Finalmente, dopo anni di dibattiti parlamentari, il Senato e la Camera dei Deputati hanno adottato in maniera definitiva la legge che autorizza il Presidente della Repubblica a ratificare le modifiche di alcune disposizioni dello Statuto, siglato nel 1998 a Roma, della Corte Penale internazionale. Emendamenti che vennero adottati durante la Conferenza di revisione di Kampala nel 2010. Gli emendamenti concernono l’introduzione della definizione del crimine di aggressione come la pianificazione, la preparazione, avvio o esecuzione di un atto aggressivo che costituisca una violazione della Carta delle Nazioni Unite. Dunque, si può dire che l’atto di aggressione sta ad indicare l’impiego della forza militare da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità del territorio o l’indipendenza politica di un altro Stato.
Crimine di aggressione verso le persone

Leggendo le modifiche dello Statuto di Roma, vengono elencate altre forme aggressive come l’occupazione, l’invasione e l’attacco con bombardamenti di uno Stato nei confronti di un altro Stato, il blocco dei porti e delle zone rivierasche, l’invio di gruppi mercenari. Aspetto importante riguarda i crimini di aggressione commessi da persone che si sono trovate nella veste di organi ufficiali che controllano o dirigono l’azione politica o militare di uno Stato. Ovviamente, essi sono soggetti all’incriminazione e, quindi, possono essere sottoposti a giudizio per questo crimine.
Crimine di aggressione e Corte penale internazionale
Anche i responsabili ai vertici politici e militari del nostro Paese possono essere perseguiti e giudicati dalla Corte penale internazionale, qualora dovessero essere ritenuti responsabili della pianificazione, preparazione avvio di atti di aggressione, sancite negli emendamenti di Kampala nel 2010.
Alcuni chiarimenti

Chiaramente, va detto subito che la Corte è complementare ai tribunali italiani, nel senso che la Corte potrà procedere solo caso in cui non vi sia la volontà o ci sia l’incapacità di condurre le indagini e celebrare il processo da parte del nostro Paese e degli altri Stati che dovessero avere giurisdizione sul caso.
Crimine di aggressione e corti italiane
È necessario, in ogni modo, per rendere concreta la conduzione di indagini e l’avvio di processi per il crimine di aggressione nelle aule delle corti italiane, prevedere il crimine di aggressione come fattispecie nel nostro ordinamento.
Un passo avanti

È, senza alcun dubbio, un passo in avanti per l’Italia aver recepito l’emendamento del crimine d’aggressione, ma il nostro Paese dovrebbe impegnarsi per recepire altre forme criminose non contemplate dall’ordinamento interno. Si pensi, a titolo di esempio, ai crimini contro l’umanità, lo sterminio, la persecuzione e l’apartheid. Si aggiunga anche atti costituenti i crimini di guerra come il reclutamento di bambini soldato o l’attacco contro il personale, le installazioni o i mezzi di trasporto impiegati nelle operazioni dei caschi blu delle Nazioni Unite che espletano a compiti di carattere umanitario.
Lo statuto della Corte Penale Internazionale e il nostro Paese
L’Italia si è adeguata solamente ad attenersi alle norme contenute nello Statuto della Corte Penale Internazionale relative alla cooperazione con l’organo giudiziario penale internazionale. Si può solo sperare che il Parlamento acceleri con l’approvazione di una legge organica che abbia come obiettivo quello di assicurare la repressione del crimine di aggressione e di altri crimini elencati nello Statuto della Corte Penale Internazionale.