Cambia il calendario di adeguamento agli standard della Direttiva UE per le cosiddette Case Green: l’obiettivo da raggiungere, adesso, è il 16% in meno di consumi per gli immobili residenziali, e c’è tempo fino al 2030. La versione iniziale della Direttiva Ue sulle Case Green prevedeva obiettivi precisi di miglioramento delle prestazioni energetiche, per esempio il raggiungimento della classe energetica “E” per tutti gli edifici residenziali entro il 2030 e della classe energetica “D” a partire dal 2033. Ora, è attesa entro il prossimo mese di Marzo l’approvazione definitiva della Direttiva Europea per le cosiddette “Case Green”.
La commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento Europeo ha confermato con 38 voti a favore, 20 contrari e 6 astenuti l’accordo raggiunto lo scorso 7 Dicembre sulla revisione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici. L’intesa passerà ora al vaglio dell’intera Eurocamera durante la sessione di Marzo. Il nuovo testo è un po’ più elastico del precedente, perché concede più tempo per adeguarsi e, soprattutto rende meno rigide le regole da seguire per riqualificare energeticamente gli edifici residenziali. L’obiettivo intermedio che si intende raggiungere con l’applicazione delle nuove regole è di arrivare al 2030 con la riduzione delle emissioni nella percentuale citata prima, mantenendo fermo il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Cosa prevede la nuova direttiva

Come ormai sappiamo più o meno tutti, la direttiva europea denominata “Case Green” ha come oggetto le prestazioni energetiche degli edifici, che dovranno via via essere ridotte, fino a raggiungere la neutralità climatica entro l’anno 2050. Ma ci sono, appunto, da qui al 2050, alcuni obiettivi intermedi. La versione finale, in fase di approvazione in questi giorni, prevede alcune disposizioni che cambiano in funzione delle diverse tipologie edilizie (immobili nuovi, immobili usati, di proprietà sia privata sia pubblica) alle quali sono rivolte e con particolare attenzione agli impianti di trattamento dell’aria, climatizzatori e caldaie.
Lo slittamento di 5 anni, che in realtà permette di arrivare fino al 2040, del divieto di installare caldaie a gas e la possibilità di non installare impianti fotovoltaici su tutti i tetti delle case (che, però rimane un obbligo per gli edifici residenziali di nuova costruzione), è forse la principale tra le novità previste. Nella Direttiva UE è stato introdotto comunque l’obbligo di ridurre i consumi del 16% entro il 2030 e del 22% entro il 2035. Infine, dal 2030 tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero.
Come si muove l’Italia con la nuova direttiva. Il cronoprogramma

La nuova stesura della Direttiva UE consente ai Governi dei vari Stati aderenti la possibilità di adottare un proprio crono-programma intermedio, sempre che questo rispetti i MEPS, cioè i Minimum Energy Performance Standards (in italiano: Standard Minimi di Prestazione Energetica), senza oltrepassare i limiti fissati con i macro-paletti dall’UE.
Il ragionamento che sta alla base di questa decisione, applicato anche per il raggiungimento degli obiettivi intermedi, sostanzialmente dice che non sono più le emissioni dei singoli edifici quelle che contano davvero ma la media dei consumi dell’intero patrimonio edilizio nazionale.
L’Italia ha un vero e proprio problema in ordine a questi vincoli, stante la vetustà del patrimonio edilizio residenziale che, per una quota che va oltre il 70% del totale, è in mano ai privati; ma c’è di più (e di peggio!): secondo l’ultimo rapporto Enea, oltre la metà delle abitazioni residenziali è in classe energetica “G” o “F”, i due livelli più bassi previsti per il calcolo della prestazione energetica.
Un adeguamento, quello imposto dalla Direttiva, che da noi potrebbe essere piuttosto complicato e parecchio oneroso. Sempre citando l‘Enea, infatti, solo il 26% delle abitazioni su tutto il territorio nazionale si trova in una classe energetica superiore alla “D”; il 34% per esempio è in classe “G”, la più energivora, mentre il 24% circa si trova in classe “F” e un ulteriore 16% circa è in classe “E”. Sono, alla fine, circa 11 milioni le case che andranno efficientate e che dovranno diventare un po’ più “Green”.
Per nostra fortuna, la soluzione prevista nella nuova stesura della Direttiva lascia ai singoli Governi l’autonomia di definire il calendario che più si adatta al proprio scenario di partenza, pur rispettando una serie di vincoli e obiettivi comuni a tutti gli Stati membri.
Le tappe del nuovo cronoprogramma

La direttiva prevede momenti intermedi, operando un doveroso distinguo tra gli edifici residenziali e quelli non residenziali;
• riduzione dei consumi negli edifici non residenziali “messi peggio”: -16% entro il 2030 e -26% entro il 2033;
• riduzione del 20-22% per l’intero patrimonio edilizio residenziale entro il 2035, con il 55% della riduzione che dovrà derivare da interventi di ristrutturazione edilizia e di efficientamento energetico da effettuarsi sugli edifici meno performanti.
E per gli edifici esistenti? Saranno i singoli Stati membri dell’UE a stabilire le regole e i tempi necessari a raggiungere gli obiettivi prefissati; comunque, tempi o non tempi, gli edifici dovranno aumentare la propria efficienza energetica del 16% entro il 2030.
Arriviamo fino al 2035 per il raggiungimento di ulteriori obiettivi, differenziati tra loro:
• gli immobili residenziali (tutti gli immobili residenziali!) dovranno aumentare il risparmio energetico dal 16% di partenza al 22%;
• gli immobili non residenziali, invece, dovranno ridurre i propri consumi di energia al 26%.
Dal 2032 gli immobili ristrutturati avranno l’obbligo di installare impianti fotovoltaici.
Dal 2040 non si potranno più installare caldaie a gas ma già nel 2025 termineranno gli incentivi, salvo quelli per gli impianti con sistemi ibridi, che sopravviveranno.
E le nuove costruzioni?

• A far data dal 2028, gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere tutti a emissioni zero e, entro la stessa data, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere alimentati da impianti fotovoltaici.
• Dal 2030, poi, anche gli immobili privati di nuova costruzione (sempre se residenziali), dovranno essere ad emissioni zero.
Case non vendibili dal 2030?
In base alle disposizioni attuali, non sono previsti blocchi alle vendite ma, considerati i tempi necessari per gli interventi, è imperativo agire subito per poter proporre sul mercato una casa appetibile.