Qualcuno, sicuro dietro lo scudo della fede, non prova angoscia per come slitta il mondo fuori dai binari storici. Invidiabile. Altri, come accade, si sentono o sono veramente avvolti da una bolla di insicurezza, e registrano con apprensione e con tante domande i cambiamenti fisici e culturali della realtà presente. Per esempio, avvertono intorno a sé un calo di lucidità in persone di rango mondiale (siamo cittadini del mondo, siamo i terrestri…) e, scendendo di scala, come quelle che reggono i governi locali e perciò anche nel Paese dove il sì suonava un dì: come fosse calata dal cielo o prodotta dalla terra, una fitta nebbia innaturale ci rende tutti miopi.

Quella nebbia, ci dice il saggio, ha invaso la nostra mente. Parlando in metafora, direi la mia impressione: è come l’ombra di un’eclisse totale ci ruba la luce della visione, insinuando negli animi più sensibili un senso di smarrimento, e a volte di insignificanza. Un giornalista ha parlato di un mondo soggetto a una vera e propria “oscurità intellettuale”,
C’è confusione all’orizzonte, al punto che qualcuno ha parlato di mondo roverso: una narrazione fondata sulla bugia spudorata, cioè affermata pubblicamente sapendo che la voce del bugiardo è più potente di quelle contrarie. I mezzi di comunicazione ci consentono di conoscere la verità dei fatti, ma i potenti di turno, manipolatori della realtà, hanno già sparso il loro verbo avvelenato. Così ci propinano falsificazioni e le chiamano verità “alternative”!
Lontano da Babele

Siamo così abituati a usarla, che ci preoccupiamo del suo stato di salute: stiamo parlando della nostra lingua, che nasce con noi e con noi cresce passando dal petèl alla Poesia, alla Scienza e all’Amore. Non facciamo e non pensiamo nulla senza usare questo strumento che ci fornisce Madre Natura. La sua importanza non è sempre riconosciuta, ma c’è chi se ne cura, al punto da dedicarle una giornata di meditazione: il Giorno internazionale della lingua madre che cade il 21 febbraio. Ce l’ha ricordato l’antropologo e raffinato scrittore Marino Niola dalle pagine del Venerdì di Repubblica.
In particolare, mi ha colpito questo brano:

“La verità è che i limiti del nostro linguaggio sono i limiti del nostro mondo. E l’idioma nel quale nasciamo è la nostra fabbrica della realtà. Il luogo di formazione del nostro patrimonio di giudizi, valori, competenze e sentimenti. Se perdiamo questa ricchezza, non diventeremo poliglotti ma apolidi, stranieri anche a noi stessi che vagano per le vie di Babele…”
Da meditare.
Passa il treno

(poesia)
Passa il treno dei giorni
con il suo carico di volti
fuggitivi dietro i finestrini
Tu conti i vagoni e cerchi
qualcuno che hai incontrato
in qualche stazione della vita
Presi dall’ansia della meta
i viaggiatori mirano un punto
diritto davanti a sé, chiusi
come una merce più o meno
di pregio non guardano fuori.
E il treno dei nostri giorni
va e va. Ma una bambina,
lei sola, si volta verso di noi
e quando gli sguardi s’incrociano
saluta con la manina e ride:
del treno resta un sordo rumore.
Anonimo ‘25