Il 16 giugno 1955, al Duke of York’s Theatre di Londra, Orson Welles presentò “Moby Dick—Rehearsed”, una sua audace reinterpretazione teatrale del celebre romanzo di Herman Melville. In questa versione, Welles trasformò la narrativa epica in un dramma dal respiro shakespeariano, utilizzando prevalentemente versi sciolti. La messa in scena era minimalista: un palcoscenico spoglio dove una compagnia di attori, inizialmente impegnata nelle prove del “Re Lear”, veniva guidata dall’impresario (interpretato dallo stesso Welles) a cimentarsi con la storia del capitano Achab e della sua ossessione per la balena bianca. Gli attori, senza l’ausilio di scenografie elaborate, evocavano l’oceano e le baleniere attraverso la potenza della parola e della gestualità, coinvolgendo profondamente il pubblico nell’immaginario del racconto.
Il successo della Balena Bianca

Questa innovativa rappresentazione riscosse un notevole successo, grazie alla capacità di Welles di coniugare la profondità del testo di Melville con l’intensità drammatica tipica delle opere shakespeariane. La critica dell’epoca approvò non poco l’approccio visionario del regista, sottolineando come fosse riuscito a trasformare una narrazione complessa in un’esperienza teatrale coinvolgente e originale.
Una nuova reinterpretazione della Balena Bianca

Oggi questa tradizione rivive un nuovo sapore, a Padova, grazie a Elio De Capitani. Che ha raccolto la sfida di portare in scena “Moby Dick alla prova” nella traduzione di Cristina Viti. La produzione, frutto della collaborazione tra il Teatro dell’Elfo e il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, debutta al Teatro Verdi il 26 marzo, con repliche fino al 30 marzo.
De Capitani, nel ruolo del capitano Achab, guida una compagnia di attori e musicisti, tra cui Cristina Crippa, Angelo Di Genio e Marco Bonadei. Offrendo al pubblico uno spettacolo che unisce recitazione, musica dal vivo e parti corali. La scenografia essenziale e l’uso evocativo delle maschere, curate da Marco Bonadei, richiamano l’approccio minimalista di Welles. Invitando gli spettatori a immergersi nell’immaginario del racconto attraverso la forza della performance attoriale.
L’omaggio

Questa rappresentazione non è solo un omaggio al genio di Welles, ma anche una riflessione sull’eterna lotta dell’uomo contro le proprie ossessioni. Esull’infinita ricerca di significato di fronte all’ignoto. Il pubblico è chiamato a partecipare attivamente, utilizzando la propria immaginazione per dare vita agli oceani, alle balene e alle baleniere. Un’esperienza teatrale che trascende i confini del tempo e dello spazio.
Lo spettacolo è vivamente consigliato a tutti coloro che desiderano immergersi in una rappresentazione ricca di valori profondi. Capace di far volare la mente degli spettatori e offrire un’esperienza teatrale indimenticabile.
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