leggi. Guardata con occhio adulto l’opera di Matsumoto precorre temi importanti quali l’ecologia, l’immigrazione (gli alieni che vogliono conquistare la Terra sono costretti a fuggire dal loro pianeta d’origine), l’insignificanza della classe politica ma anche il tema della fine del lavoro causata dalle macchine.
Quando Matsumoto arrivava …

Come tutti i sensei, i maestri del fumetto, era circondato da una venerazione che rasenta quella di una divinità anche perché il manga, nel paese del Sol Levante, è considerato un vero e proprio “tesoro nazionale” al pari del teatro No, della cerimonia del tè, o – perché no – del washoku, la cucina nazionale.
Qualche anno fa, era il 2018, Matsumoto è venuto in Italia, è stato il protagonista di quell’edizione di Lucca Comics e alla rivista della rassegna rilasciò un’intervista di molte pagine. Ecco qualcuna delle sue risposte. Naturalmente come prima cosa il grande artista disse che in qualche modo conosceva i posti nei quali lo accompagnavano, li aveva già visti sullo schermo: “Nei film. Come si chiamano? Io amo la cucina italiana! Ah ecco: gli spaghetti western. Ho visto moltissimi di quei film e da lì ho preso molta ispirazione”.
Come è iniziata la sua passione per i manga e quali sono i primi che ha letto?
“Tutto nasce da un cortometraggio del 1943, Kumo to tulip di Kenzo Masaoka, (Il ragno e il tulipano, in Italia è inedito, ndr) che ho visto quando avevo cinque anni. C’era la guerra contro gli Stati Uniti ma io amavo Micky Mouse e Popeye“.
Capitan Harlock, invece da dove viene?

“Quando il personaggio non esisteva ancora io da piccolo cantavo una canzone che diceva: ‘Harlock, Harlock, Harlock’. Quando poi l’ho creato, non c’era dubbio: Harlock era il suo nome!”.
In Capitan Harlock la tecnologia ha eliminato il lavoro. Lei crede che potrebbe succedere?

“Gli esseri umani vivranno per sempre qualsiasi cosa succeda e la tecnologia li aiuterà. Sta agli esseri umani usarla bene”.
Matsumoto è stato un anticipatore riguarda il tema della migrazioni. Cosa pensa di quello che sta succedendo oggi?

“Non ci devono essere limitazioni di razza o religione. Gli esseri umani sono tutti uguali e devono restare uniti e collaborare. Il mondo non ha confini e le barriere non hanno senso. Questo messaggio di unione e di rigetto per qualsiasi forma di guerra mi è stato insegnato da mio padre. Mio padre è stato un pilota dell’esercito giapponese durante la Seconda guerra mondiale e a differenza di molti altri è sopravvissuto: mi ha insegnato che la guerra è il male supremo. Harlock combatte l’inettitudine e la corruzione dei potenti e dei politici. Si fa guidare dal simbolo del teschio che significa: ‘Io combatterò fino a diventare ossa’. Questa determinazione è ciò che lo contraddistingue. Chi non ha questo spirito difficilmente può guidare bene un paese. Per questo è un pirata, i pirati mi hanno sempre affascinato perché sono persone che portano avanti il proprio credo, le proprie idee, non si adeguano alla morale comune. E quel credo è rivolto alla cosa che io ritengo più importante: la libertà. Capitan Harlockva letto come la storia di un viaggio: un viaggio dentro di me che è anche un viaggio oltre qualsiasi confine terreno”.