Sembra un ragazzone alto e snello e invece ha passato i 50 anni. Poteva fare il fotomodello, diciamo che avrebbe giocato in casa. Chi è? Si chiama Rodrigo Basilicati, suo prozio era il mitico Pierre Cardin. Morto a 98 anni nel 2020 a Parigi, lasciando un impero miliardario e qualche rogna per l’eredità. Rodrigo, alto oltre un metro e novanta, invece di fare il modello, si laurea in ingegneria a Padova, si diploma in pianoforte al celebre Conservatorio Franz Liszt di Budapest e si mette a fare l’artista creativo. Vive tra Padova, dove è nato, Treviso e Venezia.
Nipote testimonial di Cardin, simbolo della Marca
L’incontro fatale della sua vita avvenne a Treviso nel 1995. Il sindaco di allora Giancarlo Gentilini, vuole onorare il celebre concittadino nato a Sant’Andrea di Barbarana. È lo stilista francese più rivoluzionario e conosciuto al mondo. Il primo ad aprire i mercati in Cina. Il primo a diffondere la moda del prêt-à-porter, il primo a lanciare gli abiti unisex e la moda spaziale. In poche parole un genio. E come tutti i geni incompresi, venne espulso nel 1962 dalla Chambre Syndacale degli stilisti francesi, perché aveva osato diffondere i propri vestiti nei magazzini francesi Printemps. Troppo populaire. Troppo democratico.
Quel Pierre Cardin che ha fatto la storia
Fatto sta che Treviso si ricorda del proprio figlio che aveva lasciato la sua terra nel lontano 1924. Il padre Alessandro, possidente terriero rovinato dalla guerra e con simpatie socialiste, aveva deciso di emigrare in Francia con quasi tutta la famiglia. Erano in dieci fratelli. Pierre Cardin aveva due anni, ma si ricorda del buio fitto della lunga galleria del Monte Bianco che conduce in Francia. “Sono morto o sono cieco?”, chiederà il bambino alla sua mamma. Invece quel buio lo porterà alla fama. Apprendista sarto a S.Etienne appena quattordicenne, già apprezzato stilista a Parigi appena ventenne, lanciato nell’orbita dell’alta moda da Christian Dior.
Riavvolgiamo il nastro e torniamo a Treviso, anno di grazia 1995. Il fratello maggiore di Pierre, Ernesto Cardìn (pronuncia alla veneta…) allora 82enne, chiede al giovane nipote se vuole conoscere il celebre zio. Da quel momento nasce un sodalizio, parentale, professionale, affettivo, che durerà tutta la vita di Pierre Cardin e del pronipote preferito.
Il nipote mi parla dello zio Pierre Cardin
“Nel 1995, mio zio dopo la festa al teatro Del Monaco di Treviso, mi dice, scrivimi o telefonami, restiamo in contatto. All’epoca avevo altri grilli per la testa. Studiavo ingegneria, suonavo il pianoforte, organizzavo eventi di design per ragazzi. In un momento di delusione amorosa sulle rive del Danubio, decido di scrivergli una lettera. Non pensavo mi rispondesse e invece mi scrive: come vanno i tuoi amori Rodrigo? Vediamoci a Venezia”.
Nipote e zio in contatto
Pierre Cardin, sempre affezionato alla città lagunare, tanto da acquistare un prestigioso palazzo vicino Rialto, Ca’ Bragadin, celebre per aver ospitato per lungo tempo Giacomo Casanova, lo invita a Venezia. In fondo a Parigi era conosciuto come Pierre le Venitien. Nel 1951 Christian Dior lo aveva scelto per disegnare i vestiti della festa “Bal Oriental” di Palazzo Labia. Il bizzarro miliardario messicano Charles De Beistegui, proprietario del palazzo, aveva organizzato una kermesse che passerà alla storia come la festa del secolo. Ospiti Salvador Dalì, Orson Welles, Winston Churchill, i duchi di Windsor, Aga Khan III, e tanti altri personaggi che preferirono l’anonimato. Cardin divenne famoso a Parigi, tanto che Nina Ricci dovette riconoscere l’estro creativo del giovane “Venitien”, che aveva appena 28 anni.
Il grande Cardin vuole conoscere la vita del nipote
“Raccontami la tua storia, Rodrigo – continua l’intervista il nipote – e lo zio Pierre mi invita a lasciare l’Italia per Parigi. Era molto rigoroso e preciso. Quando presentavo i miei progetti artistici (una scacchiera, una gondola in vetro, dei mobili, una mostra…) era rigoroso nei preventivi e nel prodotto finale. Nel 2001 mi invita nel suo Palais Bulles, in Costa Azzurra, oggi patrimonio nazionale. Mi viene a prendere con una Jaguar verde mela. Sembrava un ragazzino. In serata organizza un incontro con tutto il suo staff. Avevo capito che facevo parte dell’organizzazione. Mi dividevo tra Venezia, Padova (dove costruivo i mobili stile Cardin..) e Parigi. Dal 2015 vivo stabilmente in Francia. Nel 2018 sono diventato presidente e direttore generale della Pierre Cardin Evolution. Ora il gruppo amministra 130 licenze commerciali e oltre 700 prodotti”.
E oggi tutti i giornali francesi ed europei parlano della disputa ereditaria?
“Guarda non mi va di parlarne anche perché ci sono delle indagini in corso. Unica cosa che posso dire è che per me, dopo circa 30 anni di sodalizio lavorativo con Pierre, ho avuto finalmente l’occasione di conoscere tutti i miei parenti. Prima sconosciuti. Gli ultimi mesi sono stati molto duri, mio zio era praticamente stabile a letto. Aveva bisogno di assistenza 24 ore su 24. Io passavo diverso tempo con lui, lo accarezzavo e gli raccontavo dei nostri progetti.
Mi ricordo le ultime parole che mi disse prima di morire. Gli avevo parlato del successo del mio Dance des Galaxies con Roberto Bolle. Dove il tema era lo spazio e l’infinito. Argomento che lui adorava. Mi prende la mano e si tira su dal cuscino e mi dice: très beau projet, Rodrigo! Ora dall’alto sono sicuro che lui mi controlla e mi protegge. E mi aiuta ad andare avanti”.