Nel grande centenario di Marco Polo, celebrato non solo a Venezia, la mostra del fotografo Edward Burtynsky all’M9 di Mestre ci sta benissimo: anche qui, nel Museo del Novecento, infatti, come nel Milione, si squaderna un mondo, ed è la Terra vista attraverso lo “sguardo armato” di un grande artista dell’immagine: il suo sguardo è armato con tecnologie avanzate che gli consentono di proiettare su grandi superfici – addirittura alcune vaste come pareti – le immagini raccolte in tutto il pianeta.
Anche Burtynsky, moderno marcopolo, ha compiuto viaggi memorabili, anche lui affascinato dal meraviglioso, cercato e scoperto nel suo viaggio terrestre oggi memorizzato per noi in stereometrie poetiche e drammatiche, paesaggi, se ancora si può usare questa definizione che tutti comprendiamo, che a volo d’uccello (i droni, l’elicottero) ci fanno pensare a tatuaggi incisi sulla “pelle” della Terra.
Burtynsky novello Marco Polo

Io credo che l’intera mostra (fino al gennaio 2025) si possa leggere come un inno alla materia di cui è fatto il mondo, e l’artista canadese l’ha esaltata nelle sue varie manifestazioni: materia gloriosa nelle Astrazioni/Estrazioni; materia trasfigurata nelle opere dell’Uomo (Industria, agricoltura), e materia decaduta (Waste in originale) che è la parte marcia della nostra realtà: il Rifiuto; che si alimenta con i residui di un’altra materia, che non esisteva in natura e l’Uomo l’ha creata: la Plastica.
La sezione più fascinosa nella sua spettacolarità è quella delle miniere a cielo aperto che, fotografate dai droni, sono come giganteschi fiori, o bizzarri disegni di fantasia: la loro bellezza è incredibile, poesia e tecnologia sono il risultato anche estetico del duro lavoro e della tecnica della nostra specie. Verrebbe da dire che, scavando il suolo, cioè nella realtà minerale, alla ricerca di autentici tesori sepolti, l’umanità ha provocato fantastiche ferite nel corpo terrestre.
Burtynsky educatore

I grandi pannelli che occupano il terzo piano dell’M9 ci attirano e ci “educano” alla visione grandangolare del nostro pianeta e della sua natura di cui siamo parte viva e, ahimè, anche aggressiva. Lo stupore, però, lascia presto il posto alla consapevolezza di che cosa abbiamo fatto, e stiamo facendo, al mondo, nostra culla e nostra eredità.
Ha scritto Burtynsky: “Veniamo dalla natura. È importante avere una certa riverenza per ciò che è natura, perché siamo ad essa collegati. Se distruggiamo la natura, distruggiamo noi stessi”.
Messaggio ricevuto.
Silenzio…parla il vento

In questi mesi centrali dell’estate il Sole24Ore ha pubblicato un fascicolo intitolato Il potere del silenzio, uno studio di Nicoletta Polla-Mattiot che, simile ad un galateo della comunicazione orale, insegna “l’uso e gli usi del silenzio” con particolare riguardo alle parole, alle pause e – fondamentale – all’ascolto. Una piccola curiosità: un brano del libro è stato scelto come traccia d’italiano per il recente esame di maturità. E proprio la nostra maturità personale di cittadini, ci esorta il libretto, dovrebbe farci consapevoli che il silenzio è un bene comune, quindi appartiene all’esperienza personale.
“Tutti abbiamo vissuto nel quotidiano silenzi fecondi” cito dal testo, “silenzi ipoteticamente carichi di significati (e perciò interpretabili, decodificabili, decriptabili): silenzi d’amore, d’intesa, di dominio, di controllo. Silenzi professionali, silenzi personali e intimi. Ne abbiamo usati altrettanti con una presunzione di intensità che è, innanzitutto, fiducia nella comunicabilità di emozioni e pensieri. È un punto di vista ingenuamente ottimista, seppur fecondo”.

Ognuno dovrebbe saper dosare questo patrimonio, ma proprio in questo periodo di vacanze si incontrano esempi di persone la cui logorrea fa a pugni non dico col silenzio ma con la buona educazione sicuramente. Il positivo tuttavia resiste, ed è frutto di un “mutismo volontario” che – udite udite – si fa addirittura iniziativa d’impronta sociale, cioè si esprime in incontri chiamati Silent party: si paga l’ingresso ma non si ascolta musica, non si bene alcool, non si fuma, e chi parla viene espulso.
Personalmente amo il silenzio vivo, quello per esempio colorato dall’eco di una musica lontana portata dal vento.
Sorprese

(poesia)
Ci sorprende una farfalla
che, fragile com’è,
vedi volare controvento
in tutta leggerezza.
Ci sorprende scoprire
che un autista europeo
prenda a cinghiate
le giovani migranti
che ha trasportato
clandestinamente.
Ci sorprende il sorriso
lieto e riconoscente
di uno sventurato
senza l’occhio sinistro
che chiede il tuo obolo
sotto il portico di casa
e ti sembra felice.
C i sorprende la rondine
che in picchiata dal nido
pigolante si lancia a pelo
d’acqua lungo il torrente:
una scorpacciata d’insetti
e la cabrata del ritorno:
l’andirivieni della fame.
Mi sorprende un rettangolo
di prato che fiorisce selvaggio
nell’aria di odori antichi
in un contesto d’erba rasata:
natura e cultura, pensi.
Anonimo ‘24
Grazie di e-sistere e di re-sistere, carissimo Ivo! 😘😘😘
Ma dove le trovi queste poesie bellissime! E attuali. E profonde. E sconvolgenti!.
Poi il silenzio, un argomento infinito. Che si collega bene al saper ascoltare, un’arte a molti sconosciuta, anche se fondamentale. Sembra che solo poche persone abbiano né la voglia, né l’educazione e nemmeno il tempo (!) per ascoltare. Peccato!
Il S I L E N Z I O! Che il silenzio sia d’oro è pura verità. Cosa esiste di più profondo, rilassante, rinvigorente per la mente e per lo spirito del SILENZIO. A scuola, da bambini, si faceva il gioco del silenzio: un gessetto in uno dei pugni chiusi, si sceglieva un compagno che, con un solo cenno della mano, doveva indovinare dove il gesso fosse nascosto. Non era solo un gioco, ma una strategia per rilassarci prima di tornare a casa dopo una mattinata intensa. Il silenzio non è mai assoluto: in questo periodo afoso, a casa mia, si sente il frinire incessante delle cicale maschio che fanno vibrare le lamine per corteggiare le femmine. Un tempo sentivo anche, vicino al fossato del castello, il gracidare delle rane (ora sparite).
Il silenzio è come l’aria, non è vuoto, ma pieno. Potrebbe far paura, perché fa pensare, fa riflettere, forse per questo molti passeggiano con le cuffiette, si distendo o al sole al mare o al lago con lo stereo a volume alto senza preoccuparsi di arrecare disturbo.
È la Sorpresa, caro Anonimo, che provo ogni volta che vedo lo sguardo felice di un bambino, gli alberi frondosi, gli uccelli in volo, l’acqua limpida, le montagne imponenti… e le mie splendide figlie. Tante cose sono motivo di sorpresa, a volte non gradita… come quando tornata a casa ho trovato il contenuto di cassetti e armadi gettati a terra ma mani malandrino.
Ho pensato : sono oggetti, si possono sistemare.