È un puro caso di serendipity. Uno parte per scoprire le Indie e invece scopre l’America. È successo alla dottoranda cremonese dell’Università di Ca Foscari-Venezia, Beatrice Tanzi, 32 anni, andare in Dalmazia, isola di Pago, per un seminario d’arte e scoprire un Giovanni Bellini, giovane.
Beatrice e l’incontro con Bellini

“Ero in Dalmazia due anni fa – spiega la ricercatrice – per un progetto ERC – AdriArchCult, diretto dalla docente croata Jasenka Gudelj. Il tema era molto particolare: canonici lateranensi in Veneto, quando nell’isola di Pago, meta conosciuta dai turisti italiani, andiamo a visitare il convento delle monache benedettine di Santa Margherita. Nel gruppo per il concorso di dottorato eravamo sono due italiani”.
E allora?

“Nella chiesetta noto un piccolo quadro, una tavola 54,5 x 44,5. Molto malandato e trascurato. Era una Madonna con bambino datato 1460. E rimango folgorata”.
Beatrice perché?

“La nostra docente, parlava di vaghe attribuzioni. Bottega di Francesco Squarcione, un pittore padovano del periodo, oppure nell’ambito di Andrea Mantegna e Bartolomeo Vivarini secondo la storiografia croata di 40 anni fa. E se invece fosse Giovanni Bellini giovane?”.
“Io non demordo, faccio delle foto e tornata in Italia comincio le dovute ricerche e i confronti figurativi. Sento diversi docenti, dall’università di Bologna fino al Salento. Sento il docente di storia dell’arte Giovanni Maria Fara che mi convince a proseguire le ricerche”.
Quali ricerche, visto che Zuane Belin, ovvero Giambellino, nato nel 1430 a Venezia, non aveva lasciato molte tracce scritte della sua lunga vita artistica?

Si sa che era morto circa novantenne, che era il cognato di Mantegna, per via della sorella Nicolòsia, che forse era il figlio naturale di Jacopo Bellini. Anche lui famoso pittore nato alla fine del Trecento assieme ad Antonio Vivarini. Giovanni era fratello di Gentile. Insomma una scuola familiare di pittura veneta di tutto rispetto. Non c’è nessuna traccia di viaggi in Dalmazia di Zuane Belin e nessun riferimento alle monache benedettine di Pago, celebri anche per la scuola di merletti. Salvo un viaggio certo di Gentile a Costantinopoli. Fare piccoli quadri di Madonne era un bel business all’epoca, per una bottega di pittura.
Beatrice quali sono le sue supposizioni, visto che non ci sono tracce storiografiche?

“La prima cosa è il paesaggio collinare, ripetuto moltissime volte da Giovanni Bellini. Sembrano addirittura i Colli Euganei. Poi il viso imbronciato del Bambin Gesù, tipico del suo pennello. In altre tele custodite alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, oppure alla National Gallery di Londra, il piccolo in braccio a Maria è sempre lo stesso. Così anche il volto assorto della Madonna. Inoltre il ricco mercante di Pago, Mišolic, che commerciava il sale, era di casa a Venezia e forse il committente per le monache benedettine”.
Ora la rivista scientifica britannica “The Burlington Magazine” ha deciso, dopo due anni di ricerche, di pubblicare il suo saggio. Una specie di imprimatur internazionale.
Soddisfazioni? Per il momento poca solidarietà nel mondo accademico italiano e qualche cattiveria nei social. Ma ormai i leoni da tastiera sono dappertutto.
E adesso che si deve fare, Beatrice Tanzi, giovane ricercatrice di Ca’Foscari?

“Il mio sogno sarebbe di poter restaurare l’opera in Italia, magari al Brera, da Carlotta Beccaria. La numero uno a Milano. Ci vogliono parecchi soldi, diciamo sui 30 mila euro. L’opera è proprio mal messa”.
E come si possono convincere le autorità croate?
“Già l’isola di Pago, Pag, è un’opera d’arte naturale, con un Giovanni Bellini da visitare, un motivo in più per andare in vacanza…”