Lontano dalla chiacchiera elettorale (non molto dignitosa, come si è letto in tante cronache) e dentro l’autunno della pandemia tornante, permane un pensiero che preme: di sorpresa, di allarme, e, purtroppo, sterile: l’assenteismo civico, il non voto, la fuga nella propria tana come fanno le marmotte quando avvertono un pericolo. E noi quel pericolo l’abbiamo capito? Si chiama impoverimento civile, traducibile con rinuncia a una responsabilità nei confronti del futuro.
Grande fenomeno culturale e sociopolitico, il voto negato oggi, dopo più di settanta anni di benessere (ah il “benessere democratico” di cui ha parlato Ferruccio De Bortoli: grande) e di libertà, milioni di italiani adulti e consapevoli “fuggono dalla democrazia”, la abbandonano rifiutando l’esercizio di un diritto conquistato dai nostri avi.

Noi, che siamo il futuro dei padri e dalle madri costituenti, osiamo rifiutare quel dono, la Carta su cui si fonda la Repubblica , ponte fra passato e presente. Siamo forse sazi di libertà? Bulimia in arrivo?
C’è un evidente ristagno della passione civile che fu l’ossigeno del riscatto italiano dalla vergogna di una dittatura grottesca e fellona. Oggi, l’astenutismo pare essersi trasformato in un ultimo, estremo partito politico, forte di circa il 36 per cento degli aventi diritto al voto, cioè quasi diciotto milioni di… iscritti. A disposizione.
Dal virus mutante alla politica
Il virus dominante in questa fase della pandemia, cioè il ceppo Omicron 5, è il frutto velenoso di un processo naturale di adattamento che ha un nome antico: metamorfosi, parola che troviamo già nei miti e nella poesia (vogliamo rileggere il grande Ovidio?). La vita terrestre con i suoi regni animale, vegetale e minerale è percorsa da continue trasformazioni, varianti, mutazioni di forme che hanno scandito il tempo e sono diventati narrazione umana, hanno nutrito letteratura, arte e filosofia. L’orrenda trasformazione di Gregor Samsa in grosso insetto narrata da Franz Kafka è nota a tanti. I cristiani credenti la chiamano trasfigurazione.

La pandemia, che fa parte di questo mondo mutevole, viene da lontano e dopo più di due anni non si è placata né tantomeno esaurita e ogni giorno ci presenta il conto: tot morti in Italia, di cui tot in Veneto: un bollettino implacabile e variabile in pericoloso crescendo (proprio quando le mascherine sono diventate un optional).
Ma il virus attuale, con le sue “insidiose mutazioni” non è il solo essere al mondo figlio di una metamorfosi. Infatti, nel linguaggio figurato quella parola che ha nutrito tanta poesia ci riporta con i piedi per terra: e precisamente a quel processo altrimenti detto voltagabbana, cioè il passaggio dei politicanti spericolati trasformisti da uno schieramento all’altro o addirittura più di una volta, quasi cercassero un record.

È il fenomeno italiano del politicantismo: non si tratta di un cambio d’idea, che sarebbe come dire la non semplice rinuncia a un ideale, ma del mutare netto da bianco a nero, da grigio a rosa e in certi casi dal neutro al tricolore. E così, dal regno animale, cioè dal virus, si passa alla pratica politica-partitica. E non c’è un Ovidio che ne canti le glorie.
Noi nel silenzio

(echi di guerra)
Nel silenzio dei giorni
il ronzio dei pensieri
echeggia nelle pareti del cuore
e tutto, intorno, sta
come le pietre, in sospensione.
Nel silenzio delle notti
la nostra anima
è sveglia e torbida vagola
di delirio in delirio:
il sangue a tutto schermo.
Dove sei silenzio creativo?
Come un vetro
in frantumi le nostre parole
ovunque disperse
sono foglie sfibrate dalla siccità.
Anonimo veneto 2022
Grande Ivo. Oggi mi fai molto riflettere nella gioia del momento politico attuale