Nella tempesta “mediatica” dei nostri giorni, che copre l’intero pianeta, è bello ritrovare la giusta dimensione dei fatti magari attraverso le piccole cronache. Per esempio quando si ricostruisce la vicenda di un personaggio legato a una terra che conosciamo: il tutto nella dimensione dell’esperienza personale. Proprio in questi giorni, sabato 10, nella mia terra d’origine, il Polesine, il comune di Pontecchio, 2200 abitanti, ha onorato solennemente un suo cittadino che fu vittima del terrore nazifascista.
Quell’uomo è Torquato Fraccon, fervente cattolico fin dalla giovinezza, lottò contro il nazismo nascente in difesa della libertà, e quando fu trasferito con la famiglia a Vicenza per motivi di lavoro, la sua casa divenne un centro di resistenti che difendevano le proprie idee con la non violenza. In particolare, fra le sue rischiose attività di lotta Fraccon costituì il Comitato provinciale di liberazione di Vicenza e salvò la vita di molti cittadini ebrei, e per questo è nell’Albo dei Giusti tra le nazioni a Gerusalemme.
Alla sua resistenza esemplare ed eroica al nazifascismo il comune ha dedicato una sintesi biografica che ha stampato e diffuso a tutte le famiglie del paese. Il sindaco Simone Ghirotto ha parlato di Fraccon, fra l’altro, come eredità e memoria dei suoi concittadini. Una memoria, la sua, che “è un invito a non dimenticare le ingiustizie del passato, ma a trarne insegnamenti per le future generazioni e per costruire un futuro migliore.

La rievocazione del sacrificio di Torquato Fraccon è avvenuta a 80 anni dalla sua morte, l’8 maggio 1945 nel Lager di Mauthausen.
Le solite polemiche di questi giorni sul significato del 25 Aprile, si sbriciolano contro il muro civico dell’appassionato ricordo del Giusto polesano che oggi vive nelle coscienze e nella partecipazione motivata di una piccola comunità. Ai cittadini di Pontecchio non basta vivere il presente con i suoi affanni e la sua precarietà: il loro paese testimonia che la Storia è il nutrimento del nostro tempo spesso evanescente. Torquato Fraccon è storia anche nostra.
Le due clausure

In questi giorni due cronache religiose hanno catturato l’attenzione della nostra società non tanto avvezza al sacro, ma curiosa: il conclave a Roma e la fuga dalla clausura a Vittorio Veneto. Sono fatti straordinari che definiscono condizioni umane, sociali e culturali che a noi gente comune appaiono aliene, estreme: il distacco dal corpo sociale.

Si tratta di una forma di isolamento: per i cardinali è necessario ma pro tempore e per le suore è volontario per sempre.
In queste “prigioni” il tempo non è sterile ma fecondo, infatti, in questi luoghi sigillati si crea un incredibile rapporto fra terra e cielo: nel conclave con l’elezione del Papa, nei monasteri con la preghiera e il lavoro. In entrambi i casi queste reclusioni coinvolgono più o meno profondamente anche noi e comunque non solo per curiosità.
Infatti, stiamo assistendo ad eventi che segnano il passaggio dalla cronaca alla storia
Ballata del vecchio clown

Il vecchio clown che vive
e governa nelle terre
d’oltremare ha parlato
al suo popolo e al mondo.
Trasudava orgoglio
e volgarità, un ghigno stampato sotto il ciuffo
scomposto dal vento del West.
Per lui è tutto un carnevale
Di cui si promuove re.
“Io sono chi sono” gorgheggia
“e voi, nullità mondiale,
mi bacerete la mano regale.”
Gli risponde la voce d’un bambino:
“Vade retro, gran Buffone “.
Anonimo ‘ 25
Conservo vivo il ricordo di Graziella Fraccon Farina che venne ad abitare nel condominio Bucintoro l’ anno 1965 . Suo marito, l’ Ing. Ermes ,era Direttore della SIP e Sua madre era vedova del Sig. Fraccon. La Signora mi raccontava spesso del padre e del Fratello ( allora Franco era matricola di medicina a Padova ) e mi parlava di Lei e di Sua sorella, staffette durante la guerra partigiana a Vicenza
Torquato Fraccon morì a Mauthausen , insieme col figlio Franco. Graziella Fraccon fu arrestata ,con la sorella e la mamma; per fortuna, la guerra finì e le tre donne poterono tornare a casa.
Conservo copia della pagina XII del Gazzettino di giovedì 30 Novembre 1989 , dove Francesco Jori ricorda Torquato Fraccon e il figlio Franco , morti insieme a Mauthausen.
Devo correggere: la famiglia Farina venne ad abitare nel Condominio Bucintoro nel 1961 , quando mio figlio primogenito era appena nato
Grazie.