Sono le settimane più delicate nella storia della ginnastica ritmica. In poco più di un mese siamo passati dai migliori campionati del mondo di sempre alle accuse di molte ex atlete sui metodi di un’allenatrice, con offese pesanti alle ragazze, fin da bambine. A Sofia, in Bulgaria, le azzurre hanno conquistato 9 medaglie, 5 d’oro, 4 sono di Sofia Raffaeli, determinante anche nel titolo per nazioni nel team ranking con i 5 cerchi. In formazione Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Daniela Mogurean e Laura Paris, tutte del gruppo sportivo Aeronautica militare. Un argento è arrivato a squadre mista nastri-palla.
Le accuse
Il terremoto inizia domenica, su Repubblica, nelle pagine di cronaca, l’autore dell’inchiesta è Riccardo Caponetti.

“La farmacia – inizia l’articolo – era l’unico posto che per due anni ha frequentato, oltre la palestra e la stanza 204 dell’hotel di Cesano Maderno, in provincia di Milano. L’atleta della Nazionale Nina Corradini, adesso 19enne ma all’epoca minorenne, ci andava di nascosto per comprare il lassativo Dulcolax, «un estremo tentativo» per soddisfare i parametri del peso della squadra azzurra di ginnastica ritmica e non ricevere così le «pressioni mentali» delle allenatrici della Federginnastica. «Mangiavo anche sempre meno — confessa — ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane». Umiliazioni verbali, già denunciate anche da professioniste come la ballerina della Scala di Milano Mariafrancesca Garritano o le britanniche Nicole Pavier e Eloise Jotischky.
Nina è romana, scappò dalla nazionale un anno e mezzo fa, il 14 giugno 2021. “Ora voglio informare e proteggere le bambine più piccole – ha dichiarato – tutti devono sapere la realtà. Fino a qualche mese fa piangevo ancora, però ora riesco a raccontare senza lacrime, merito delle sedute dallo psicologo, sono in cura da un anno. Per le allenatrici ero solo una pedina, non c’era rapporto umano. Non mi hanno mai chiesto come stessi».
Nina quotidianamente veniva pesata con le altre compagne, «in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice».
Nessun nome ma le accuse sulla ginnastica ritmica pesano

E da quel momento ci si chiede chi fosse, perchè il nome non è ancora trapelato, ma in qualche modo la responsabilità ultima può essere fatta risalire alla direttrice tecnica Emanuela Maccarani, la demiurga di questo dream team azzurro. Le assistenti sono Olga Tishina e Camilla Patriarca, 28 anni, quest’ultima azzurra sino al settembre 2016, quindi ha smesso da poco e non può avere avuto ruoli nelle attività degli anni passati. Di Emanuela Maccarani il presidente del Coni Malagò dirà che è una “bella persona, come poche”. Per esclusione, si pensa alla russa Olga Tishina. E’ nota l’applicazione dell’Est per certi sport, con metodi che rasentano in alcuni casi la maniacalità e le regole della Cina, soprattutto per le ginnaste.
Il racconto di Nina continua

Tornando a Repubblica, quell’allenatrice – di cui nessuno fa male il nome – segnava i dati su un quadernino, Nina cercava di mettersi ultima in fila. “Non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”. Una sofferenza».
Il controllo del peso avveniva dopo la colazione: «Infatti per due anni non l’ho mai fatta. Ogni tanto mangiavo solo un biscotto, ovviamente di nascosto, mentre ci cambiavamo per l’allenamento». Nina non sapeva più come fare: «Mi pesavo 15 volte al giorno. Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa».
A 18 anni è andata via. «Sul treno mi sono sentita sollevata. Non avevo mai parlato dei problemi con i genitori, neanche con le compagne: la competizione era molto alta, era più forte dell’amicizia. Inoltre credevo che loro stessero bene, mi sentivo quasi in colpa a stare male. Io pesavo sui 55 chili, per 1 metro e 75, ma l’allenatrice aveva sempre da ridire. Il cibo era diventato un incubo, pensavo alle conseguenze del mangiare determinati alimenti. Avevo imparato che di notte perdevo 3 etti e che un bicchiere d’acqua ne pesava 2». Le istruttrici erano tre, più la maestra di danza. «Ma soltanto una era quella che si esprimeva con commenti negativi, era sempre la stessa, le altre si limitavano a leggere i dati sul quaderno”.
Altre accuse alla ginnastica ritmica da Anna Basta

Su Repubblica prende anche la parola Anna Basta, bolognese: “Per la ginnastica tentai due volte il suicidio. Una volta non ho agito perché è entrata una persona in stanza e mi sono scossa. La seconda ero in mezzo alla gente».
E poi Vanessa, sui social: “Mi sono ammalata a 13 anni di anoressia, era il 1997, facevo agonismo. La mia istruttrice mi costrinse ad arrivare a 35 chili per 157 centimetri d’altezza. A 16 anni il primo infarto. Oggi ne ho 37, la malattia mi ha danneggiato il cuore e il corpo».
Imma, invece, faceva danza classica: «Non dimenticherò mai le parole della mia ex insegnante: “Avete dei sederi enormi”, “vi si vede tutto”, “sembrate grasse”. Ha creato paure e comportamenti non sani in ragazze oggettivamente magre. L’umiliazione è qualcosa che non si dimentica».
Martedì 1 novembre c’è l’indagine dei pm di Brescia, sulle rivelazioni di Corradini e Basta

Emergono nomi di ragazze che hanno smesso presto, Alice Taglietti, classe 2007, Emma Bressanelli, 2009, e Siria Cella, 2004. E poi Elena Coden, che rivela “Non ero abbastanza magra”.
Mercoledì 2, Repubblica propone nelle pagine di sport l’intervista a Giulia Galtarossa, padovana, non parente di Rossano, l’oro del canottaggio. Ora ha seguito in Grecia il compagno Dragan Travica, ex palleggiatore di Padova, nel volley, ex azzurro, 36 anni, passato da Modena all’Olympiakos Pireo. I due sono diventati genitori, di Milo, da fine agosto.
Anche Giulia attacca i metodi di allenamento della ginnastica ritmica

«Una volta — racconta Giulia, 31 anni — le allenatrici fecero schierare tutte le compagne davanti a me, poi una di loro mi chiese di fare un passo indietro e di girarmi di spalle per far vedere quanto fosse grosso il mio sedere». Con le farfalle ha vinto due Mondiali. «Se mi chiedono di riconsegnare le medaglie vinte nella ritmica per riavere la felicità non avrei dubbi: direi di sì. L’esperienza all’Accademia di Desio mi ha rovinato la vita. Appena ho lasciato la ginnastica ho iniziato un percorso in un centro per i disturbi dell’alimentazione: mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata. Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa». Eppure Giulia nel 2012 aveva fatto presente alle allenatrici il proprio disagio: «Ma tutte hanno minimizzato il problema. Le pregai di mandarmi via, loro fecero leva sul mio senso di colpa, facendomi pesare il fatto che la federazione avesse fatto degli investimenti su di me. In realtà avevano bisogno solo di una pedina in più. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello, per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta.
L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi».
Quando è entrata in Nazionale?

«A 16 anni, era il 2008. Nel 2009 mi hanno promosso titolare. Nella mia vecchia società si respirava un clima diverso, invece a Desio mi svegliavo ogni mattina con la consapevolezza che mi avrebbero pesato. L’aspetto peggiore erano i commenti che seguivano il controllo. Sono arrivate a pesarmi anche 4 volte al giorno: era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento. Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: “Giulia, tu ti stai mangiando una pera?”. Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “Abbiamo un maialino in squadra”».
Avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi del 2012
«Avevano una grande considerazione di me, ma poi la fiducia mi crollava quando mi dicevano che ero “inguardabile” per 2 etti in più. L’ho saputo un anno prima che non avrei partecipato ai Giochi Olimpici. Mi hanno messo fuori dalle titolari dopo il Mondiale del 2011 perché avevo 2-3 chili in più».
Dopo qualche mese però è tornata a Desio come assistente nello staff tecnico della ginnastica artistica

«Io ero nell’Aeronautica militare, quando sono stata chiamata erano tre mesi che non uscivo di casa, avevo preso 25 chili e pesavo 90 chili. Ero depressa, non parlavo con nessuno, mangiavo di notte. Quella chiamata fu la luce, anche perché era un’occasione d’oro per riscattarmi e tornare a credere in me stessa. Però, in quel ruolo, mi sono sempre rifiutata di pesare le ginnaste. Mi sono battuta più volte, invano, fino a quando ho rivissuto delle scene brutte».
Ginnastica ritmica sotto processo

Giovedì, sul quotidiano intervengono altre ex a rincarare la dose delle accuse, Sara Branciamore, 22 anni e Victoria Polidori, 21. Chiara Ferri, 20 anni, spiega: “In una settimana persi un chilo, non avevo più forze e chiamai mamma piangendo. Mi venne a prendere e mi portò a mangiare al centro di Padova. Io soffrivo di deficit dell’attenzione e problemi di apprendimento certificati, stavo seguendo un percorso con un neuropsichiatra. L’allenatrice mi prendeva in giro: “Non è vero che hai problemi, non vuoi ricordare gli esercizi”. Oppure: “Oggi non vai da una psicologa?”».
E poi Angela Simonelli, 44 anni, Erika De Simone, 35.
Il commissariamento dell’accademia internazionale di ginnastica ritmica di Desio

Sempre giovedì, il presidente della federginnastica, Gherardo Tecchi, con delibera d’urgenza, sentito il consiglio direttivo federale, dispone il commissariamento dell’accademia internazionale di ginnastica ritmica di Desio. Commissario sarà il vicepresidente vicario Valter Peroni. E’ stato disposto un duty officer, ovvero un ufficiale di servizio che una volta a settimana andrà a verificare la situazione delle ragazze, inoltre sono stati stanziati 120 mila euro complessivi per il progetto di salvaguardia degli atleti, che per la verità già esisteva.
Il Ministro e Malagò

Il giorno prima era apparso in conferenza stampa con il neo ministro dello sport Andrea Abodi e con il presidente del Coni Malagò. A margine aveva dichiarato: «Non pensa che sia molto strano che queste ragazze trovino il coraggio di parlare dopo molti anni dai fatti? Lo sa che in passato avevano fatto richiesta per entrare nello staff della Federazione? Se il sistema era così sbagliato, perché volevano entrarci?».
Interessanti i reportage da Desio de Il Giorno. E soprattutto su La Stampa, dall’inviata Nadia Ferrigo, che racconta la ct Emanuela Maccarani, che resta la direttrice tecnica.
Maccarani non vuole parlare

«Ci sta arrivando addosso un mare di merda – dice -. Vedere scritte quelle cose sui giornali mi fa male. Ma non darò un’intervista a un giornale, a nessun giornale. Ci saranno delle novità, ne arriveranno di cose. Una conferenza stampa, forse. Non so ancora quello che farò. E poi la procura indaga, no? Vedremo. Basta, non dico più niente». E’ ct della ritmica dal ’96, il primo grande squillo fu l’argento olimpico di Atene nel 2004. Poi la medaglia d’oro ai campionati del mondo di Baku, soffiata all’eterna rivale, la Russia. Fra olimpiadi e Mondiali, Europei e coppa del mondo è l’allenatrice italiana più medagliata di sempre. E adesso in discussione, perchè non poteva non sapere.
Ginnastica ritmica e medaglie
Azzeccate le parole del ministro Abodi. “Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati. Siamo praticanti di valori, non predicatori”.
Diciamo che si è fatto finta di non vedere, ma nell’ambiente non poteva non sapersi. Certe frasi feriscono, soprattutto le ragazze.

Pensiamo alle parole di Paola Egonu: “Resiste l’idea di quella alta, con le misure ideali, come se una squadra si facesse con il casting. Io commenti sul fisico non ne ho mai ricevuti, per fortuna, ma purtroppo ho una collezione di pessimi comportamenti. Nel Club Italia, da ragazzine minorenni, uno dello staff dice a una compagna: ‘Non ci respiri in quella maglietta, sembri un salsicciotto’. Mi è rimasto impresso, con una cosa così fai dei danni“.