C’è un luogo che non esiste, ma dove ci è consentito fare qualsiasi cosa: partecipare a conferenze, andare ai concerti, fare acquisti e investimenti, visitare luoghi sconosciuti, interagire con gli altri in tempo reale. Si chiama “Metaverso”. Siamo veramente noi mentre agiamo in questo spazio con il resto del mondo, e di che mondo si tratta?
Il Metaverso che sarebbe piaciuto a Verne o Shakespeare

Sarebbe certamente piaciuto a Jules Verne, ma molto prima a Shakespeare che fa pronunciare a Prospero la frase “Modellati noi siamo della vana sustanza di che s’informano i sogni, e il sonno investe il corso di nostra breve vita”. Espressione bellissima quanto abusata, per questo abbiamo cercato l’originale direttamente da “La Tempesta”.
Cos’è il metaverso

L’esperienza virtuale fa parte ormai della nostra vita, come il Metaverso, per ora un concetto, un’idea che sta prendendo corpo. È composto da mondi paralleli collegati tra loro e si sviluppa nel digitale.
La sua materia non è costituita dai sogni, ma da informazioni e dati, elementi tecnologici come video, realtà virtuale e realtà aumentata. È in relazione stretta con l’universo fisico condividendone la stessa struttura spazio-temporale. Possiamo accedere a questo mondo tramite computer, smartphone, oppure con visori di realtà aumentata. Nel Metaverso gli utenti possono vivere esperienze virtuali di ogni tipo, dialogando con tutto il mondo in tempo reale, grazie alla creazione di avatar realistici. Un insieme di spazi in cui poter creare ed esplorare assieme a persone che non si trovano nello stesso luogo fisico. Un modo virtuale per uscire con gli amici, lavorare, giocare, fare acquisti, produrre.
La magia del metaverso ben si sposa con Venezia

Se esiste una città in grado di trasportarci in un mondo così misterioso, non può che essere Venezia, con la saggezza millenaria di chi accoglie le novità del futuro e dove il mondo dell’arte si confronta con le nuove tecnologie con effetti di grande impatto culturale ed estetico. Si chiama gEnki.
Si tratta di un progetto innovativo che mette in dialogo la filosofia orientale con il Metaverso e NFT art: “The 1st Annual METAVERSE Art@Venice”. La mostra, curata da Angelo Maggi e Fu Sen, è allestita allo Spazio Thetis – Arsenale Nord.
L’idea

L’idea nasce dal talento eccentrico e visionario di Victoria Lu, artista e docente, forse la più nota critica d’arte del mondo artistico cinese, in sinergia con la cantante virtuale Autumn.
L’evento è sviluppato in due sezioni: Cookie Cookie 2.0 una personale dell’artista co-ideatrice CryptoZR a cura di Li Zhenhua e dalla collettiva gEnki entrambe ospitate a Spazio Thetis per tutto il periodo della Biennale Arte, fino a novembre.
Affascinante il contrasto tra le opere digitali composte da schermi a LED immersivi inserite nei cinquecenteschi edifici dell’Officina Lamierini e della Tesa 106. Una perfetta fusione tra passato e futuro ai confini della realtà. In questi mesi di esposizione, il numero di artisti presenti sia online che offline, ha superato i 300. Numerosi gli autori che popolando il Metaverso hanno interagito in modo virtuale con Venezia da ogni angolo del pianeta.
Sul manifesto dal prezioso sfondo orientale campeggia l’enigmatico:“gEnki”. Cosa significa esattamente?

Genki è un concetto filosofico antico che appartiene alla cultura cinese e giapponese. “Essere Genki” significa dare il meglio di se stessi e creare un legame positivo con le persone. Si riferisce all’origine del mondo e rappresenta l’energia vitale che genera ogni cosa, giustifica i fenomeni di formazione come sviluppo, mutamento e fine. È legato alla percezione umana della natura e del mondo e probabilmente è il mezzo migliore per comprendere il legame con la realtà virtuale.
Una ricerca voluta da Iuav e Ca’ Foscari

Gli artisti presenti si sono impegnati in questa ricerca filosofica e in generale sul senso dell’esistenza, con una creatività dal grande impatto estetico. Si tratta di una ricerca sviluppata congiuntamente da professori, studenti e artisti di Università di tutto il mondo, promossa dall’Università IUAV di Venezia e dalla Scuola di Dottorato di Storia delle Arti dell’Università Ca’ Foscari. L’esposizione si sviluppa attraverso un percorso di installazioni digitali, opere NFT legate alla blockchain, con performance su web che sfrutta le potenzialità della realtà virtuale.
Che significa NFT

A questo punto chiariamo a grandi linee cosa significa NFT, ne sentiremo parlare sempre più spesso. È l’acronimo di (Non-Fungible Token) una sorta di gettone non riproducibile, un certificato digitale basato sulla tecnologia blockchain, un nuovo modo per gestire il diritto di proprietà.
Sono molti i settori coinvolti in questo processo digitale: dalla proprietà intellettuale come brevetti per opere artistiche o canzoni, certificati e documenti finanziari, fatture e bollette, immobili e oggetti.
Acquistare un NFT non comporta però l’ottenimento della proprietà dell’opera, ma la possibilità di acquisire un diritto sull’opera stessa. Un terreno virtuale che sembra davvero criptico per i non addetti.
Il Metaverso prende vita all’Arsenale

Ma le opere esposte allo Spazio Thetis dell’Arsenale sono piacevolmente fruibili dall’osservatore travolto dall’arte digitale. In questo senso gEnki ha colpito nel segno, stimolando il pubblico con nuove tendenze espressive rivolgendosi in modo particolare alla Generazione Z, quella dei “Nativi digitali” nati tra il 1995 e il 2009, arco temporale influenzato dalla tecnologia, dagli smartphone, dai giochi online.
In mostra, dalle modelle virtuali ai panorami terreni e marziani, alla reincarnazione. Gli artisti si confrontano su tematiche complesse: l’immortalità digitale, il conflitto tra tecnologia e tradizione, i nuovi modelli di società ecosostenibile, le criptovalute, il fashion, il legame virtuale tra corpo e spazio.
Il pezzo forte

Pezzo forte della mostra, l’installazione di un grande monitor posizionato all’interno di una piscina per esperimenti scientifici appartenente alla società di ingegneria marina Thetis spa, attualmente vuota e protetta da una rete. Lo schermo riproduce un video musicale: Born a Drum Queen dell’artista Aduo. Si ispira al ritmo delle canzoni tradizionali che l’autore ha sentito nella sua infanzia.
Il ritmo dei tamburi accompagna i danzatori in un dialogo tra cultura classica e contemporanea. Evocative le voci umane che imitano i suoni della natura come lo scorrere dell’acqua, accanto al suono dei segnali delle stelle pulsar. Un ponte tra le persone e lo spazio universale.
Indubbiamente il termine “Metaverso” è affascinante e molto letterario

Infatti nasce dalla scrittura futurista e dalla fantascienza, grazie a Snow Crash romanzo scritto nel 1992 da Neal Stephenson, autore statunitense molto noto per il genere postcyberpunk, tra l’altro compie gli anni in questo periodo, il 31 ottobre.
Metaverso unisce il termine di origine greco “meta” con la parola “universo”. Mèta è un prefisso di molte parole composte utilizzato per la terminologia scientifica e filosofica e altre discipline, metafisica, metamorfosi, metafora, metalinguaggio. Piace molto anche a Mark Zuckerberg che da tempo ha cambiato il nome di Facebook con quello di Meta, ma non è il solo interessato alla questione, oggi pare esistano oltre 40 metaversi.
Per noi che amiamo il rugby da sempre, pronunciare la parola meta è come essere a casa, tra le emozioni più belle della vita.
Se le opere del metaverso diventano oggetti da collezione

Tra curiosità e aneddoti sottolineiamo che le opere NFT possono diventare oggetti da collezione davvero molto costosi, nella lista degli acquisti più clamorosi ai primi posti un’opera dell’artista Pak venduta per 91 milioni di dollari e sempre dello stesso artista: “Clock” creato con Julian Assange (un orologio che conta i giorni in cui il fondatore di WikiLeaks è stato imprigionato), venduto per 52 milioni di dollari.
gEnki e il suo esempio

A proposito di capitali, la mostra gEnki offre un modello virtuoso di autofinanziamento, attraverso un crowdfunding. È stata organizzata in modo spontaneo da un gruppo di artisti con i loro sostenitori, i curatori selezionati dagli artisti stessi, così come i contenuti. Una scelta di autonomia espressiva decentralizzata.
A chiusura del viaggio virtuale rubo un frammento dalla biografia di un artista molto evocativo.
“Io sono loro, nato nell’era del metaverso nel 2022. Io non sono lui o lei, io sono loro… credo che tutti dovrebbero amare le loro imperfezioni perché è questo che li rende unici. Imperfetto è perfetto”.
1° Annual METAVERSE Art @ VENICE
gEnki
a cura di Angelo Maggi e Fu Sen
27.04.2022 > 23.11.2022
Spazio Thetis – Arsenale Nord, Venezia
IDEAZIONE e ORGANIZZAZIONE
Victoria Lu
CURATORE TECNICO
Richard Juang
Dott. Elisabetta, questo articolo già prepara ad un futuro che sta muovendo i primi passi. Per una persona nata nella metà del secolo scorso, come me, questa realtà virtuale appare complessa, però si possono immaginare gli usi: ricreativi, artistici e scientifici. Sono sicuro che questa nuova meta-realtà avrà una grande diffusione. Qualche giorno fa ho ricevuto al Museo Spontini un professore dell’Università di Cracovia. Questi era dotato di una telecamera costosissima, la quale, dopo aver scannerizzato l’ambiente a 360 gradi, era in grado di creare una realtà virtuale con avatar e con link riferiti ad ogni oggetto in grado di creare una realtà aumentata. Ho capito bene come potrebbe essere un ambiente nel metaverso, ma sicuramente saranno le nuove generazioni, quelle nate dopo il duemila a sfruttarle in ogni campo, prima di tutto nelle principali branchie del sapere: medicina, edilizia, scienze naturali …. Comunque Venezia è sempre attenta sia nel difendere la sua storia, sia a proiettarsi nel futuro non consolidato.
Brava Elisabetta…molto interessante…il futuro è già qui
Ammetto che ero prevenuto. Non volevo sentire parlare di metaverso. Ora però dovrò ricredermi. Grazie anche alla capacità di racconto e alla chiarezza e perchè no, anche alla simpatia di Elisabetta Pasquettin
Del termine metaverso non si sapeva molto, ora tramite lo splendido articolo dell’Elisabetta possiamo essere partecipi di innovazioni superinteressant.
Grazie come sempre alla brava autrice