Le restrizioni legate all’emergenza sanitaria riguardano tanti aspetti della nostra vita, ma la mancanza degli sport di squadra è una delle più evidenti e sentite. Lo sport, infatti, non è soltanto un passatempo o un momento di aggregazione e un vero e proprio antidoto allo stress. Fare sport ha effetti positivi non soltanto sul fisico ma sulla psiche e sulla relazione tra mente – corpo. I livelli di stress, infatti, sono legati a risposte fisiologiche, alla composizione stessa del sangue. Insomma, lo sport è un ingrediente per la salute. Gli effetti delle restrizioni sono particolarmente impattanti sui più giovani: per loro infatti lo sport è uno dei maggiori e più diffusi mezzi di sfogo e di socializzazione.
Non tutto lo sport è vietato

In primo luogo bisogna ricordare che non tutti gli sport non possono essere praticati. Si può fare sport, spesso in maniera non agonistica, che non prevedano contatto. Questo è un fattore tutt’altro che secondario: abbiamo la possibilità di tenere corpo e mente attivi. Un problema, in questa prospettiva, è trovare la motivazione. Non è sempre facile, infatti, decidere di andare a correre o fare movimento da soli, specialmente nella stagione fredda.
È fondamentale ricordarsi sempre che lo sport è importante per la salute, che bisogna cercare di farlo anche se non si tratta della nostra attività preferita. Un’idea può essere quella di dare il compito ad alcune persone (familiari, amici) di spronarci e motivarci a uscire: la pressione sociale e la coerenza con quanto dichiarato alle persone per noi rilevanti è una leva potente. In questo modo possiamo minimizzare gli effetti negativi delle restrizioni, mantenendo un buon livello di attivazione fisica e di recovery psicologico.
È in pausa lo sport, non la socialità

Una cosa che non può essere salvata in questo periodo è la valenza di socializzazione dello sport, particolarmente rilevante nei più giovani. Dobbiamo ricordare che lo sport di squadra non è l’unica via di socializzazione. Questo è un pensiero specialmente rilevante per i genitori che, anche giustamente, spesso si sono appoggiati alle società sportive per la crescita sociale e relazionale dei figli. Oggi non è facile, spesso è impossibile, avere questo effetto e quindi è fondamentale porre maggiore attenzione a ogni possibile occasione di relazione e di contatto al di fuori dello sport. Bisogna creare momenti di socializzazione, invogliare i figli a trovarne – vanno bene sia online che offline – costruire eventi e occasioni. Non possiamo permetterci che l’emergenza sanitaria diventi un buco nella crescita relazionale delle giovani generazioni.
Reti e supporto

Oggi non si può pretendere di fare tutto. Siamo stressati (il 65% della popolazione dichiara sintomi di ansia) e abbiamo mille pensieri sul presente e sul futuro. Per questo è importante fare rete. Esistono associazioni, le parrocchie hanno da sempre uno spazio particolare nella socialità in Italia, reti di professionisti sono a disposizione anche a condizioni particolarmente accessibili per contrastare gli effetti della pandemia. E poi c’è l’enorme risorsa dell’online, che certamente può fare paura in quanto poco nota e può rappresentare un rischio, ma può essere utilizzata per scambiare informazioni, conoscere persone, organizzare e ottimizzare tempi e risorse. Insomma, non bisogna avere soltanto timore ma essere proattivi per poter superare questo momento difficile. Lo sport di squadra, le competizioni torneranno per i ragazzi: oggi teniamoci stretto il movimento ogni occasione di socializzazione in attesa di poterci ritrovare su un campo sportivo.