Al di là di quello che la pandemia ci ha costretto a vivere in questi ultimi due anni e premesso che il vaccino creato per la stessa, anche se non al 100%, sta funzionando per arginare in qualche modo la sua progressione, sarebbe sbagliato non prendere in considerazione un fatto importante quale il progressivo, lento e inesorabile smantellamento della sanità italiana.
I tagli alla sanità

Non si sa per quale arcano e inesplicabile motivo la maggior parte dei tagli alla spesa pubblica hanno pesato soprattutto sugli ospedali e la salute in generale. Nel decennio 2010-2019 tra tagli e definanziamenti al SSN sono stati sottratti circa € 37 miliardi. E il fabbisogno sanitario nazionale (FSN) è aumentato di soli € 8,8 miliardi. Per non parlare poi di un lento e costante oblio nella ricerca e università che ha portato i giovani ad una disaffezione nell’interesse nei confronti della medicina. Con una sensibile diminuzione del numero di iscritti alla facoltà e un “maltrattamento” sia economico che psicologico dei medici di ogni categoria. Che si sono sentiti abbandonati, sottopagati, poco considerati tanto da far scegliere loro la via della sanità privata. Infatti, quando l’economia è stagnante la sanità si trasforma inesorabilmente in un “bancomat”. Mentre in caso di crescita economica i benefici per il SSN non sono proporzionali, rendendo di fatto impossibile il rilancio del finanziamento pubblico.
Sanità distrutta da decisioni poco chiare

Sintetizzando l’enorme quantità di numeri tra finanziamenti programmati dai DEF, fondi assegnati dalle Leggi di Bilancio, tagli e contributi alla finanza pubblica a carico delle Regioni, emerge in tutta la sua imponenza l’entità del definanziamento pubblico del SSN. Accanto a certezze poco rassicuranti per il futuro. Turni massacranti, paghe inadeguate, mancato o sotto pagamento degli straordinari. Un enorme numero di cause per malasanità (che in oltre il 90% dei casi si risolve con nulla di fatto ma che costringe anni di spese tra avvocati e tribunali). Assicurazioni mediche arrivate alle stelle, riduzione dei posti in specialità (che inspiegabilmente dagli anni ‘90 è drasticamente diminuito). Infine il numero chiuso all’iscrizione a medicina, hanno portato nel tempo i medici a rivalutare le scelte universitarie fatte.
Contratti e rapporti

I tagli alla sanità hanno poi imposto un degrado nei rapporti tra direttori delle cliniche e le amministrazioni. Anche per una modifica nel contratto dei primari che prevedeva, rispetto a prima, un tempo determinato del rapporto di lavoro. Così da costringere gli stessi a non poter più lottare con le direzioni amministrative per avere, ad esempio, più personale sanitario. O macchinari diagnostici nuovi, più posti letto, pena la paura della risoluzione del contratto. Pertanto nei direttori delle cliniche si è instillato un timore tale da non consentire loro una ricerca di migliorie nel reparto stesso.
Il Covid è stato il colpo di grazia

Tagli dei posti letto e chiusura di piccoli ospedali delle provincie. Riduzione dei concorsi per i sanitari poi, hanno dato il colpo finale ad una sanità già provata e smantellata nella sua essenza. La pandemia chiaramente, ha messo sotto stress questo sistema già sotto organico costringendo medici, infermieri e oss ad un surplus di lavoro che ha minato la salute sia fisica che psicologica degli stessi. Che non si sono più sentiti tutelati e salvaguardati. Come fossero messi in secondo piano rispetto al loro lavoro che invece li doveva esaltare come protagonisti. Questa strategia politico-finanziaria documenta inequivocabilmente che per nessun Governo, nell’ultimo decennio, la sanità ha mai rappresentato una priorità politica.
Sanità e demeriti del Governo

Se poi vogliamo disquisire sui tempi più recenti abbiamo chiara la visione generale di una politica che non ha voluto, o ha ritenuto, in modo del tutto superficiale, non adeguare le strutture sanitarie alla nuova situazione pandemica. Fermo restando comunque che il vaccino è fondamentale per ridurre le ospedalizzazioni anche in area critica, credo che questo governo avrebbe potuto puntare di più sulla ristrutturazione di questa sanità oramai allo stremo. Piuttosto che, in modo del tutto inspiegabile, spendere soldi dei contribuenti per spese assurde tipo “i banchi a rotelle” nelle scuole…di cui, perdonatemi, non mi sento di formulare ulteriori commenti!