La nuova mostra del Museo del ‘900 M9, a Mestre, aperta al pubblico il 21 giugno, accoglie la più ampia esposizione mai realizzata sugli oltre quarant’anni di carriera del grande fotografo canadese Edward Burtynsky, che arriva per la prima volta in Italia dopo il fortunato debutto alla Saatchi Gallery di Londra.
Il titolo, “Extraction / Abstraction” si affida a un gioco di parole, che richiama contemporaneamente sia il contenuto dei soggetti fotografici che la forma artistica utilizzata per esprimerli e realizzarli.
Il tema base

L’intento dell’artista è quello di indagare, attraverso il suo lucido sguardo, le conseguenze ambientali del sistema industriale: tema alla base del suo progetto Anthropocene del 2019, che ha poi viaggiato in tutto il mondo, riscuotendo sempre critiche entusiastiche. In questa nuova esposizione – curata da Marc Mayer, già direttore della National Gallery of Canada e del Musée d’Art Contemporain di Montreal, con progetto allestitivo di Alvisi Kirimoto – Burtynsky invita noi spettatori a guardare oltre i luoghi fotografati, oltre la nostra esperienza e le nostre aspettative, per capire davvero l’impatto dell’uomo sul futuro degli habitat terrestri.
La fotografia

Le grandi e a volte gigantesche fotografie di Burtynsky sembrano a un primo sguardo affascinanti e indecifrabili campiture di colori e di forme astratte, ci ricordano certe tele di Jackson Pollock. Rimaniamo come sospesi di fronte a oggetti naturali o antropici spesso non immediatamente intellegibili, ma, grazie alla profonda comprensione storica dei processi industriali novecenteschi dell’autore, dei contesti geografici e culturali selezionati nelle sue campagne, veniamo catturati dentro l’opera fino a comprenderla pienamente. L’astrazione comunicata dall’immagine che abbiamo davanti ci suscita un forte straniamento e allo stesso tempo una profonda esperienza estetica. Il punto di vista è sempre dall’alto, inizialmente gli scatti sono stati eseguiti dall’aereo o dall’elicottero, poi, con il procedere della tecnologia di cui Burtynsky è pioniere, dai droni.
La mostra si compone di sei sezioni tematicheche illustrano tutti i principali campi di azione del fotografo canadese, con oltre 80 fotografie di grande formato, 10 enormi murales ad altissima definizione e alcuni dei principali strumenti fotografici che hanno reso celebre Burtynsky, inclusi quei droni, appunto, che gli hanno permesso di allargare ulteriormente l’obiettivo delle sue fotocamere.
1. Astrazione / Abstraction

Le fotografie di questa sezione ci catturano con frequenti allusioni alle convenzioni dell’astrattismo, scelta artistica nata all’inizio del ventesimo secolo come rottura radicale con i vecchi metodi. Invece di rappresentare figure, oggetti o paesaggi riconoscibili esplorava la forma, la struttura e il colore in quanto tali. Allo stesso modo guardiamo le fotografie di Burtynsky: capita di apprezzarne la bellezza astratta prima di riconoscere i luoghi della fatica e, troppo spesso, della follia umana.
2. Estrazione / Extraction

Questa sezione è dedicata al settore dell’estrazione mineraria che dissotterra i materiali su cui si basa il nostro moderno stile di vita. Ma scavare gallerie nelle profondità della crosta terrestre è solo uno dei modi usati per ricavare preziose materie prime. I minatori che sfruttano le miniere a cielo aperto fanno brillare con gli esplosivi i tesori sepolti. L’industria del petrolio e del gas estrae i combustibili fossili mediante trivellazione, pompaggio, lavaggio e fracking. I raccoglitori di sale usano l’evaporazione. In un secolo di esplosione demografica le aree del pianeta non inalterate dalle attività umane sono scomparse, come si vede chiaramente dal proliferare delle microplastiche e dagli effetti sistemici del riscaldamento globale causato dagli esseri umani. Molti scienziati sostengono che abbiamo lasciato l’Olocene, l’era geologica iniziata alla fine dell’era glaciale, per entrare nell’Antropocene, l’era segnata dalle azioni di un’unica specie: la nostra.
3. Industria manifatturiera e infrastrutture / Manufacturing and Infrastructure

Per generazioni le macchine ci hanno aiutato ad esaudire i nostri desideri e a soddisfare le nostre necessità. Ora invece sono spesso gli esseri umani ad assistere le macchine, le quali hanno sempre meno bisogno di noi. Una parte importante del lavoro di Burtynsky riguarda l’industria manifatturiera, dallo sfruttamento della manodopera in Cina e nelle sue società controllate all’estero, fino agli stabilimenti automobilistici tedeschi in Sudafrica, dove il lavoro è svolto quasi interamente da robot. Ciò che le fabbriche non producono, lo trasformano.
Le infrastrutture sono costituite da ponti, dighe, strade, fognature, reti elettriche e di telecomunicazione e così via, necessarie al funzionamento delle nostre società ed economie. Molte fotografie di Burtynsky si concentrano sulle infrastrutture. Se il nostro habitat è il soggetto generale, la natura, sempre più artificiale, dell’ambiente in cui viviamo è il messaggio finale: pur di adattare il pianeta alle nostre esigenze, lo abbiamo completamente rimodellato.
4. Agricoltura / Agriculture

Sul nostro pianeta vivono più di otto miliardi di persone e tutti abbiamo bisogno di mangiare. Con l’aumento della popolazione cresce anche il nostro bisogno di cibo e di terreni per produrlo. Questo ha un costo enorme: il disboscamento di amplissime aree di antiche foreste, l’esaurimento delle falde acquifere per irrigare campi in terreni aridi, l’infiltrazione di pesticidi e fertilizzanti tossici nell’ambiente e le continue emissioni di gas serra quasi ad ogni fase della produzione alimentare.
Le fotografie di Burtynsky ci mostrano la natura e la scala di questo settore, insieme ad alcuni suoi aspetti meno conosciuti. L’interesse di questo artista per l’agricoltura lo ha portato a conoscere esempi molto particolari: le vaste distese geometriche dell’irrigazione circolare, le trame surreali dell’aridocoltura e le immense monocolture di un solo colore. Le sue immagini ci mostrano l’ingegno stupefacente che abbiamo sviluppato per coltivare il cibo, per quanto distruttive siano alcune di queste pratiche.
5. Rifiuti / Waste

Dal cibo ai transatlantici, nulla di ciò che produciamo scompare completamente quando viene buttato via. Le cose possono essere trasformate in qualcosa di diverso – possibilmente di buono – oppure restare le stesse per sempre. Chiamiamo rifiuti “buoni” quelli biodegradabili e non dannosi per la natura, ma senza opportuna ossigenazione anche il compost produce metano, che è un pericoloso gas serra.
Sappiamo che la plastica è particolarmente dannosa perché in molte delle sue forme non è biodegradabile. È utilizzata in quasi tutto ciò che produciamo e la troviamo ovunque, persino nel nostro corpo. Dall’interesse di Burtynsky per i rifiuti sono nate alcune delle sue opere più conosciute, tra cui un esempio memorabile è la serie Shipbreaking, che risale ai primi anni 2000 e rappresenta un vero punto di svolta nella sua carriera. Da allora Burtynsky ha fotografato colossali cimiteri di pneumatici in California, enormi impianti di riciclo di componenti elettroniche in Cina, una gigantesca discarica di plastica in Kenya. Sotterrare, bruciare, trasformare, riciclare… il destino dei rifiuti ha ispirato immagini potentissime a un artista che ci mostra il ciclo completo della modernità industriale.
6. Cronologia e archivio dei processi / Archive of Process

La carriera di Edward Burtynsky è andata di pari passo con i più grandi cambiamenti tecnologici avvenuti nella fotografia dalla sua invenzione nel 1839. Il suo lavoro ha infatti anticipato innovazioni che sono poi divenute la norma, come lo scatto a distanza e la stampa digitale. Nel 1986 Burtynsky fondò la Toronto Image Works, un servizio di elaborazione e stampa fotografica rivolto soprattutto agli artisti. Questa attività gli permetteva di accedere tempestivamente alle attrezzature e alle tecniche più recenti, non appena si affacciavano sul mercato.
Da allora Burtynsky ha proseguito l’attività imprenditoriale con la realtà aumentata e la stampa 3D, entrambe estensioni della sua fotografia. Pur essendo molto noto come artista, questa sezione della mostra racconta un Edward Burtynsky meno conosciuto: il tecnico all’avanguardia. La mostra ripercorre gli ultimi decenni della sua evoluzione nella tecnica fotografica e mostra alcune delle macchine fotografiche e dei dispositivi da lui utilizzati. Si vedono in questa sezione anche fotografie inedite di Burtynsky al lavoro, scattate mentre utilizza tecnologie analogiche e digitali in vari momenti e luoghi della sua carriera. Negli anni della formazione Burtynsky ha sempre tenuto un diario. In mostra è esposto anche un documento originale, aperto ad una pagina significativa: una sorta di primo credo dell’artista, risalente all’ottobre 1983.
Uno spazio della mostra è infine intitolato XYLELLA STUDIES
La Xylella fastidiosa è un fitopatogeno associato a gravi malattie in una vasta gamma di piante. In Europa è stata rilevata per la prima volta nel 2013 sugli ulivi nel sud della Puglia per poi diffondersi in Francia, Spagna e Portogallo. In meno di un decennio ha portato a essiccamento rapido più di 20 milioni di ulivi in Salento, dove la monocoltura dell’ulivo è ampiamente diffusa.
Nel 2021 la Fondazione Sylva, che svolge attività di riqualificazione del territorio principalmente attraverso la riforestazione, ha incaricato Edward Burtynsky di documentare il disastro ambientale avvenuto negli uliveti in Puglia. La sintesi di quel lavoro si trova al secondo piano di M9, in nove fotografie: un viaggio tra gli ulivi perduti, il racconto di un paesaggio che è stato spazzato via come da un diluvio.
La direttrice

Nel presentare la mostra Serena Bertolucci, Direttrice di M9 – Museo del ’900 ha dichiarato: “Con questa splendida esposizione, M9 prosegue il suo racconto intrecciato tra le storie del Novecento e i loro segni nel presente attraverso i linguaggi dell’arte. La missione di M9 è invitare i visitatori a porsi nuovi interrogativi sulle sfide e le urgenze dei nostri tempi: attraverso le magnifiche testimonianze di Burtynsky, vogliamo porre un nuovo sguardo sull’eredità dell’età industriale sul pianeta, indagando il rapporto tra uomo e natura”.

Per l’autore, Edward Burtynsky, questa mostra rappresenta non solo un momento importante della sua carriera ultraquarantennale, ma anche un’occasione di dialogo sulla nostra eredità ambientale globale. Ha affermato: “Dopo la prima tappa a Londra, l’impegno di M9 – Museo del ’900 nell’esplorare le questioni contemporanee attraverso esperienze innovative fornisce lo sfondo ideale per esaltare il mio lavoro. Con la sua attenzione alle odierne sfide sociali, è un luogo perfetto per accogliere le mie opere e offre uno spazio emozionante in cui riflettere sulle conseguenze ecologiche dell’industrializzazione e sulla complessa interazione tra progresso umano e gestione dell’ambiente. Grazie alla curatela di Marc Mayer, questa mostra mette anche a fuoco molti dei riferimenti storico-artistici e delle influenze della pittura sul mio lavoro”.

L’esposizione sarà aperta al pubblico fino al 12 gennaio 2025, info qui: https://www.m9museum.it/mostre/burtynsky-extraction-abstraction/
Chi è Edward Burtynsky

Edward Burtynsky è considerato uno dei fotografi contemporanei più affermati al mondo. Le sue straordinarie rappresentazioni fotografiche di paesaggi industriali testimoniano oltre 40 anni di impegno nel documentare l’impatto dell’uomo sul pianeta. Le sue fotografie sono presenti nelle collezioni di oltre 80 tra i più importanti musei di tutto il mondo. Tra le principali mostre si ricordano BURTYNSKY: Extraction / Abstraction(2024), presentata in anteprima alla Saatchi Gallery di Londra; Anthropocene (2018); Water (2013) organizzata dal New Orleans Museum of Art & Contemporary Art Center, Louisiana; Oil (2009) presso la Corcoran Gallery of Art di Washington D.C.; China (tournée quinquennale del 2005) e Manufactured Landscapes (2003) presso la National Gallery of Canada.
Tra i premi vinti da Burtynsky nella sua quarantennale carriera, spicca il primo TED Prize nel 2005, che ha condiviso con Bono e Robert Fischell, nel 2006 è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine del Canada, del Governor General’s Awards in Visual and Media Arts, dell’Outreach Award ai Rencontres d’Arles, del Roloff Beny Book Award e del 2018 Photo London Master Photography Award. Nel 2019 ha ricevuto l’Arts & Letters Award all’annuale Maple Leaf Ball dell’Associazione canadese di New York e il Lucie Award 2019 per i risultati ottenuti nella fotografia documentaria.
Inserito nella Hall of Fame dei fotografi
2020 è stato insignito della Royal Photographic Society Honorary Fellowship e nel 2022 è stato premiato con l’Outstanding Contribution to Photography Award dalla World Photography Organization. Nel 2022 è stato inserito nella International Photography Hall of Fame e ha ricevuto il premio annuale Pollution Probe Award per il 2022.Tra i numerosi riconoscimenti, di recente ha ricevuto il Premio PHotoESPAÑA 2023 per la carriera professionale e il Premio Pino Pascali (25° edizione).
Burtynsky è stato anche una figura chiave nella produzione della premiata trilogia di documentari Manufactured Landscapes (regia di Jennifer Baichwal, 2006), Watermark (regia di Baichwal e Burtynsky, 2013) e ANTHROPOCENE: The Human Epoch (regia di Baichwal, Nicholas de Pencier e Burtynsky, 2018). Tutti e tre i film continuano a partecipare a festival in tutto il mondo. Burtynsky è attualmente titolare di nove lauree honoris causa.