Tutti i giornali e i tg nazionali, chi più chi meno, nei giorni scorsi, hanno riportato l’anniversario della Lega. I suoi primi 40 anni. Con esternazioni, anche scomode, del fondatore Umberto Bossi, con precisazioni di Matteo Salvini, con vecchi ricordi color lumbard. Praticamente hanno fatto tutto i milanesi. La cosa non è passata inosservata in Veneto. Lo chiediamo a Gianpaolo Gobbo, 75 anni, per un decennio (2003-13) sindaco di Treviso.
Gobbo, questa primogenitura “posticipata” ha creato qualche imbarazzo tra i primi veri fondatori?
“La primogenitura politica dell’autonomia spetta certamente al Veneto – dice Gobbo – , con la fondazione della Liga nel 1980. Nasce comunque da associazioni culturali sulla storia, identità e la cultura del plurimillenario Popolo Veneto. In particolare il Gruppo Archeologico Altinum, dell’ingegner Francesco Pescarollo, ricercava le tracce dei Veneti come X Regio dell’impero romano, Venetia et Histria, già dal I secolo d.c. l’associazione del Montello, analizzava gli insediamenti dei primi “sapiens” della selce lavorata, con l’ing. Luigi Ghizzo e Tarcisio Zanchetta.
Il Gruppo filologico Veneto, Mariarosaria Stellin e Marilena Marin, frequentavano a Padova i corsi della lingua veneta del prof. Manlio Cortellazzo nella stessa facoltà patavina. E sempre sulla proto-lingua veneta, i fratelli Michel e Albert Gardin e tutte quelle associazioni che analizzavano la millenaria storia della Serenissima Repubblica. Ma dal punto di vista cronologico, ricordo i professori Gianni Anselmi e Marco Tonon e tutti coloro che si approfondivano nella civiltà atesina. Portarono alla luce i reperti da Adria ed Este. Ovviamente in tutto il Veneto, si registravano testimonianze (vedi la Dea Reitia e il disco di Montebelluna).
Tornando alla primogenitura della Liga, il vero attore e ideatore è stato Franco Rocchetta. Che ricordo ha dei primi corsi di storia della Patria Veneta? Se non sbaglio era l’anno 1977…
“Franco Rocchetta partecipava agli incontri delle varie associazioni e gruppi identitari, non solo venetisti in tutto il Veneto, ma in Italia e in Europa. Il valdostano Bruno Salvadori, vero padre dell’autonomismo e del federalismo, riuscì a raccogliere i vari movimenti regionalisti che puntavano politicamente al cambiamento dello Stato unitario in federalista . Nel 1979 si fece un unico movimento per la presentazione alle elezioni europee sotto l’insegna dell’Union Valdotaine . La nascente Liga Veneta presentò come candidato del Veneto Achille Tramarin, con il motto “un Veneto per una Europa dei Popoli e delle Regioni”.
Quindi col lavoro di Rocchetta, si fondò finalmente il movimento politico Liga Veneta, il 14 gennaio 1980 dal notaio patavino Todeschini-Premuda. All’atto fondativo non partecipò Rocchetta (pur essendo presente) e ciò per essere eventualmente piu’ libero di lavorare con le varie associazioni culturali identitarie. Primo segretario della Liga Veneta fu nominato Achille Tramarin. Da ricordare che nel 1980 mori’ in un incidente stradale Bruno Salvadori col quale gia’ lavorava per la futura Lega Lombarda il varesotto Senatur Umberto Bossi. Primo test elettorale della Liga Veneta si ebbe nel 1982, alle elezioni provinciali di Padova dove in un paio di collegi si ottenne un risultato sorprendente. Il vero exploit si ebbe alle politiche del 1983, con l’elezione del deputato il padovano, Achille Tramarin e di un senatore, il trevigiano Graziano Girardi”.
Gobbo quali erano i principi?
“I principi fondamentali della Liga Veneta si basavano sul diritto all’autonomia del Veneto dovuto al fatto che la regione confina a nord con l’Austria e a sud col mar Adriatico quindi teoricamente coi vari stati da esso bagnati, ancora sul fatto che fino al 1797 esisteva la Serenissima Repubblica, che era lo stato dei Veneti, che i Veneti hanno una lingua una storia una cultura comune, che la regione è a statuto ordinario inserita fra due regioni a statuto speciale che, in termini di economia, possono essere considerate soggetti che esercitano concorrenza sleale.
Soprattutto l’art. 2 dello statuto della regione Veneto del 1971 ( legge dello stato ) approvato da tutti i partiti di allora, che parla chiaramente di autonomia e autogoverno del popolo Veneto!I primi manifesti infatti si basavano su un concetto di totale sudditanza da Roma che considerava il Veneto come una colonia. Burocrati foresti, con tassazioni assurde per un territorio che, con la Lombardia, veniva considerato come la locomotiva dell’ economia statale, ma che a livello politico non veniva considerato”.
Gobbo, quando le prime turbolenze?
“Intanto la Liga cominciava i primi congressi e arrivano le prime divisioni: Tramarin quale deputato per statuto Liga non poteva fare anche il segretario, ma non voleva dimettersi. Marilena Marin viene eletta Segretaria, nasce l’Union del Popolo Veneto, si hanno i primi consiglieri comunali. E si arriva al 1984 con la fondazione della Lega Lombarda di Umberto Bossi – ricordiamo che la Liga dà una mano e un prestito per la fondazione di altri partiti autonomisti quali, Lega Lombarda e Union Piemontes di Gremmo (l’unico che rispetta i patti e onora il prestito è Bossi…).
Nel 1984 la Liga con il partito dei pensionati dell’avv. Menicacci di Roma si presenta alle Europee. Nel 1985 entrano in Regione Rocchetta e Beggiato. Nel 1987 alle politiche, la Liga non riesce a mantenere i due parlamentari che aveva fatto nel 1983 e che nel frattempo avevano scelto altre strade. La Lega Lombarda entra al Senato con Bossi e alla Camera con Leoni”.
Gobbo, da qui tutti in ordine sparso?
“La Liga non è piu’ presente in Parlamento e nasce l’idea di fondare un unico movimento che raccolga tutti i partiti politici che ricerchino l’autonomia e il federalismo. Nel 1989 alle europee ancora in ordine sparso ma finalmente a febbraio del 1991 a Pieve Emanuele (Mi) nasce la Lega Nord che elegge segretario Umberto Bossi e presidente Franco Rocchetta -da qui la grande avventura della Lega Nord quale sindacato del Nord ora Lega per Salvini”.
Lei che è memoria storica del movimento indipendentista, qual è il momento più bello che conserva e quello più brutto?
“Il momento più bello quando sono diventato sindaco della mia città Treviso nel 2003 – il più brutto nel 1998 quando tutti i consiglieri regionali della Lega guidati dal segretario Comencini hanno abbandonato Bossi per fare l’accordo con Galan e diventare un satellite di Forza Italia di Berlusconi. Bossi pensa che ormai l’avventura della Lega sia finita ma mi dà fiducia e divento segretario della Liga Veneta a ottobre del 1998. Alle elezioni regionali del 2000 il partito di Comencini fallisce e nessuno dei suoi uomini viene rieletto mentre noi facciamo il pieno con 6 consiglieri, tutti giovani che oggi sono gli attuali dirigenti del partito. Da lì Bossi e la Lega Nord riprendono fiato e si arriverà a conquistare tutte le regioni del nord”.
Il modello Nord-Est è in declino. Gobbo, cosa la preoccupa di più: l’invecchiamento della popolazione, la mancanza di idee o certe minacce che arrivano dal mondo islamico?
“Non solo il modello nord-est è in declino ma l’occidente europeo con il cattolicesimo in testa. Non avendo più il monopolio della tecnologia, anche causata dalla delocalizzazione. Diverso per gli anglosassoni i cui stati (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti) hanno materie prime ed energia per poter sopportare la concorrenza cinese.
Per l’Europa poi, il problema della crisi delle nascite e la perdita dell’identità, con l’ingresso di culture diverse e molto più forti e identitarie (già nel 1988 alla riunione dei vertici delle religioni monoteiste a Istanbul, un rappresentante dell’Islam parlando dell’immigrazione di cittadini islamici in Europa disse: “Con il ventre delle nostre donne e le vostre leggi, la nostra religione sostituirà la vostra”). Con il costo delle materie prime e dell’energia causata dalle sanzioni contro la Russia già dal 2014, sta portando ad una la de-industrializzazione e quindi perdita dei posti di lavoro, che è già in atto. E non è proprio un bel panorama”.