Fra le varie specie animali, la percezione sensoriale differisce molto e ad essere diversa è, inoltre, la particolare interpretazione effettuata dal cervello delle percezioni stesse. Nel corso dell’evoluzione, in ogni specie è stato elaborato ed ottimizzato un adeguato sistema percettivo, grazie al quale è possibile trarre dall’ambiente circostante le informazioni che erano indispensabili per la sopravvivenza degli antichi progenitori. Avete mai provato ad immedesimarvi nella realtà sensoriale di un altro animale? Ad esempio un cavallo. È un aspetto indispensabile per comprendere al meglio certe sfumature comportamentali degli esseri viventi che ci circondano!
La vista del cavallo
La vista rappresenta il senso più importante per l’uomo che, pertanto, tende a sovrastimarne l’importanza in specie, come il cavallo, per le quali forse non costituisce la principale fonte di informazioni sull’ambiente circostante.

Il cavallo in natura è una preda e, come per molte specie predate, gli occhi sono posti lateralmente sulla testa. Ciò consente un ampio campo visivo, di circa 285°, che permette all’equino di sorvegliare una vasta parte dell’ambiente circostante. Questo aspetto vantaggioso fa sì però che l’area in cui la visione dei due occhi si sovrappone, che fornisce la profondità di campo e quindi la percezione esatta della distanza di un oggetto, sia limitata. La conformazione della testa determina anteriormente la presenza di un’area cieca che si estende per circa due metri davanti al cavallo, oltre all’area cieca posteriore che occupa circa 5°.
Nei vertebrati i sistemi visivi sono basati sulla presenza di due tipi di fotorecettori: i coni ed i bastoncelli. Sostanzialmente, i sistemi con prevalenza di bastoncelli sono molto efficaci nel percepire fluttuazioni di contrasto e di movimento ad un livello d’illuminazione basso, ma non consentono la captazione dei colori. I sistemi con prevalenza di coni, come quello dell’essere umano, invece, garantiscono le migliori prestazioni ad elevati livelli di illuminazione, fornendo una visione più dettagliata e con distinzione dei colori.
Nell’occhio del cavallo i bastoncelli sono prevalenti: ecco che la vista in condizioni di luce scarsa è migliore rispetto a quella umana.
Ed i colori?
Gli occhi degli equini non presentano la fovea, una struttura di cui è invece dotato l’occhio umano. Essa è costituita esclusivamente da coni strettamente connessi e conferisce una distinzione dei colori molto precisa ed una vista notevolmente acuta.
Nell’occhio del cavallo i coni sono comunque presenti in quantità sufficiente da garantire una certa distinzione dei colori, sebbene la sensibilità a certe lunghezze d’onda sia minore rispetto all’uomo.
L’olfatto del cavallo
Grazie all’olfatto il cavallo analizza messaggi propagati da lunga distanza o che permangono nell’ambiente anche in assenza del soggetto che li ha emessi. È un senso estremamente importante in questa specie: la mucosa con le cellule recettive è molto estesa, cosí come l’area del cervello deputata all’elaborazione dell’olfatto è estremamente sviluppata. La percezione olfattiva è inoltre implementata dall’organo di Jacobson, un organo olfattivo accessorio, costituito da due tubuli a fondo cieco situati ai lati del setto nasale. Il cavallo mette in funzione questo apparato tramite l’effettuazione di un atteggiamento tipico: il flehmen. L’animale estende la testa ed arriccia il labbro superiore fino a chiudere le narici. Tale organo analizza i feromoni, molecole di grosse dimensioni, specie-specifiche, in grado di innescare negli organismi che le percepiscono cambiamenti fisiologici riguardanti soprattutto la sfera riproduttiva.

Il riconoscimento tra cavalli è basato prevalentemente sull’ispezione olfattiva, tant’è che il riconoscimento sociale avviene tramite reciproci annusamenti. Ciò è inoltre fondamentale per l’instaurarsi del legame madre-figlio nei primi minuti successivi alla nascita del puledro.
Lo stallone annusando le feci che trova lungo il suo percorso ricava messaggi indicativi del sesso, stato fisiologico, età ed appartenenza o meno al suo gruppo del soggetto che le ha deposte, anche a distanza di svariati giorni. Nei siti nei quali i cavalli si rotolano, i soggetti dominanti tendono a rotolarsi per ultimi al fine di lasciare il segnale del loro passaggio.
L’emissione di segnali olfattivi è fondamentale anche nel rapporto cavallo-uomo. In situazioni che generano paura, uomini ed animali emettono sostanze che rappresentano segnali di pericolo per altri esseri viventi in grado di percepirli: è frequente infatti che un cavallo si metta in allarme in presenza di una persona che ha timore di lui!
L’udito
Nel cavallo è ben sviluppato anche l’udito e le orecchie, oltre a percepire segnali uditivi, sono deputate alla trasmissione di segnali visivi. Possono infatti ruotare di circa 180°, indipendentemente l’una dall’altra, indicando le aree d’interesse del cavallo e possono appiattirsi sulla testa per proteggersi da un rumore eccessivo. Tale atteggiamento, insieme a particolari posture, può anche essere assunto dall’animale come segnale di minaccia o paura.
La frequenza di un suono si misura in Hertz e, mentre la percezione umana si estende fra i 20 Hz ed i 20000 Hz, quella del cavallo è compresa fra i 60 Hz ed i 33500 Hz. Ciò significa che quest’ultimo è in grado di percepire suoni ad alta frequenza che noi non udiamo, i famosi ultrasuoni, mentre il suo udito è più limitato del nostro alle basse frequenze.
Vi sono numerosi aneddoti sulla capacitá del cavallo di percepire suoni con frequenze particolarmente basse, come quelle che precedono i terremoti. Tale sensibilità sembra però essere dovuta alle vibrisse, lunghi peli tattili, ed agli zoccoli, strutture in grado di percepire le vibrazioni.
Il tatto

Anche la percezione tattile è molto sviluppata nel cavallo, che presenta sensibilità diverse nelle varie parti del corpo. Ad esempio, è stato dimostrato che nella regione dei fianchi la sua pelle è addirittura più sensibile dei polpastrelli umani, aspetto fondamentale per la possibilità di sentire i parassiti esterni e scacciarli attraverso la contrazione dei muscoli pellicciai, che fanno tremare la cute.
Come in molte specie di mammiferi, la stimolazione tattile del cavallo è molto importante per suscitare sensazioni di rilassamento e per creare legami tra soggetti, che rinforzano il loro attaccamento tramite l’azione del grooming, una pulizia reciproca soprattutto in aree, come il garrese, in cui il cavallo non è in grado di grattarsi autonomamente.
L’esplorazione tattile serve inoltre per l’identificazione di oggetti: le labbra del cavallo sono estremamente sensibili ed in grado di discriminare accuratamente, tant’è che, qualora si tenti di somministrare medicinali non graditi frammisti al mangime, il cavallo spesso riesce ad evitare accuratamente di ingerirli, pur consumando completamente l’alimento.
Per l’esplorazione dell’ambiente sono fondamentali anche le vibrisse, presenti sul muso ed intorno agli occhi: essendo collegate ad aree notevolmente innervate, possono trasmettere importanti messaggi. In molti Paesi, infatti, la legge impedisce il taglio delle vibrisse, considerati organi di senso veri e propri, effettuato talvolta per presunte ragioni estetiche in cavalli che partecipano a gare di bellezza.

Il gusto del cavallo
Il gusto del cavallo è ben sviluppato: deve fare affidamento su di esso per l’ingestione di alimenti non dannosi non avendo la possibilità di vomitare per la conformazione anatomica della sua faringe e del palato. Anche il cavallo percepisce i quattro gusti fondamentali: acido, amaro, salato e dolce. Esistono però delle differenze, in quanto i cavalli possono bere soluzioni ritenute troppo amare o troppo salate per l’uomo.
I cavalli sono animali esigenti e diffidano dell’introduzione di un sapore nuovo!