Il progetto “OneForest” del Massachussets Institute of Technology di Boston nasce con l’obiettivo di combattere la deforestazione, attualmente responsabile del 15% delle emissioni di gas serra nel mondo. I ricercatori del Mit utilizzeranno droni e AI, in collaborazione con i proprietari terrieri. Questi ultimi infatti potranno richiedere l’acquisizione di dati del proprio campo.
Droni e AI per il Mit

Le immagini raccolte dal drone verranno caricate sui server del Mit che, grazie all’utilizzo di alcuni algoritmi, estrarrà le proprietà (per esempio, altezza, specie, eccetera) degli alberi nell’immagine e calcolerà la quantità di CO2 immagazzinata dal terreno esaminato. La strada intrapresa è quella giusta ed è l’ennesima conferma sull’urgenza di affrontare le contraddizioni ecologiche globali attraverso le innovazioni tecnologiche, anche sperimentando l’uso dei droni e dell’intelligenza artificiale, per calcolare la CO2 catturata, diagnosticare lo stato di salute delle foreste e il grado di deforestazione.
Cloud, AI e droni per il New Green

Ma come s’intende utilizzare i droni contro la deforestazione? Piantando 1 miliardo di alberi all’anno, per esempio. Le stime dicono che sarebbero circa 26 miliardi gli alberi strappati alla Terra ogni anno da ruspe e motoseghe. L’idea del progetto è di mettere la macchina contro la macchina, come nei migliori film d’azione, solo che qui lo scontro avviene a distanza: una ripara i danni che l’altra arreca alle foreste. Gli ideatori sperano, entro pochi mesi, di passare alle prove sul campo in aree selezionate della Britannia, dell’Africa e del Brasile. Si tratta dell’ultima invenzione, in ordine cronologico, di un campionario che ha visto l’industria dei droni avvicinarsi alle questioni ambientali.
Ritmi da record e occhio attento
Il processo, chiamato «semina di precisione», funziona così: i robot mappano il suolo, poi valutano se la terra è matura per la semina e, infine, sparano proiettili-germoglio nel terreno, alla velocità di circa 10 piantine al minuto. Con un simile ritmo, ogni giorno si potrebbero piantare 36.000 germi di albero, cioè circa 1 miliardo all’anno. I droni, ovviamente, non sparano a casaccio i loro proiettili-germoglio, ma scelgono le zone in cui il terreno è abbastanza ricco e in modo da assicurare che le specifiche esigenze della biodiversità di ciascuna regione siano soddisfatte.
La speranza nei droni

La speranza è che questo approccio diventi uno standard per le organizzazioni che si occupano di rimboschimento, in modo che possano utilizzarlo all’occorrenza; a volte potrebbe non essere necessario, ma con circa 370 milioni di ettari di terreno nel Mondo che hanno bisogno di reimpianto, che equivalgono a 700 miliardi di alberi, la necessità di automatizzare il processo è reale. Il metodo non è migliore del piantamento manuale, ma semplicemente meno costoso. Molte delle piantine certamente non attecchiranno, senza contare che spesso la deforestazione produce danni irreversibili, o che necessitano enormi cure e molti anni per cancellarli. I droni, pertanto, possono al massimo essere considerati una soluzione tampone, ma non definitiva.
Nuovi prodotti e tecnologie
La deforestazione continua ad essere molto più veloce delle nostre attività di salvaguardia. Il disboscamento illegale, lo spianamento del terreno e la distruzione dell’habitat sono tutti fattori che contribuiscono a una perdita globale netta di circa 6,6 miliardi di alberi l’anno. Anche se la deforestazione è una questione complessa con molte cause e difficoltà, un concetto è facile da comprendere. Poiché piantare alberi è un’attività che richiede molta manodopera ed è costosa, non riesce a tenere il passo con la velocità con cui l’habitat va perduto.

Droni e AI contro la deforestazione
Prendendo come punto di partenza questa affermazione, si cerca di sfruttare la tecnologia per rivoluzionare il processo di piantagione e contribuire così a riempire nuovamente habitat preziosi, assicurando una fornitura sostenibile di materiali provenienti dalle foreste. Questo si accorda bene con l’obiettivo dell’UE di allontanare l’Europa dal tradizionale modello di produzione e consumo, basato sul concetto di “prendere, fare e smaltire”, per avvicinarsi a un’economia circolare sostenibile.
Il contributo dell’UE
L’UE ha creato un fondo di sostegno per migliorare il potenziale delle piccole imprese che si occupano di eco-innovazione e di produzione e fornitura sostenibile di materie prime. Esiste, ancora in fase di sviluppo, un progetto volto all’istituzione di una catena di approvvigionamento completa, un modello di business valido e una strategia di commercializzazione, che sta realizzando una soluzione di piantagione automatica su vasta scala, in diversi ecosistemi in tutta Europa. Il nuovo sistema di piantagione consiste in un velivolo non pilotato per la mappatura, per piantare semi e alberi, per mezzo di un software di apprendimento automatico.
Tecnologia, droni e AI
La tecnica è completamente automatizzata e promette di essere un mezzo significativamente meno caro e più veloce per la riforestazione. Secondo le stime di progetto, è possibile piantare dieci semi al minuto, per ogni velivolo utilizzato. Con l’obiettivo dell’azienda è piantare un miliardo di semi l’anno. Oltre al costo e alla velocità, la nuova tecnica offre una serie di altri vantaggi.
La mappatura

La tecnologia di mappatura è usata per aumentare la velocità di assorbimento e le probabilità di sviluppo di una foresta sana. Dato che l’attività di piantare è svolta da un veicolo aereo, sarà possibile raggiungere terreni normalmente inaccessibili con mezzi terrestri. I baccelli sono sparati dal drone nel terreno, il che permette di piantare un grande numero di alberi in un breve lasso di tempo. Ogni baccello può essere caricato con semi già germogliati e un idrogel nutriente, che assicura tutti i minerali e i livelli di umidità necessari all’inizio. La tecnologia rappresenta un significativo distacco dalle attuali tecniche usate per piantare gli alberi, come piantare a mano e gettare semi secchi via aria. Piantare a mano è un’attività lenta e costosa, mentre lo spargimento di semi secchi ha risultati scarsi.
Le opportunità che si creano
È anche un’opportunità per molti Paesi di soddisfare i propri obblighi ambientali. Al Vertice sul clima dell’ONU a Parigi, è stato preso l’impegno di recuperare 350 milioni di ettari di terreni degradati e disboscati entro il 2030 ed è chiaro che le tecniche tradizionali usate per piantare gli alberi non sono sufficienti. Le prossime fasi comprendono l’ampliamento dell’innovazione, il perfezionamento della tecnologia di dispersione dei baccelli. E l’attrazione dell’interesse di potenziali investitori e collaboratori per rendere appetibile questa tecnologia sul mercato.