Non so perché. Ma quando penso alla “Amerigo Vespucci”, tre alberi, la più antica nave della Marina Militare, da due anni in giro per il mondo per mostrare la sua unica e originale bellezza, con 14 ufficiali e 72 nostri marinai a bordo, mi viene in mente la sua povera gemella “Cristoforo Colombo”.
È accolta in questi giorni in Bacino di San Marco a Venezia con elicotteri al seguito, applausi e corteo di barche, ma l’Amerigo Vespucci, aveva una sosia nata come lei nel 1928. Praticamente un secolo fa. Oggi pochi ricordano la gemella. Fece una brutta fine.
La gemella della Vespucci

Nata pure lei nei cantieri di Castellammare di Stabia, dopo la decisione della Reale Marina di sostituire le vecchie unità ottocentesche della classe “Flavio Gioia.” C’è sempre qualcosa di Venezia nel destino degli ultimi velieri del secolo. Anche il “Flavio Gioia” assieme al gemello precedente “Amerigo Vespucci senior” venne costruito all’Arsenale nel 1881. Ormeggiato, dopo una quarantennale attività di servizio, venne radiato a Venezia nel 1920. Nel 1928 era ancora adibito come asilo infantile per i figli dei marinai e riservato agli orfani di guerra della Marina militare.
La Cristoforo Colombo

Tornando al secondo gemello “Cristoforo Colombo” del 1928, alla fine della seconda guerra mondiale, venne consegnato all’Unione Sovietica nel 1946, come rimborso e bottino di guerra ai vincitori. Furono molti a Taranto i tentativi di boicottaggio per non consegnarlo ai “comunisti”. Ma cambiò nome in Dunaj, ovvero Danubio in russo. Attivo per anni nel porto di Odessa, finì anche lui radiato poco dopo dalla marina militare sovietica nel 1959. Nel 1960 venne destinato a Leningrado, oggi di nuovo San Pietroburgo, alla Scuola superiore dei marinai sovietici. Ma subì un incendio nel 1963 e definitivamente smantellato nel 1971. Un vero peccato. Distrutto assieme alle sue mitiche 26 vele di canapa per un totale di quasi tremila metri quadrati e i tre lunghi alberi a vele quadre. Era stato modestamente usato nel Mar Nero per trasporto di legname e carbone.
La Vespucci e la sua bellezza

Il gemello sopravvissuto, quello oggi a Venezia, fu molto più fortunato. L’Amerigo Vespucci n.2, nel 1960 ebbe il compito internazionale di portare la fiamma da Atene a Siracusa in occasione dei giochi olimpici a Roma. Scortato da una portaerei americana che lo definì, già allora, la più bella nave circolante al mondo.
Bellezza che resiste tutt’oggi e visitabile in Bacino San Marco, con il tutto esaurito.