Un diario raccoglie segreti, riporta idee in libertà. Anche riflessioni. A volte personali, a volte no. Possono essere condivisibili. Essere contestate con civiltà. Le idee non hanno padroni. Io posso pensare. Ma tu puoi non pensarla come me. L’importante è il confronto civile, la libertà di opinione, il rispetto anche di chi non la pensa come il Diario. Ma alla fine, non è proprio questo il compito del Diario? Anche se si ragiona su Brusca e Saman.
A ogni scarcerazione ci si indigna perché vorremmo che gli assassini fossero condannati all’ergastolo, se non a morte
Un’altra psicosi serpeggia per l’Italia, si diffondono altre lagnanze. Dopo Brusca, che il pentimento salvò dal carcere a vita, tra poco uscirà anche l’assassino della contessa Alberica Filo della Torre (30 anni fa a Roma). Molti insorgono. Non si sa se contro i giudici dei tre gradi di giudizio, il legislatore che ha previsto pene troppo lievi o chi dovrebbe rifiutarsi di aprirgli le porte della prigione. Il filippino fu condannato a 16 anni, ma grazie alle varie riduzioni di pena, ne sconta solo 10. Ci si dovrebbe chiedere come mai da noi c’è tanta clemenza. Altrove chi è condannato a 16 anni, ne sconta 16.
Dopo la scoperta di 215 cadaverini in una scuola cattolica in Canada, non possiamo scandalizzarci per altre crudeltà
Saman era una bella ragazza di 18 anni che, cresciuta nella bassa reggiana, cercava di adeguarsi ai costumi occidentali. Si truccava come le sue amiche italiane e rifiutava i matrimoni che le venivano imposti secondo l’uso pakistano. Voleva sposare un uomo di cui essere innamorata. Oggi il fratellino rivela che è stata strangolata dalla famiglia e fatta sparire. A certi episodi per noi raccapriccianti contribuisce anche il nostro ostico atteggiamento nei confronti dei migranti. Anziché favorirne l’integrazione perché abbandonino tradizioni talvolta crudeli, li releghiamo nei loro ghetti mentali.
Il voto è segreto, ma io voglio dichiararlo apertamente, seppure sappia di incorrere in improvvide e severe sanzioni
Sono affascinato dalla Raggi e spero col mio voto di farla rieleggere sindaco di Roma. Ormai sono abituato alla piacevole immondizia in putrefazione sparsa sui marciapiedi, che attira topi, gabbiani e cinghiali. Alle fogne otturate che alle prime forti piogge allagano la città. Agli autobus che si incendiano e alle buche stradali che distruggono le auto. Apprezzo l’assunzione di schiere di familiari, amanti e amici. E tante altre caratteristiche che dai tempi di Romolo non si erano ancora verificate. Ci sono affezionato e non vorrei che arrivasse un Calenda qualsiasi o un altro sprovveduto a rimettere tutto a posto.
Ci preoccupiamo di riaprire tutte le attività per il diletto di chi ha le possibilità di prendere l’aperitivo e cenare fuori
Nessuno si cura – e neppure finge – di chi stenta ad arrivare alla fine del mese. Né di tantissimi giovani demotivati che vivono ancora in casa dei genitori senza prospettiva di lavoro né di futuro, e neppure l’esigenza di creare una famiglia. Ormai la politica protegge chi riceve eredità milionarie, chi non paga le tasse e il ceto produttivo che vuole licenziare, Nella società dell’opulenza e della libertà, molti elettori auspicano un triste destino per chi rimane indietro. Meno male che ora la Caritas e altre istituzioni che alleviano la miseria pensano a come allestire aperitivi e movida per i poveri.
Si presenta per Brunetta l’occasione di dimostrare che il Premio Nobel che reclamava era davvero un diritto negato
Ogni giorno il povero italiano si dibatte in una burocrazia che pare istituita per creargli problemi anziché risolverglieli. Questa tenzone si acuisce ogni anno alla vigilia della dichiarazione dei redditi. Sarebbe dovere dello stato – e anche una furbizia per indurre i cittadini a pagare le tasse – semplificare al massimo la procedura. Invece si aggiungono ogni anno clausole che complicano sempre più la compilazione ed esasperano il contribuente. Se lei, ministro, non attenua le difficoltà, ma anzi le acuisce, da Stoccolma anziché conferirle il Nobel potrebbero toglierle il diploma di ragioniere.
Sull’esempio dei topi che abbandonano la nave che affonda, i giornalisti si allontanano dalla sinistra che si assottiglia
Non se ne vedono in TV né sul web. Non per discriminazione, ma proprio perché non ce ne sono. E neppure i giornali, pur pullulando edizioni cartacee e online (chi ci mette i soldi?). Dopo il cambio di proprietà, persino Repubblica è al di sopra delle parti, cioè dall’altra parte. Per la destra è una grande soddisfazione. Non per il futuro della democrazia che è claudicante e priva di equilibrio. A sottolineare questa continua carenza è la dabbenaggine della sinistra che nella sua rete Rai di riferimento e nel TG3 ospita 2 talk show quotidiani e uno settimanale in cui si dà visibilità solo agli avversari.