La Loggia della Granguardia di Padova ospita la mostra Nereo Petenello. Nereidi e altre cosmogonie, una selezione di opere di Nereo Petenello, artista eclettico e poliedrico, quasi centenario (classe 1926), recentemente insignito del premio di Padovano eccellente.
I primi passi nell’arte di Nereo

Originario di Monselice, da bambino spreme i tubetti di colore nello studio dei pittori futuristi Forlin e Fasullo, poi a Mestre frequenta lo studio dello scultore Alberto Viani mentre prosegue il suo percorso di studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Vive gli anni dell’immediato dopoguerra a Padova, dove per un periodo insegna ai bambini della scuola della Basilica del Santo la lavorazione della cartapesta per la creazione di giocattoli.
L’impegno lavorativo nella ceramica

Alla sua produzione artistica affianca da subito una intensa attività lavorativa, venendo chiamato all’avviamento dell’azienda di Ceramica Canova e creando per essa pubblicità promozionali e piccole sculture prodotte su scala industriale come accessori d’arredo. All’interno dell’azienda si specializza poi come ideatore e creatore di giocattoli, sperimentando i nuovi materiali plastici. Quando negli anni ‘60 la Ceramica Canova viene acquisita dalla Ceramica Jolly, Petenello viene confermato direttore artistico. Finisce la sua carriera lavorativa con il colosso modenese Ceramica d’Élite.
Nereo e l’arte polimaterica

Grazie alle sue esperienze lavorative entra a contatto con il mondo del design industriale della metà del Novecento e soprattutto inizia a sperimentare e amare due materiali, ceramica e resina, che diventano preponderanti nella sua produzione artistica accanto alla scultura in bronzo e alla pittura. Le parole della figlia Cristina: «Da quando ho ricordi ho sempre visto mio padre intento a creare qualcosa: giocattoli, ceramiche, dipinti, sculture. Lo rivedo concentrato su un oggetto o una figura mentre la mente è già proiettata all’idea successiva e lo sguardo indugia sulle opere precedenti, considerate mai del tutto concluse e spesso trasformate negli anni, quasi ‘cresciute’ assieme a lui». Le sue numerose opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Giappone e Arabia Saudita. Molte opere si possono trovare esposte alla Galleria La Teca, via Umberto I, 56, Padova.

Nel catalogo Nereidi. Donne di Nereo, edito da Cleup, complice l’assonanza con il nome dell’artista, Carla Ravazzolo a partire dalle opere ha creato un contrappunto di personaggi femminili molto attuali, che trascendono le creature eteree del mito e si fanno concrete, forti e problematiche. Con le parole di Carla Ravazzolo: «Sono donne fatte di curve e di spigoli, occupano spazio e lasciano vuoti (…). Ballano, governano, subiscono e resistono. Si muovono velocemente, come corpi nell’acqua. Sopravvivono alle insidie e a volte le tendono».
La Mostra




Le opere esposte si articolano in tre sezioni: le figure femminili, le sculture in resina e le opere cosmogoniche.
Le figure femminili prendono vita come bassorilievi polimaterici sulla tela, sotto forma di regine egiziane e donne africane, forti, volitive, potenti.
Le sculture in resina sono dedicate al tema della fenice, l’uccello di fuoco, e sono costituite da rami sinuosi dei colori rosso fuoco e nero assoluto. Come sottolinea Barbara Codogno: «Sembrano uscite da un Athanor, il forno alchemico, nel quale la materia si sta forgiando (…), sono fiamme mistiche magiche, prometeiche».
Le opere cosmogoniche, anch’esse in chiave materica, con grande contrasto con la lucentezza magmatica della resina ‘sottopelle’, rimandano a Burri e indagano deflagrazioni e lacerazioni della materia primordiale nell’atto della creazione.