Un medico di fama esamina la possibilità della terza dose, analizza le varianti e consiglia, per uscire dal caos e dal contagio, per sconfiggere un nemico invisibile di munirsi tutti del “Green Pass”
Il nemico varia

Mi è stato chiesto di spiegare, in modo semplice, la motivazione dell’eventuale necessità di prescrivere una terza dose di vaccino. Almeno dopo sei mesi dall’ultima dose della prima tranche di vaccinazioni. Per spiegare le motivazioni di questa azione da parte dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) è fondamentale però sapere cosa sono le varianti del Virus. Innanzitutto ne sono state identificate quattro: la variante Alfa è stata individuata negli Stati Uniti; la variante Beta in Sud Africa; la variante Gamma in Brasile e in India la variante Delta, la più pericolosa. In pratica ogni organismo vivente (anche se correttamente il virus non lo è) replicandosi può subire delle mutazioni che lo rendono più forte e più resistente alle condizioni climatiche che lo circondano. Un esempio lo è stato il Mammoth che aveva vita facile durante le glaciazioni grazie al sua folta pelliccia. Per poi lasciare il posto all’elefante glabro quando la temperatura si alzò.
Il nemico più pericoloso
Nel caso dei Virus e dei Batteri, i quali hanno una replicazione tumultuosa e estremamente veloce, queste mutazioni, chiamiamole favorevoli, arrivano molto velocemente creando dei microorganismi sempre più virulenti e pericolosi. Allo stato attuale quella che fa più timore è proprio la variante Indiana.
L’efficacia dei vaccini

Gli attuali vaccini hanno dimostrato di essere efficaci nel prevenire non tanto l’infezione ma la morbilità del virus, ossia la sua capacità di dare una malattia più o meno grave. L’ipotesi di una terza dose, se ne parla oramai da mesi, avrebbe l’effetto benefico di rinforzare le difese immunitari nei confronti del Covid. Riproducendo una nuova grande quantità di immunoglobuline (o anticorpi) e i laboratori di ricerca stanno già modificando i vaccini. Cercando di riprodurre una immunità nei confronti anche delle varianti. Essendo un virus “nuovo” nel panorama mondiale dei microorganismi ogni ipotesi è plausibile. Anche quella che prevede un richiamo annuale come stiamo già facendo con i virus influenzali.
Combattere il nemico
La guerra contro il virus non è ancora del tutto terminata e pertanto è necessario essere ancora accorti e cauti fintanto che la nostra convivenza con il virus avrà raggiunto un equilibrio stabile. Tra le varie cose che possiamo mettere in atto c’è il tracciamento. Che, allo stato dell’arte, non può essere null’altro che un documento che certifichi o l’avvenuta vaccinazione, o la guarigione dal covid. O il tampone rino-faringeo che daranno, dal primo Luglio 2021, il “passaporto” per viaggiare all’interno dell’unione Europea.
Il Green Pass

Questo cosiddetto “Green Pass”, esibito alle frontiere, ci permetterà di evitare fastidiose e lunghe quarantene o tamponi eseguiti al volo negli aeroporti, rallentando e facendoci perdere del tempo prezioso ai nostri viaggi. Al di là delle polemiche attuali, il green pass potrà dare il colpo finale alla diffusione del virus riducendo al minimo la contaminazione globale. In definitiva tutto il nostro modus vivendi dovrà, per cause di forza maggiore, subire dei cambiamenti adattandosi a questo, seppur invisibile, piccolo grande nemico con cui dovremo convivere ancora per anni a venire, ma cercando di trovare un’armonia per il raggiungimento di uno stile di vita “quasi normale”.