Per la serie posti da scoprire, oggi vi porto in un posto che teoricamente è un luogo di commercio, ma in realtà è un teatro all’aperto con un infinità di “caricaturisti naturali” di “comparse partecipanti” e dove esserci vuol dire inevitabilmente partecipare ad una commedia Goldoniana anche involontariamente. Curiosi? Oggi parliamo di Chioggia.
Il mio primo viaggio a Chioggia

Ricordo ancora la prima volta che ci sono stato ero piccolo e mi ci hanno portato Mamma e Papà e c’erano anche i nonni Giulia e Waldemaro, il loro obbiettivo non era quello di farmi divertire, ma molto più pragmaticamente era quello di trovare degli ottimi prodotti alimentari ad un buon prezzo!
Avrò avuto si e no 8/10 anni, partenza da Mestre sulla mitica Giulietta rossa, per me all’epoca era “solo” una macchina, averla oggi sarebbe un pezzo da museo; in 5 la Giulietta era strettina, ma io ero un acciughina (una volta), il viaggio perché per me di questo si trattava era lungo, almeno cosi sembrava, ( 25/30 km), come sempre quando si era in compagnia dei nonni però era tutto bello a prescindere, la “viziatitudine” con i nonni era assicurata!
Il paesaggio
Oltre a passare “sterminate” campagne, la cosa che ricordo con maggior stupore fu quando ci ritrovammo su una specie di ponte lunghissimo, c’era acqua da entrambe le parti (ovviamente ….. essendo un ponte) e questo ponte non finiva più!
Era bello e c’erano uccelli strani bianchi e con le zampe lunghe che mi sembrava camminassero sull’acqua, in realtà la profondità dell’acqua sarà stata di qualche centimetro ma l’illusione ottica era tale!
A farla breve siamo arrivati vicino la nostra meta e nonno, continuava a dirmi che mi avrebbe portato a vedere un gatto spelacchiato e mentre lo diceva rideva, accompagnato dal sorriso di nonna ma e pà!

Il profumo del mare
Parcheggiata la Giulietta, ci siamo incamminati per una strada lunga e larga con i portici, ed era chiaro il profumo del mare.
Era giornata di mercato e c’era una valanga di persone attorno a noi, si sentivano profumi di cose buone da mangiare che arrivavano da tutte le parti e mentre mano nella mano dei nonni andavamo avanti, nonno decise di prendermi sulle spalle e mi disse ecco, lo vedi laggiù in fondo, c’è il “gatto spelacchiato”, io guardavo e non capivo ma nonno continuava a ridere.
Il gato
Tra una selva di persone e di vociare strano che non capivo, siamo arrivati fronte mare (che poi era la laguna) e nonno mi disse: “e ora, ti o vedi el gateo?” Io continuavo a non capire, fin tanto che non mi fece guardare in alto dove c’era la statua di un Leone alato, molto più piccolo del “mio” ma pur sempre un Leone “Veneziano”, fu così che Nonno mi raccontò la storia del gato de Ciòsa! La leggenda del così detto “Gato de Ciòsa” (Lo scrivo sottovoce al fine di non farmi sentire dai chioggiotti!)

Un gatto leone
Si dice che i Chioggiotti commissionarono la scultura del leone marciano ad uno scultore non proprio all’altezza dell’incarico per poter spendere il meno possibile. Una volta ultimato il leone, i cittadini non ne furono granchè contenti – evidentemente non era bellissimo – e chiesero allo scultore di migliorarlo. Lo scultore scalpellò ancora, e diverse volte, tanto che arrivò a ridurne notevolmente le dimensioni e le sembianze del felino si avvicinavano più a quelle di un gatto piuttosto che a quelle del Leone di San Marco.
Chioggia e la rivalità con Venezia
La rivalità tra Chioggia e Venezia c’è sempre stata. I Veneziani, vista la loro potenza economica rispetto alla così chiamata “piccola Venezia”, si beffeggiavano dei chioggiotti per essere i “campagnoli” di turno, e uno degli scherni che erano soliti fare era arrivare con i pescherecci fino in riva, lasciare le lische di pesce ai piedi della colonnina in piazza Vigo con il piccolo Leone – considerato appunto un gatto rispetto a quello Veneziano – e scappare via a gambe levate con i chioggiotti arrabbiati alle calcagna.

Una presa in giro tra Chioggia e Venezia
I Chioggiotti la pensano diversamente. Ogni città sotto il dominio della Serenissima doveva avere il Leone marciano in bella vista, i Chioggiotti sostengono che “el gato de Ciòsa” sia stato costruito apposta così piccolo per prendersi gioco dell’autorità Veneziana, che imponeva la sua sovranità e di conseguenza le sue regole.
Questo è quello che mi fu raccontato, un’altra versione l’ho scoperta più tardi nel tempo
L’altra versione che rasenta più la leggenda, racconta di un gatto veneziano stanco di essere rincorso e disturbato dai leoni marciani, tanto che fuggì fino a Chioggia e per scappare dalle loro zampate e si rifugiò nell’unico posto in cui i leoni, nemmeno utilizzando le ali, sarebbero arrivati: in cima alla colonna di piazza Vigo. I leoni, non riuscendo ad agguantarlo, decisero di aspettare che il gatto scendesse, ai piedi del ponte Vigo, ma aspettarono talmente a lungo che si trasformarono in pietra e persero le ali.

Infine c’è un ultima versione è un po’ più storica e forse anche più vicina al vero. Quando la Serenissima cadde sotto il dominio napoleonico, in tutti i territori conquistati da Venezia furono scalpellati i leoni marciani che ne dimostravano la sovranità. Inizialmente esisteva un grande leone marciano – questo spiegherebbe la grandezza del piedistallo – che fu sostituito dai francesi con l’albero della libertà, sotto l’impero austroungarico, invece, fu posto in cima alla colonnina l’attuale “gato de Ciòsa”, anche se non si è riusciti a stabilire il periodo esatto della sua collocazione ed il motivo per il quale esso sia così piccolo.
Ecco, quel giorno ero arrivato a Ciòsa (o Chioggia se vogliamo), ma il più bello, doveva ancora arrivare

Vi premetto che come scritto all’inizio, il posto in cui stavo per entrare era un luogo da Commedia Goldoniana e sebbene siano passati tanti anni, (ahimè), vi garantisco che quel posto è ancora così come allora, sto parlando del mercato del pesce, ocio però, no parlo del mercato ittico, ma del mercato al dettaglio, quello che si trova vicino al Municipio.
Per darvi qualche indicazione in più, si trova a circa metà del Corso del Popolo, quindi si prende la prima strada dopo il Municipio che porta al ponte della Pescheria e proprio ai piedi del ponte una volta passata una “porta in pietra, si entra in questo teatro all’aperto!
Torniamo ai miei ricordi di bambino
Dalla colonna del “Gato” abbiamo preso il Ponte di Vigo e tra calli e ponti del tutto simili al paesaggio veneziano a me famigliare, ci siamo incamminati per quella che era la nostra meta, il mercato del pesce.

Mano a mano che ci si avvicinava, erano sempre più alti il vociare e le urla con un idioma che non intendevo, in realtà più che urla erano delle cantilene che non riesco a descrivere a parole in quanto stavo ascoltando per la prima volta lo “slang” Ciosoto!
Per cercare di far capire a chi non lo conosce, lo slang Ciosoto è una lingua nella lingua, una cantilena linguistica per certi versi tipica di qualunque città di pescatori, dove tutte le parole sono urlate ed allungate, retaggio di epoche dove la comunicazione in mare era affidata alle urla e chi urlava più forte riusciva a farsi capire inoltre, dalle nostre parti era più “semplice” non “speronarsi” nelle giornate quando “ el Caigo se taja col corteo” (La nebbia si taglia con il coltello).
Chioggia come “lasciate ogni speranza o voi che entrate”?
Per certi versi ad un bambino sarebbe potuto sembrare l’atrio dell’inferno entrare in quel luogo, pieno d’odore pungente del pesce, odore d’acqua salata e con la vista di tanti “omani sbereganti co e traverse onte de sangue” (uomini urlanti con i camici sporchi di sangue), in realtà tra pescatori ed avventori erano molto più i sorrisi e le risate che la facevano da padrone!

Era un “darsea e torsea” (dare ed avere) con battute il più delle volte a me incomprensibili, erano tutte trattative sul costo del pesce, su battute tra banchi di pesce vicini e tra pescatori e potenziali clienti, sarcasmo, ironia e “na bota de sberegamenti e sacasan” ( una gran quantità di ………. ( come traduco sbegeramenti e sacasan??? ) boh diciamo che qualche “battuta spinta con fine poco ecclesiastico”, il tutto per attirare i clienti.
Non venivano risparmiati epiteti e volgarità “eleganti e poco eleganti” ma non vi era mai nessuna offesa. Era tutto giocato sull’equivoco e sul tono di voce che più alto era più richiamava l’attenzione. So solo che mi piaceva e poi ero con la mia famiglia era ovvio che il posto fosse OK!
Scoprii più avanti nel tempo che l’elemento essenziale per i buoni affari in quel mercato era arrivare tardi, verso l’ora di chiusura!
Chiaramente i pezzi pregiati erano già stati accaparrati. Ma ciò che restava “i teo cassava drio” (te lo tiravano -figurativamente- addosso ). Nel senso che il pesce che rimaneva lo svendevano e si riuscivano a fare degli ottimi affari.

La scoperta del mercato di Chioggia
Ecco in quel giorno di tanti anni fa ho scoperto il mercato del pesce di Chioggia. Una città che amo, non solo per la città fine a se stessa che comunque è veramente bella, quanto per lo spirito dei suoi abitanti ed in particolar modo dei pescatori. Ancora oggi tutte le volte che vado (e vado ancora spesse volte a comprare il pesce lì) so che mi divertirò. Come mi sono divertito quella volta di tanti anni fa. E poi non potrò mancare ( da buon veneziano) nel rendere omaggio con una lisca al gato de Ciòsa. Senza farmi vedere da nessuno onde evitare ripercussioni!
Il mio giudizio su Chioggia
Chioggia è bellissima. Andateci passerete una giornata fantastica. Ricordatevi però che se sarà vostra intenzione portate la lisca al gato, è meglio che vi prepariate allenati perché poi bisogna correre via a gambe levate. Magari rintanandovi in uno degli ottimi ristoranti di pesce che potete trovare ad entrambe i lati del corso…Questo l’ho imparato con il tempo.
Ciao al prossimo Venerdì!

Post Scriptum: Piccole curiosità su Chioggia
Lo sapevate che, dopo quello di Venezia, il mercato ittico all’ingrosso più grande della Laguna Veneta (e, secondo molti, di tutta la regione), si trova a Chioggia? Forse è anche per questo motivo che Chioggia viene considerata la “sorella minore” della Serenissima. Del resto, se siete stati nel capoluogo veneto, Chioggia vi sembrerà una Venezia in miniatura per la somiglianza delle calli, dei campi e dei canali.
Il borgo marinaro di Chioggia

Nel borgo marinaro di Chioggia il mercato del pesce è una tradizione, o meglio, un’istituzione antica. Poiché la pesca ha sempre rappresentato una delle attività commerciali principali. Tuttavia, il mercato ittico che si tiene attualmente tra Corso del Popolo e Canal Vena, dietro Palazzo Granaio, è stato inaugurato nel 1960. Si estende per circa 11.000 metri quadrati. 5.000 dei quali coperti da un grande padiglione centrale. E si avvale di due ampi piazzali laterali scoperti, dove attraccano i pescherecci direttamente dai porticcioli del canale. Inoltre, davanti al Mercato, ci sono tre palazzi a due piani, di recente edificazione, che ospitano gli uffici della direzione e alcuni bar. Per accedere al mercato ittico, si passa solitamente per il pittoresco Portale a Prisca, scolpito dal padovano Amleto Sartori.
Il suo pesce

Vi sono circa una trentina di postazioni dove pescivendoli, chiamati “mògnoli”, vendono pesce di tutti i tipi. Il pesce fresco viene scaricato dai pescherecci nel mercato all’ingrosso alle quattro del mattino. Poi viene contrattato e distribuito per la città o destinato agli altri mercati italiani ed europei. Le specialità ittiche di Chioggia sono sogliole, branzini, orate, capesante, alici e sarde, ma anche seppie, calamari, canocchie, gamberi, granchi, polipi, peoci, bevarasse e caparossoli. Il mercato di Chioggia, per i suoi colori e la sua vivacità, rappresenta una vera e propria attrazione turistica. I visitatori, infatti, possono respirare l’atmosfera dinamica della vita quotidiana dei chioggiotti (o clodiensi).
Ecco perchè Chioggia è importante

Ma se, come dicevamo sopra, quello di Chioggia è uno dei mercati ittici all’ingrosso più importanti di tutto il Veneto, anche a livello nazionale gode di grande considerazione. In quanto il “borgo galleggiante” è situato nella parte meridionale della Laguna, dove ogni giorno attraccano le maggiori flotte italiane e straniere. Per questo Chioggia, con il passare degli anni, è diventata un punto di riferimento per il commercio ittico internazionale. E forse ai chioggiotti, l’appellativo di “sorella minore” di Venezia assegnato da sempre alla loro città, comincia a stare un po’ stretto.