Esiste un mondo che va avanti anche al di fuori delle aule del Parlamento italiano. Quest’ultimo, in realtà, è una sorta di universo parallelo che segue tempi e regole diverse dal paese reale: a volte trascina a lungo discussioni quando ormai le soluzioni sono già diventate parte della vita della gente, a volte trova problemi che non sono percepiti come tali, a volte anticipa i tempi. Nessun ddl fa differenza: sono progetti che seguono un iter parlamentare con le ragioni, i tempi e i modi della politica. La politica comprende anche un certo grado di discussione nella società, nei social e nelle piazze, vero, ma tende a concentrarla sui lavori di Governo e Parlamento piuttosto che sui temi in sé. Questa breve riflessione non parlerà di un disegno di legge, trovo il dibattito già sufficientemente acceso e complesso, ma dell’evoluzione del nostro Paese che va oltre qualunque proposta di legge. In particolare vorrei dedicarmi a un aspetto: indipendentemente da come la si pensi e da quale futuro si auspichi per l’Italia e gli italiani, non si può prescindere da una riflessione approfondita, informata e condivisa sugli argomenti di attualità, in questo caso sull’identità e sui ruoli sociali.
La scienza non è mai un processo “magico”

Purtroppo siamo in una condizione difficile: il dibattito sociale, oltre che parlamentare, si è concentrato su un’area molto complessa di intersezione tra scienza e cultura. Dal punto di vista scientifico, la questione del genere è estremamente complessa, praticamente impossibile riassumerla in poche righe. Questo è normale: la scienza si basa sulla comparazione, anche sulla “battaglia” tra idee e tesi diverse: ci possono volere anni perché si arrivi a una soluzione condivisa dalla maggioranza della comunità scientifica. Ne abbiamo già parlato, la scienza non è un processo “magico” che dà risposte certe, ma è un metodo di costruzione della conoscenza che comporta probabilità di errore (possibilmente controllate), condivisione, evoluzione, cambiamento. Non è perfetto, ma al momento è il migliore che abbiamo in termini di individuazione delle cause e degli effetti degli eventi, nonché delle soluzioni ai problemi. Per questo è necessario che chiunque voglia partecipare al dibattito, o anche solo capire di più, ricerchi informazioni di qualità e le distingua dalle opinioni e dalla politica, non si fermi al primo articolo o alla prima idea che incontra, mantenga un atteggiamento aperto e attento alle varie tesi. La conoscenza e la consapevolezza che le posizioni sono molte e diverse, e che spesso c’è della verità in più di una, è un primo passo per una maggiore comprensione e quindi un dibattito pubblico evoluto.
Oltre la scienza, esiste la volontà delle persone

Esiste poi il secondo pilastro in una discussione così complessa: l’aspetto culturale condiviso. In questo ambito si concentrano sensibilità, volontà, desideri e aspirazioni di tante persone. Ancora una volta, bisogna cercare di mantenere uno sguardo sereno e una mente attenta. Ad esempio è normale che il peso nella discussione non sia proporzionale al numero di persone rappresentate ma alla rilevanza che un argomento ha per loro: la maggioranza che non si era mai concentrata sulle questioni di genere, ad esempio, ha assolutamente diritto di partecipare al dibattito ma, in questo, avrà la naturale tendenza a impegnarsi un po’ meno rispetto a chi ha studiato ed è stato attivo per anni. Quando si esce dall’alveo della scienza le regole cambiano: bisogna chiedersi il perché “filosofico” delle scelte collettive. Un esempio è il principio che le libertà altrui non debbano ledere nessun’altra persona: non è sempre stato così e, a dirla tutta, non è nemmeno detto che sarà sempre così. Oggi, qual è il limite delle libertà in tema di determinazione di sé oltre il quale si va a ledere altre persone o la società? E ancora, quanto si possono ampliare le libertà alla luce delle sensibilità di chi ne è toccato in prima persona o eventualmente anche di sofferenze passate?
Siamo tutti attori attivi nella società e abbiamo responsabilità

La verità è che a livello collettivo abbiamo ancora poca educazione scientifica, civica, storica sociale e psicologica. A onor del vero, ma la cosa non mi rallegra, bisogna dire che questo non è un problema italiano ma mondiale. E dobbiamo capire che, oggi più che mai grazie ai social, tutti noi abbiamo un ruolo attivo nella società che comporta responsabilità. Molto spesso parliamo di argomenti di cui non siamo in grado di vedere le diverse angolazioni e sfaccettature, e anche quelle che vediamo facciamo fatica ad approfondirle. Dobbiamo crescere come individui e società, poi probabilmente riprenderemo tutte le discussioni politiche di questi anni e le rivedremo radicalmente una per una. Ma intanto, mentre i ddl vanno avanti e il dibattito prosegue sui social e nelle piazze, ricordiamoci e ricordiamo ai politici che un bisogno fondamentale dell’Italia è una forte spinta verso l’accrescimento condiviso di cultura ed educazione permanente: solo in questo modo potremo essere sicuri che i diritti di tutti saranno compresi e tutelati oggi e sempre.