Articolo per niente tecnico, ma molto sentimentale. E ci sta quando si tratta dei nostri animali d’affezione. Parliamo infatti del momento in cui essi ci lasciano, una vera e propria esperienza di lutto. Se ne va, infatti, un membro della famiglia che con noi ha condiviso pressoché tutto: gioie e dolori, vacanze e solitudini, attività sportive, divani e letti; per lui abbiamo rivoluzionato casa ed abitudini, ha rappresentato l’ombra che ci segue ovunque, il confidente perfetto, la compagnia silenziosa, la pelliccia su cui piangere….. Ed è logico che di fronte alla morte di esseri così speciali siano nate leggende e storie di speranza e di consolazione, che li proiettano in mondi paradisiaci dove, felici, ci aspettano.
Miti e credenze
Forse la leggenda più ricorrente ed amata è quella del ponte dell’arcobaleno: attribuita agli Indiani d’America, essa racconta che le anime dei nostri animali se ne vanno in un posto bellissimo, dove non c’è dolore e vecchiaia, ma prati e colline su cui correre e giocare, cibo e acqua in abbondanza, luce e calore. E ci arrivano proprio attraversando quel ponte che forma l’arcobaleno, e che rappresenta quindi il mezzo di unione tra l’aldilà e l’umanità, grazie al quale un giorno potremo rivedere tutti i nostri animali.

Tra i miei film d’animazione preferiti vi è Coco, ambientato in Messico nel Dia de los Muertos (celebrazione di origine precolombiana corrispondente al cattolico giorno dei defunti). Nella terra dei morti Dante, lo scombussolato cane del protagonista (un simpaticissimo cane nudo messicano), diventa un “alebrije”, ovvero un’anima guida che aiuta il piccolo Miguel a districarsi dai guai. Nel folclore messicano gli alebrijes sono una sorta di angeli custodi dalle sembianze di animali fantastici, coloratissimi, che assistono le persone nel corso della loro vita. Personalmente mi piace molto l’idea che, una volta morti, i nostri animali diventino degli spiriti guida colorati e luminosi che continuano a guardarci ed assisterci. E voglio credere che siano lì da qualche parte ad aspettarci, non meno dei nostri cari e dei nostri amici umani.
Le credenze antiche
Da buona archeologa, non vi posso risparmiare la parte storica!
Il cane è sempre stato un animale strettamente collegato all’aldilà, e nelle culture più disparate e lontane si ritrovano divinità dalle sembianze canine che sorvegliano le porte del mondo dei morti e vi accompagnano i defunti: è così per il dio-sciacallo egiziano Anubi, per cane a tre teste Cerbero nell’antica Grecia, per Xoloti della mitologia tolteca e azteca, per il cane infernale Garmr nel nord Europa, eccetera.

Sin dal Neolitico e fino all’età romana e oltre, sono frequenti le attestazioni del sacrificio e del seppellimento del cane in concomitanza con l’edificazione di nuovi edifici o con la fondazione delle mura di cinta della città, in modo che l’animale ne diventasse simbolicamente il guardiano e il difensore.
Il legame che si instaura tra uomo e cane sin dalla preistoria è testimoniato da alcune eccezionali sepolture in cui l’animale viene deposto con cura accanto al proprietario, accompagnandolo nella vita ultraterrena, così come aveva fatto in vita. È il caso ad esempio della cosiddetta “tomba della vedova” di Ponte San Pietro (Viterbo), della “tomba del capo tribù” di Mirabella Eclano (Avellino) o del cacciatore di Valdaro di Mantova, solo per citare alcuni esempi del neolitico peninsulare.
Hanno un unico difetto: vivono troppo poco
Quando si adotta un cucciolo si è del tutto immersi nella gioia del nuovo arrivo, che riempie per alcuni anni la nostra casa e le nostre vite. Pian piano però la vecchiaia si avvicina, e con lei anche il momento più doloroso, che per loro giunge decisamente troppo presto, dato che la loro esistenza è molto più breve della nostra. Non c’è modo di evitarlo, possiamo solo affrontarlo. E allora non lasciamoli soli nella vecchiaia, nella malattia o nel dolore, perché essi non lo farebbero mai con noi. Li aiuteremo a lasciarsi andare in pace se riusciremo a rimanere sereni accanto a loro fino all’ultimo, perché in fondo, quello che desiderano, prima di andarsene per sempre, è di vederci sorridere.
Come affrontare la perdita
Non ci sono manuali di istruzioni o particolari tecniche per superare illesi questo evento. L’unica cosa che posso dirvi è di piangerli senza vergogna e senza freni, attraversando il dolore della loro perdita; non badate a quelli che vi dicono “era solo un cane” perché probabilmente non sanno neppure di cosa stiamo parlando e soprattutto, non sanno quello che si perdono.

Fatevi aiutare se serve, parlatene liberamente, credo che non ci sia nulla di male e niente di cui vergognarsi. D’altronde questi esseri hanno passato tutta la loro vita (o buona parte di essa) con noi, a loro ci siamo mostrati nelle nostre debolezze senza mai essere giudicati, per loro siamo stati in pena quando stavano male, ci sono stati vicini in modo silenzioso e discreto per tutti gli anni che sono stati loro concessi senza mai pretendere nulla in cambio se non la nostra presenza. Insomma, sono stati degli eccezionali compagni di viaggio; sì, perché di un meraviglioso viaggio si tratta, di un’occasione unica e irripetibile di arricchimento. Quindi non temete di offendere la loro memoria se ne prenderete un altro, e non dite “ci siamo rimasti troppo male e non vogliamo più prenderne”, perché quello che ci danno nell’arco di una (pur breve) vita, supera di gran lunga il (pur enorme) dolore per la loro scomparsa!
In questa luce che ci supera tutto torna all’unità godendo di ogni presenza vissuta in terra. Non c’è più alcuna distinzione. La gioia di essere tutti in uno è incommensurabile.
Caro Renzo, ne sono convinta anche io!
Sì, condivido, io ho perso ( se questo è il termine giusto ) la mia Layka 50 giorni fa, ho sofferto ma adesso sono serena, tanto che ho desiderio di adottare un altra femmina. LAYKA è stata con me per 16anni e non dimenticherò mai tutto quello che mi ha dato. Yuri ( il pelosetto di 11anni che ho adottato perché le facesse compagnia) mi guarda per cercare risposte. Io non ho risposte per tutto ciò che succede nella vita, so solo che senza empatia verso gli animali, l essere umano non sarà mai completo.
Cara Beatrice,
sei stata fortunata a godere della tua Layka per ben 16 anni, e sono sicura che anche lei lo è stata ad avere una persona sensibile al suo fianco come te. Credo che Yuri capisca molto bene la situazione, e che sia in attesa di una nuova amica! Ti auguro quindi buona fortuna nella scelta della futura componente del branco, e una splendida vita assieme a questi meravigliosi esseri. Naturalmente, fammi sapere!
Veronica