Esattamente 10 anni fa, aprile 2014, Cesare De Piccoli, già vicesindaco a Venezia ai tempi di Antonio Casellati (1987-90), presentava alla città il progetto Venis Cruise 2.0, per risolvere il problema delle grandi navi. Giganti del mare lunghi 300 metri e con stazza superiore alle 60 mila tonnellate che attraversavano in modo – diciamo imbarazzante – il Bacino di San Marco. Il decreto Clini-Passera del 2012 dopo un incidente alle Zattere ne limitava il transito.
Momentaneamente, l’agguerrito movimento ambientalista No Grandi Navi, aveva avuto meriti e soddisfazioni. Lo stesso anno Salvatore Settis scriveva il libro denuncia: “Se Venezia Muore”, una specie di De Profundis.
Il seguito è presto riassunto. I porti del sistema portuale del nord Adriatico: Chioggia, Ravenna, Trieste avevano goduto di questi limiti. Restavano però le soluzioni alternative. Come evitare per sempre il transito dei mostri a San Marco?
Ecco nel 2014 la proposta della multinazionale Duferco, con il progetto Venis Cruise 2.0.
Chiediamo a Cesare De Piccoli: ma ci volevano tanti anni e due sentenze del Consiglio di Stato per approvare il progetto?
“Ci sono voluti 12 anni, perché ci si è intestarditi a individuare soluzioni interne alla Laguna: Contorta-Sant’Angelo, taglio dell’isola delle Tresse, nuovo terminal a Marghera. Ora le compagnie MSC, Costa Crociere, Norwegian minacciano di abbandonare Venezia. Per quanto ci riguarda speriamo che questa sentenza, finisca il contenzioso nei tribunali e si cominci a confrontarci nel merito del progetto, che ricordiamolo, è l’unico ad aver superato la Valutazione di impatto ambientale del ministero”.
Questo progetto sulla Bocca di Porto di Lido cambierà un modo di pensare nato nell’800. Cosa rispondiamo agli ambientalisti veneziani?
“Che si cambierà la portualità veneziana a cominciare dalle crociere, perché il gigantismo navale e le sempre più frequenti chiusure del Mose, dovute all’innalzamento marino, penalizzano Marghera. Quindi se si vuole assicurare un futuro alla portualità, a cominciare dalla crocieristica, bisogna individuare soluzioni esterne alla laguna. Localizzare un terminal crociere per le grandi navi di ultima generazione alla Bocca di Lido, va in questa direzione. La maggioranza degli ambientalisti, che erano contro il passaggio delle grandi navi davanti a San Marco e sono contro lo scavo dei canali in Laguna, non credo possano dire no anche ad una soluzione che è ‘fuori delle acque protette della Laguna’, come voleva il Decreto Draghi e condannare Venezia a vivere di solo turismo e 48 mila abitanti”.
Anni fa il Comune di Cavallino-Treporti era decisamente molto contrario al progetto Duferco. Cosa direbbe oggi ai cittadini del comune della gronda?
“Ripeterei quello che ho detto in questi anni: i territori che si affacciano alla Laguna devono cooperare tra di loro. Nel caso delle crociere significa che si possono distribuire i pesi e le responsabilità. Le navi crociera di piccole e medie dimensioni possono andare come già lo fanno alla Marittima, a Chioggia, a Fusina e compatibilmente con i traffici a Marghera. Quelle grandi, che sono un numero limitato, possono andare in un nuovo terminale alla Bocca di Lido. Oltre alle barriere del Mose, i croceristi arriveranno dai terminal della Marittima e dell’Aeroporto Marco Polo, con imbarcazioni ecologiche. Se fossi ancora un amministratore pubblico, aprirei a Venezia un tavolo di concertazione per gestire tutte le problematiche connesse”.
In questi anni i porti di Chioggia, Trieste e Ravenna, hanno sostituito Venezia. Perché le crociere sono un bene per l’economia locale?
“Perché non siamo più nel secolo precedente, dove il polo chimico e metallurgico di Marghera era tra i più grandi d’Italia e dell’Europa, approvvigionato dai traffici portuali petroliferi e industriali. Avendo già perso i traffici del Far East, delle grandi portacontainer a favore di Trieste. Se si perde anche la croceristica di ultima generazione, Venezia diventa definitivamente un porto di serie B, penalizzando non solo l’area veneziana ma l’intero nord-est. Ricordiamoci che prima della pandemia, Venezia era il primo homeport (partenza e arrivo delle crociere) italiano e secondo nel Mediterraneo, dopo Barcellona”.
Ammettiamo che incontri un cittadino per strada e le chieda perché la multinazionale Duferco si interessa di Venezia, lei cosa risponde?
“Perché ho trascinato io Antonio Gozzi (presidente Duferco, ndr) in questa avventura. Conoscendoci da anni e avendo già lavorato sulle rinnovabili e sulla logistica. Essendo lui un imprenditore di successo planetario, mi dispiacerebbe deluderlo”.
Ma allora il progetto Venis Cruise 2.0 è in mare aperto o in acque interne?
“Accetto la provocazione visto che il Consiglio di Stato ci ha dato per due volte ragione. Il Grande studioso della civiltà mediterranea, il francese Fernand Braudel nel suo ultimo scritto su Venezia (1984) ci invitava a difendere l’insularità della nostra città, “tornando a guardare al mare”. Confesso che anche da ciò ho tratto ispirazione proponendo il Venis Cruise 2.0. Ai tempi della Serenissima, il Porto di Lido, era il punto di attracco e di allibo delle grandi galee che non potevano entrare in Laguna per i bassi fondali dei canali portuali. Come vedi è l’eterno ritorno”.
Dopo 12 anni il dibattito è riaperto.
La ragionevolezza prima o poi trionferà !
Utile sintesi di una vicenda che speriamo all’ultimo atto!
FM