La sindrome Post-Covid o Long Covid è una patologia riportata per primo da Anthony Fauci direttore del National Institute of Allergy and Infectious Disease degli Stati Uniti in pazienti guariti dal Covid-19 sia in una fase avanzata che in una fase iniziale o paucisintomatica, sia negli adulti che nei bambini. La patologia è caratterizzata da spossatezza, disturbi della concentrazione e della memoria, nebbia nella testa, dolori muscolari e articolari, affaticamento dopo piccoli sforzi, fatica a respirare soprattutto per coloro che avevano avuto un problema polmonare, e persistenza dei disturbi dell’olfatto e del gusto in coloro che li avevano riportati durante l’infezione.
Sostanzialmente vi sono 2 gruppi di pazienti affetti da sindrome Post Covid

1) un primo gruppo che ha avuto un certo danno ai polmoni, cuore, fegato, reni o cervello che non sappiamo ancora quanto saranno permanenti o quanto si risolveranno nel tempo
2) un secondo gruppo invece che continua a sperimentare sintomi disabilitanti quali spossatezza, nebbia nella testa, dolori, sintomi simili influenzali anche se non ci sono segni di danno agli organi, specialmente ai polmoni. Tra le cause, ancora nel complesso sconosciute della sindrome Post Covid, la più probabile quella di un sistema immunitario disreattivo persistente, anche una volta che lo stimolo virale è passato.
Quanti soffrono della sindrome post-covid

Secondo uno studio americano della Penn State College of Madicine pubblicato su Jama, più della metà dei 236 milioni di persone a cui è stato diagnosticato il COVID-19 in tutto il mondo da dicembre 2019 sperimenteranno sintomi post-COVID fino a sei mesi dopo il recupero. Il team di ricerca ha affermato che i Governi, le organizzazioni sanitarie e i professionisti della sanità pubblica dovrebbero prepararsi per il gran numero di sopravvissuti al COVID-19. Che avranno bisogno di cure per una varietà di sintomi psicologici e fisici.
La sindrome post-covid peggio della malattia?

Molti pazienti riferiscono che questa sintomatologia è molto più severa rispetto all’infezione acuta, in particolare coloro che hanno avuto una forma paucisintomatica. Lo stesso Anthony Fauci ha ricordato che molti di questi pazienti ricordano la Sindrome da fatica cronica (CFS) come sintomatologia. Ed infatti questa patologia è spesso in rapporto a infezioni virali come l’EBV della mononucleosi infettiva o altre infezioni come l’influenza e così via.
Lo studio della Tirelli Medical Group

Nell’ambito della Società Italiana di Ossigeno Ozonoterapia con il coordinamento della Tirelli Medical Group di Pordenone ed insieme al Prof. Franzini di Bergamo, il Prof. Valdenassi di Genova, il Prof.Pandolfi di Roma e il Prof. Chirumbolo di Verona abbiamo trattato e riportato sulla rivista European Review of Medical and Pharmacological Sciences, i dati su 100 pazienti con Sindrome Post Covid trattati con ossigeno ozonoterapia. Un trattamento molto efficace anche nella Sindrome da Fatica Cronica e nella Fibromialgia, come già pubblicato dal nostro gruppo.
Nessun farmaco per la sindrome post-covid

Da considerare che non vi sono approcci farmacologici che funzionano nella Sindrome Post Covid. Ma nella nostra esperienza abbiamo avuto una risposta di circa 70% nei pazienti che abbiamo trattato con ossigeno ozonoterapia in autoemotrasfusione basandoci sulla fatigue severity scale. Una scala di valutazione della fatigue o spossatezza in questi pazienti con una riduzione di questo e degli altri sintomi nella Sindrome Post Covid.
Tesla padre dell’ozonoterapia

È interessante notare che fu il geniale Nikola Tesla nel settembre 1896 ad inventare il primo generatore di ozono. E qualche anno dopo nel 1900 a fondare con successo la Tesla Ozone Company. Ad oggi sono circa 3000 le città che utilizzano l’ozono per la pulizia e l’igienizzazione delle acque e delle reti fognarie. Inoltre l’ozono è utilizzato nella terapia di un numero notevole di malattie. Soprattutto delle ernie cervicali e lombari, nella fibromialgia, sindrome da fatica cronica, nelle artrosi, nelle ulcere varicose, nelle infezioni. Fino alla sindrome post Covid di oggi, basandosi sulla sua attività antiossidante, antinfiammatoria, energetica, antidolorifica.
La speranza nella vaccinazione

Nel frattempo i dati che provengono da una ricerca pubblicata sul The Lancet, ricercatori della Gran Bretagna hanno documentato che con due dosi di vaccino dopo l’infezione da Sars-COV- 2 le probabilità di sviluppare una Sindrome Post Covid sono diminuite del 50% nei confronti delle persone non vaccinate. Il problema in questo contesto è che la sintomatologia della Sindrome Post Covid inizia quasi subito dopo l’infezione. Quando ancora non è il tempo delle dosi di vaccino. Infine da ricordare che il vaccino sia negli anziani che negli adulti e negli adolescenti serve non solo per evitare l’infezione acuta da Sars Cov2 ma anche le conseguenze dell’infezione cioè la sindrome post-Covid. Che affligge fino ad oggi il 10-30% di coloro che sono infettati anche in maniera paucisintomatica.