Addio a Roberto Tumbarello. www.enordest.it perde un amico, uno dei primissimi collaboratori, un giornalista famoso e libero. I nostri lettori lo conoscono per i suoi appuntamenti settimanali con “A modo mio” e “Diario liberale”. Raccontava i fatti della settimana, diceva quello che pensava, criticava chiunque sbagliasse per incapacità e presunzione nel fare il proprio mestiere. Ne aveva per i politici improvvisati, per i dilettanti in ogni professione, per chiunque abusasse del potere e del ruolo. Uno sguardo sempre lucido, mai al servizio di qualcuno; l’indipendenza di un professionista collaudato e di chi, anche per l’anagrafe, aveva capito un po’ di cose. Non aveva pregiudizi, soprattutto in politica; era uno che amava la storia, soprattutto della sua Italia, l’aveva studiata e l’aveva in buona parte vissuta
Chi era Roberto Tumbarello

Roberto Tumbarello era nato a Marsala nel giugno 1936, era cresciuto nella Sicilia della guerra e dello sbarco degli americani e ricordava quei giorni con lucidità. Laurea in giurisprudenza e sbarco a Roma, la grande città, col pallino del giornalismo, una passione che aveva scoperto su un giornale di Marsala e poi sulle pagine del “Giornale di Sicilia”. Scuola di bottega, specie la prima, di quelle che formano e lasciano il segno. Piombo e carta, zinco e piccole rotative. A Roma Roberto incomincia una gavetta più difficile, ma più formativa: s’avvicina ai grandi quotidiani, specie quelli della sera che in un tempo di nessuna o poca tv, erano più di un telegiornale, erano il titolo gridato per strada sull’ultimo delitto o sull’ultimo scandalo. Entra così a pieno titolo nel mondo del giornalismo nel quale sarà redattore, poi inviato speciale, anche direttore di un quotidiano a Napoli.
Un modo particolare il suo di avvicinarsi alla notizia e ai protagonisti

Una maniera sorprendente e personale che lo porterà a stringere amicizia con alcuni personaggi della vita politica e mondana internazionale. E’ stato in buoni rapporti col Papa Giovanni Paolo II, col Presidente della Repubblica Sandro Pertini, con l’ex regina Maria Josè. Ha seguito i viaggi di pontefici e presidenti. Ha avuto una amicizia inattesa con un grande della letteratura, l’argentino Borges. Intervistato per quello che allora era il settimanale popolare più diffuso in Italia, “Gente”, tutti i personaggi da copertina: da Arafat ad Aldo Moro, da Anna Magnani a Vittorio De Sica, da Ira Furstenberg a Kashoggi, dall’ex re d’Inghilterra Edoardo VIII alle principesse Savoia, da Madre Teresa di Calcutta a Gianni Morandi. Sul cantante, allora al culmine della carriera, a fine anni ’60 aveva scritto un libro per raccontarne la storia, era in qualche modo la prima biografia di un cantante famoso e attore popolare, idolo di una generazione.
Roberto Tumbarello si divertiva

Tumbarello ha raccontato il mondo che ha attraversato con scrupolo e divertimento. Sapeva tutto di tutti, era una miniera di ricordi e di aneddoti, di piccoli segreti, di curiosità. Non c’era personaggio del quale non sapesse qualcosa, spesso di inedito. Ne aveva conosciuto tanti, con molti era andato in auto, aveva giocato a carte, si era seduto al tavolo di un casinò, aveva cenato, aveva cantato e riso. E ne era sempre uscito senza perdere niente della sua libertà e del suo buonumore.
Ha anche scritto molti libri tra politica e gioia di vivere, mettendosi dalla parte del lettore, dalla parte del più debole, mai da quella del potente di turno. Già dai titoli si capiva: “Gesù era di destra o di sinistra?”, “Si salvi chi può”, “Il denaro non vale nulla finchè non si spende”.
Il mio incontro con Roberto Tumbarello
Ho conosciuto Roberto una cinquantina d’anni fa, siamo stati compagni d’avventura in un giornale nuovo, all’avanguardia per tecnologia, fortunato per riscontro in edicola ma condannato da una lotta che si combatteva sopra la sua testa. Anni dopo si sarebbe scoperto che su quel giornale c’era una lotta che coinvolgeva non pochi iscritti nella Loggia P2. Ci ritrovammo in molti, allora, a cercare lavoro spargendoci per l’Italia. La sfortuna si trasformò per tutti in una nuova fortuna. Roberto divenne inviato di “Gente” e subito una firma popolare per il grosso pubblico. Ci siamo ritrovati più volte in giro per lavoro, specie negli anni in cui lui veniva a Venezia come esperto di comunicazione e di diritti umani e portavoce in Italia del Consiglio d’Europa. Tanti i convegni organizzati in Laguna con esponenti internazionali, i confronti tra giornalisti locali e giornalisti dei vari paesi dell’Unione.
Addio Roberto Tumbarello

Partiva in vacanza con la moglie Margy su un’auto che invecchiava e sbuffava con lui, più di un migliaio di chilometri tra andata e ritorno, Roma-Cortina, e una tappa immancabile a Mestre e dintorni. Amava la buona tavola, ricordava ogni cena alla quale aveva partecipato, da quelle nel Principato di Monaco a quelle più spartane sotto la tenda di Arafat, a quelle sulla grande barca di Kashoggi. Tra i primi servizi da cronista ricordava le fughe notturne in vespa al tempo della Dolce vita, dietro la diva americana un po’ ubriaca o dietro un ex re d’Egitto che impazziva per l’insalata russa.
A ottobre Roberto ha avuto un ictus, ha ritrovato un po’ di lucidità ma è passato da un problema all’altro, ogni volta che stava per tornare a casa c’era sempre una nuova infezione a bloccare le dimissioni. L’ultima il 24 marzo, una bronco polmonite, e non c’è stato niente da fare per un fisico ormai provato.
I funerali si sono svolti a Roma, molti giornali italiani hanno ricordato il vecchio inviato di tante inchieste. Roberto lascia la moglie Margy, egittologa, e tre figli: Patrizia, Alice e Fabrizio. La prima è medico, la seconda lavora e vive negli Usa, Fabrizio è inviato sportivo della Rai e conduce una trasmissione sul calcio.
Per ricordare ai lettori lo stile di Roberto Tumbarello e la sua ironia nel raccontare, pubblichiamo l’ultimo articolo che ci aveva mandato e che ricordava la sua amicizia con un grande del cinema mondiale, Vittorio De Sica.