Per via delle calli strette, Venezia è la città degli incontri. Proprio il 26 di novembre mi imbatto a Dorsoduro, all’uscita della pasticceria Tonolo, forse per nemesi storica, con Stefania Craxi, oggi deputata in Parlamento. Il 26 novembre è la data di nascita di Gianni De Michelis, morto tre anni fa. Sia lui che Bettino Craxi erano golosoni di dolci. Chissà se i due celebri politici conoscevano la famosa pasticceria veneziana. Lo dico per scherzare a Stefania Craxi e lei mi risponde quasi divertita e quasi no, che veneziani e italiani dimenticano facilmente.
Il discorso del papà Bettino Craxi

Avevo appena riascoltato il celebre discorso di suo padre Bettino, esattamente 30 anni fa, il 3 luglio 1992, in occasione del Governo Amato e la sua ultima presenza in Parlamento il 29 aprile 1993, per la richiesta di autorizzazione a procedere. Con il lancio delle monetine davanti all’Hotel Raphael a Roma. Sono le immagini simbolo della fine della prima Repubblica.
Stefania Craxi rammaricata

Cosa vuole che le dica – mi dice rattristata Stefania Craxi – anche voi giornalisti all’epoca avete fatto la vostra parte. Era vero. “Quanto alla stampa – disse all’epoca Craxi nel suo ultimo discorso di 45 minuti, prima di scatenare in Italia una ondata di proteste per l’assoluzione politica in Parlamento – essa ha seguito i pubblici ministeri con campagne a senso unico, umiliando le ragioni degli inquisiti, avvalendosi di una sistematica violazione del segreto istruttorio, conducendo processi mediatici e irrorando pene anticipate. I giornali hanno ruotato sovente attorno a slogan e a brutali semplificazioni”.
Quando anche i giornalisti hanno le loro colpe

Nel mio piccolo mi ricordo che all’epoca, anno del Signore 1994, lavorando a Roma per “Cronaca in diretta” su Rai Due, condotta da Alda D’Eusanio, legata da affettuosa ed antica amicizia con Craxi, allora latitante ad Hammamet in Tunisia, i giudici registrarono una telefonata, dove lei un po’ gagliarda e un po’ libertina, diceva: “Cinghialone! Ti bacio proprio lì”. Il giorno dopo la telefonata, totalmente intima e priva di clamorose rivelazioni giudiziarie, finiva sulle prime pagine dei giornaloni. La D’Eusanio venne sospesa momentaneamente dalla Rai. Mi ricordo il suo pianto e la sua rabbia, e il vecchio e pacifico marito nella sua casa romana, che la consolava con filosofia. Nessun moralista all’epoca, mosse un dito. La notizia dell’intercettazione era uscita direttamente dal Tribunale di Milano.
Stefania Craxi, De Michelis e il Mose

Stefania Craxi propone, per quanto riguarda la figura del veneziano De Michelis, almeno l’intestazione, se non intitolazione del Mose a suo nome. Richiesta che nei giorni successivi ha prodotto diverse critiche a Venezia. La città si era appena salvata il 22 novembre da una potenziale nuova alluvione.
Il giovane Gianni

La carriera politica di Gianni De Michelis, iniziò proprio tra i banchi del consiglio comunale di Venezia nel 1964, due anni prima della grande alluvione. Prima come semplice consigliere poi come giovanissimo assessore all’urbanistica della Giunta Favaretto Fisca. All’epoca, poco più che ventenne, fu il primo a immaginare nel 1966 una super autorità per la protezione di Venezia e della sua laguna, non solo dalle maree eccezionali. Ma era andato più in là, forse troppo. Aveva provocatoriamente proposto di dividere la laguna sud con una barriera per evitare le minacce del Canale dei Petroli. Apriti cielo! All’epoca.
Con Tangentopoli, dopo 35 procedimenti giudiziari, De Michelis subì due condanne: per le autostrade venete e per l’affare Enimont. Condanne di un anno e sei mesi e sei mesi, successivamente patteggiate. Nonostante gli inquirenti sostenessero che conduceva “una vita principesca” ed Enzo Biagi lo definiva “un avanzo da balera”. Morì in condizioni modeste in una casa di cura del Lido, a 78 anni, affetto da Parkinson.
Primo governo Craxi e il ricordo di De Michelis

Con il primo governo Craxi (1983-86) venne approvata la seconda legge speciale, la n.798. Si avviarono i finanziamenti per la salvaguardia e la costituzione del Consorzio Venezia Nuova. E sempre con De Michelis, ministro, con occhio di riguardo per la sua città. Poi le cose sono andate come sono andate, scandali compresi, fino alle potenziali mancate alluvioni del 22 novembre 2022, con la città salvata dal Mose. Qualcuno ora si ricorda di Gianni De Michelis, al di là delle epiche battaglie ideologiche tra socialisti e comunisti. Vicende del ‘900 . Oggi solo storia di un secolo breve.