Che strane le date. Per decreto ministeriale abolite le mascherine lo stesso giorno dell’inizio del Carnevale veneziano che dà il via alle maschere. Mi viene in mente che in pieno contagio e panico generale, martedì grasso del 2020, il governo decideva il lockdown. Una esperienza che segnerà per sempre la nostra vita. Due anni dopo, 2022, via le mascherine all’aperto e su con le maschere e i travestimenti autorizzati.
Su le maschere dai tempi degli egizi

Che stranezza i calendari. Iside, dea egizia della guarigione e della vita, una specie di nonna di queste trasgressioni lecite, sorride soddisfatta. Lo aveva annunciato qualche millennio fa che bisognava sempre scherzare nella vita e della vita. Le pazzie carnascialesche nascono all’ombra delle piramidi.
Tre carnevali fa abbiamo lasciato le maschere per mettere per due anni le mascherine

Altre coincidenze esoteriche. Gli antichi saturnali romani terminavano circa il 25 dicembre, la cultura cristiana fissa l’inizio delle feste carnevalizie il 26 e fino al martedì di tre lune piene, ultimo giorno di baldoria autorizzata, per cominciare la Quaresima, nel mercoledì delle Ceneri.
Queste le mie elucubrazioni, camminando felice con i turisti addosso. Già, come una volta. Che sensazione di leggera follia, sta attraversando l’anima mia. Grazie Lucio Battisti per le tue innocenti evasioni.
Camminando per Venezia

Tutte queste fantastiche stranezze mi ritornano in mente (ancora Battisti…) camminando poi per piazza San Marco, finalmente gremita di gente vera, senza mascherina. Dopo tre anni di Sahara marciano. Si respira un’aria di liberazione. 60 mila turisti a Venezia! Finalmente ci guardiamo tutti in faccia, le ffp2 buone solo per entrare nei locali pubblici. Un piccolo gesto quotidiano liberatorio. Il viso, il mento, gli occhi a tutto tondo. Il Carnevale è un fossile sociale, pontificano i sociologi. Le maschere nascono come bisogno di rovesciamento dell’ordine costituito. E già. E le mascherine? Una imposizione liberticida per esigenze sanitarie.
Le maschere a Venezia

Torno a casa e mi concentro sui carnevali moderni. Crisi di Suez, 1973. Grande paura, tutti sui carri, le carrozze, i cavalli. Non c’è più benzina. A Venezia tutti a remi, nasce così la Vogalonga e gli studenti a Carnevale si sfogano con la farina. Barbara abitudine foresta. Ci pensa il sindaco Mario Rigo, nel 1979, a coniugare tradizione e festa. Il Carnevale in fondo si identifica con Venezia: le bautte, gli arlecchini, i pantaloni, le dame e i cicisbei del ‘700. Poi ci ripensa Maurizio Scaparro, oggi fresco novantenne, a trasformarlo in un avvenimento mondiale. Una manna per la città, la stagione, le stagioni, non esistono più.
È sempre Carnevale. Nascono il ballo dei dogi, i negozi di mascareri. L’artista, Giorgio Spiller, che gira per la città vestito da sesso femminile, ma anche maschile, poi da cacca di cane che a Venezia abbonda. Un successone.
A Roma

Torno a casa stracco di folla, pensando ai Saturnali romani. Travestiti, con le pelli di capra, i padroni diventavano schiavi e gli schiavi giocavano a fare i padroni. Solo per poco. Lo scioglimento degli obblighi sociali e la dissoluzione di ogni gerarchia durava un niente, era una cosa effimera. Ma intanto c’era. E siccome cominciava la primavera, via con la cultura del cibo, la cultura più antica. Frittelle, crostoli, chiacchiere, galani…“Carnem levare” (ecco l’origine latina di carnevale). Ci aspettano 40 giorni di magro quaresimale in attesa della Pasqua di Resurrezione.
Le maschere inquietanti del mio studio…..
In studio mi imbatto con la grande maschera inchiodata alla parete che mi regalò un professore australiano, tanti anni fa. La guardo, mi guarda. Vengo da Papua Nuova Guinea, mi sussurra, indigeni Iatmul. I famosi tagliatori di teste, nonché cannibali.

Controllo meglio. Accidenti, il famoso antropologo inglese Gregory Bateson scrisse un saggio fondamentale, Naven. Questi pericolosi primitivi avevano un rito divertente. In un certo periodo dell’anno le donne assumevano ruoli e vestiti maschili, e i maschi si mascheravano da donne. Facevano i casalinghi e accudivano la prole. Ribaltato il ruolo di genere. Era carnevale anche per loro…
Niente di nuovo dunque sotto il sole. Anche quello veneziano.