Con Zamparini se ne va l’ultimo esempio dei presidenti padri-padroni del calcio italiano. Per molti giornalisti era solo un mangia allenatori, in realtà è stato uno dei dirigenti più competenti che il nostro sport più popolare abbia mai avuto. A dimostrazione di ciò, potremmo stilare un elenco lunghissimo di giocatori scovati da lui che da semisconosciuti sono poi diventati campioni.
Zamparini e una formazione da Coppa dei Campioni

Se uno buttasse giù la miglior formazione dei calciatori lanciati da Zamparini avremmo di fronte una squadra in grado vincere la Champions League: Cavani, Dybala, Pastore, Ilicic, Toni, Barzagli, Grosso, Vasquez, Belotti, Zaccard, Sirigu e Amelia e molti altri. Un pezzo del mondiale del 2006 è anche suo con Grosso rigorista decisivo nella finale e altri ragazzi diventati campioni del mondo dopo essere passati da Palermo come Luca Toni, Zaccardo e Barzagli.
Zamparini capiva di calcio perché l’aveva giocato anche a buoni livelli

Centravanti dal gol facile in categorie difficili come l’Interregionale. Una carriera interrotta troppo presto per un litigio che altro non era che un presagio di quello che sarebbe stato il suo futuro: litigò col presidente perché gli aveva chiesto di licenziare l’allenatore (il buongiorno si vede dal mattino). Un imprinting così non poteva che segnare inevitabilmente la sua carriera.
Dal calcio giocato a mille lavori
Ma una volta smesso di giocare, prima di tornare nel mondo del calcio, Zamparini inizia a fare mille lavori per mantenersi. Venditore porta a porta di termosifoni, segreterie telefoniche e fotocopiatrici, per poi seguire un’idea geniale che sarà la sua fortuna: la creazione di una catena d’ipermercati quando questi in Italia non esistevano. L’idea gli era venuta in un viaggio all’estero e decise di proporla nel nostro Paese. S’indebitò fino al collo per realizzarla, il primo azzardo in una vita che sarà fatta di scommesse, successi, sconfitte, promozioni, retrocessioni, fallimenti e rinascite.
La svolta

Una vita sulle montagne russe ma sempre a testa alta con un volto da attore ed un sorriso disarmante. Creò prima la “EMMEZETA” (le sue iniziali) e poi la catena “Mercatone Uno”, un successo clamoroso, un nuovo modo di fare commercio che poi tutti seguirono. I suoi negozi coprono tutto l’Italia ma fanno gola all’estero. Il gruppo francese della Conforama gli propone di comprare tutto il pacchetto: mille miliardi bastano? A cifre del genere non si può rinunciare, ma Zamparini incassa e rilancia.
Zamparini entra nel calcio da presidente

Una parte di quei soldi vengono dirottati in nuovi investimenti nel settore immobiliare ma quella più cospicua è dedicata al sogno della sua vita: il calcio. Compra prima il Pordenone e subito dopo il Venezia anche se il suo sogno è l’Udinese, essendo friulano doc. Non si limita a comprare i lagunari, decide di fonderli col Mestre, una follia per la troppa rivalità. Promette la A (quando l’acquista la società milita in serie C2) e la raggiunge. E’ un tipo che mantiene sempre le promesse.
Zamparini e il VeneziaMestre

I 15 anni alla guida del Venezia sono lo specchio del suo modo d’intendere la vita a mille all’ora: salite, discese e risalite. In laguna inizia a collezionare allenatori, molti giovani e bravi, altri sul viale del tramonto, altri ancora sconosciuti. Alcuni di loro faranno carriera, solo che con lui durano poco perché ha la pretesa di voler capire troppo di calcio e non accetta i passi falsi. Zaccheroni, Spalletti, Novellino, Ventura, Prandelli, Iachini. Arriveranno tutti in alto, verranno tutti però, ad eccezione di Novellino, esonerati. A Venezia ne trita ben 27 in 15 anni. La laguna sta stretta al Presidente anche perché i suoi sogni di grandezza, uno stadio nuovo, vengono bloccati dalla burocrazia.
Zamparini e la fuga a Palermo

Decide così, durante il ritiro estivo della squadra a Longarone, di tradire Venezia e, soprattutto, i veneziani, comprando il Palermo e trasferendo in blocco la squadra in Sicilia. Ciò lo renderà impopolare a Venezia e popolarissimo a Palermo, dove prometterà subito il ritorno in A e addirittura l’Europa. Lo spostamento della squadra in Sicilia passerà alla storia come il furto di Pergine, dove la squadra era in ritiro, e farà coppia con un altro caso simile verificatosi nel Triveneto quando Stefanel comprò l’Olimpia Milano di basket.
Un amore rosanero

Anche sull’isola Zamparini manterrà le promesse, creando il Palermo più bello della storia. Quella con i rosanero sarà la sua esperienza più bella nel calcio. Nel 2003, due anni dopo l’acquisto della società e un primo anno deludente, rifonda la squadra con fior di giocatori: Corini, Toni, Berti, Vannucchi, i gemelli Filippini e Grosso. All’inizio affida la squadra a Silvio Baldini ma il matrimonio dura poco e chiama quello che sarà uno dei suoi allenatori preferiti: Francesco Guidolin. Sarà A dopo più di 30 anni, seguita da due piazzamenti validi per qualificarsi in Coppa UEFA.
Allenatori che vanno, tornano e fior di giocatori

Gli allenatori entreranno e usciranno sempre dalle porte girevoli, ma soprattutto arriveranno fior di giocatori, grazie anche alla bravura dei direttori sportivi che si alterneranno: Rino Foschi e soprattutto Walter Sabatini. Dopo Toni sarà la volta di Amauri, Cavani, Hernandez, Miccoli, Pastore, Vasquez, Dybala. Col senno di poi tutta questa qualità gestita in altro modo poteva portare risultati migliori, ma Zamparini non cambia, quello che continua a cambiare sono i mister. Il bravissimo Guidolin sarà cacciato e richiamato più volte.
Zamparini e il declino

In totale saranno 55 i tecnici che si siederanno sulla panchina dello stadio Renzo Barbera. Arriverà inesorabilmente il declino per colpa dei guai giudiziari che inizieranno ad inseguirlo. Venderà il Palermo prima del fallimento e lascerà il calcio. La vita l’ha lasciata qualche giorno fa, le cronache dicono per una peritonite, in realtà deve averlo ucciso un dolore troppo grande: la recente perdita di Armando, l’ultimo dei suoi cinque figli che si trovava a Londra per il suo primo giorno di lavoro.