La stucchevole telenovela inscenata da Novak Djokovic e dal suo clan prima degli Australian Open rischia di diventare un boomerang per il tennista serbo ma, al tempo stesso, può trasformare il campione in un simbolo mondiale della variegata galassia del movimento no vax. Chi vincerà questa battaglia? La scienza e il governo australiano che ha regole rigidissime ma al tempo stesso chiare sulla lotta al COVID o il campione di Belgrado abituato alle gare-maratona, dove quasi sempre ha vinto al quinto set dopo aver perso i primi due? Alla fine Djokovic ha perso. È tornato a casa. Ed avvisato. Per lui nemmeno Roland Garros.
Djokovic: non solo tennis e covid

Questa vicenda non è una partita di tennis ma Djokovic è pronto a combattere su qualunque superficie: dall’erba di Wimbledon a un’aula di tribunale. Intanto, il primo set l’ha vinto il governo australiano che ha ottenuto l’espulsione del giocatore che, dalla mancata partecipazione al primo slam della stagione, perderà nel tempo una cifra stimata in 50 milioni di euro! Sembrano dati esagerati ma Djokovic è una macchina da soldi e tra la mancata partecipazione al torneo e l’inevitabile danno d’immagine causato dal provvedimento a cascata s’innescheranno dei problemi a livello di sponsor anche per i mesi futuri.
La maledizione dello Slam

Per qualcuno questa è la maledizione del 21° slam quello che avrebbe permesso al campionissimo di staccare in questa speciale classifica i suoi eterni rivali Federer e Nadal. Maledizione iniziata già l’estate scorsa quando Djokovic, perdendo da favoritissimo la finale degli internazionali degli Stati Uniti contro il russo Medvedev, vide squagliarsi tra le mani la possibilità di essere il terzo tennista della storia a centrare il grande slam (vincere tutti gli slam della stagione: Australia, Francia, Wimbledon e USA). All’epoca Novak si dimostrò, come suo solito, più battagliero che mai e dichiarò che avrebbe ricominciato la sua corsa al grande slam da Melbourne, prima tappa della stagione.
Djokovic e le sue convinzioni no vax

Prima degli internazionali d’Australia tutti sapevano le posizioni no vax del serbo e la sua dichiarazione di non essersi vaccinato perché in possesso di un’esenzione medica. Al di là della decisione delle autorità australiane e alcune loro posizioni decisamente esagerate, come confinare per 4 giorni il campione in un hotel per rifugiati, Djokovic ha iniziato a perdere questo assurdo match con tutta una serie di bugie che hanno distrutto la sua immagine come l’affermare di non aver viaggiato perché nei giorni precedenti era risultato positivo al COVID quando, in realtà, alla faccia di tutte le norme e del buon senso, aveva girato mezzo mondo e rilasciato un’intervista vis a vis ad un giornalista francese del quotidiano sportivo l’Equipe.
Atteggiamento non degno di un campione
Djokovic si è così comportato come un comune no vax, incurante di tutte le norme e divieti presenti in questi delicati anni di lotta al virus, ma soprattutto ha mancato di rispetto al mondo intero. Il suo atteggiamento è stato ben descritto da Adriano Panatta che l’ha paragonato al marchese del Grillo del film con Alberto Sordi e al suo motto passato alla storia: “Io sò io e voi non siete un c….o”.
Djokovic schiera gli avvocati
Forse Djokovic, grazie alla sua agguerrita squadra di avvocati, riuscirà a recuperare un set in quest’assurda partita contro le norme anti-COVID, ma sicuramente la sua immagine ne uscirà macchiata per sempre. Forse il campione serbo riuscirà a superare Federer e Nadal nella classifica degli slam vinti in carriera ma non riuscirà nemmeno ad avvicinarli dal punto di vista della sportività, campo dove i due, soprattutto lo svizzero, sono inavvicinabili.
Negli ultimi giorni, però, quest’assurda vicenda si è arricchita di un nuovo colpo di scena, a testimonianza di come una partita contra Novak non sia mai finita

Il campione serbo e la moglie avrebbero acquistato l’80% delle quote di una società di biotecnologie danese, chiamata QuantBioRes. La società, formata da un gruppo di 11 ricercatori, al lavoro in Danimarca, Australia e Slovenia, è al lavoro dal 2020 su un trattamento alternativo ai vaccini contro il SARS CoV-2. Ma ciò che ha lasciato tutti sbalorditi è che Djokovic ha fatto l’investimento nel 2020 a inizio pandemia.
Djokovic vax o no vax?
Ciò, oltre a dimostrare un ottimo senso degli affari del campione o della folta squadra dei suoi consiglieri, potrebbe indicare che Novak non sia un negazionista della malattia ma non concordi, in realtà, solo con l’uso indiscriminato del vaccino e voglia contribuire con i suoi investimenti a delle cure alternative.
Partita ancora aperta
Crediamo che la partita sia ancora aperta e non mancheranno altri colpi di scena. Non capiamo però perché Djokovic, per chiarirsi davanti al mondo, non faccia una conferenza stampa. Per chiarire la sua posizione e chiedere soprattutto scusa ai tifosi e agli appassionati di tennis. Evitando di mandare avanti il padre e il fratello che con il loro atteggiamento davanti ai media hanno ulteriormente danneggiato la sua immagine.