Dal 24 agosto al 5 settembre si svolgeranno le Paralimpiadi di Tokyo 2020, che vedranno gli atleti darsi battaglia per portare a casa la più iconica delle medaglie. Gli sport in programma sono ventidue e tra questi svetta il tiro con l’arco, disciplina per la quale devono ancora giocarsi gli ultimi slot disponibili per qualificarsi ai Giochi. Chi proverà a centrare questo obiettivo è sicuramente Asia Pellizzari, promettente arciera trevisana del maestro Ezio Luvisetto. Il tecnico della nazionale giovanile para-archery è stato per anni un titolare della maglia azzurra per poi dedicarsi ad allenare le giovani promesse venete.

Luvisetto, come si preparano i suoi ragazzi in tempo di Covid?
“Nonostante l’attuale emergenza sanitaria, la federazione ci mette in condizione di lavorare in sicurezza e nel pieno delle regole, facendo tamponi e rispettando le distanze. Le attività preparatorie e di allenamento del movimento para-archery stanno quindi proseguendo bene, ma, per ovvi motivi, numerose gare sono state annullate. A livello organizzativo e di disponibilità dei campi di tiro, il Covid ci ha creato non pochi problemi. Inoltre nel gruppo sono entrati meno ragazzi rispetto al solito e per gli allenamenti siamo costretti a dividere gli atleti, ognuno di loro può allenarsi in un certo momento della giornata. Annullando così la possibilità di trovarci tutti in campo alla stessa ora”.
Come movimento, qual è il vostro obiettivo?

“Si tratta di un obiettivo importantissimo ed anche molto vicino, ovvero le Paralimpiadi di Tokyo che si svolgeranno a fine agosto. Nel mio settore, che è quello giovanile, posso coccolarmi Asia Pellizzari, una ragazza di venti anni che alleno da quando ha iniziato a tirare con l’arco e che nella categoria W1 è la numero tre al mondo. Nonché detentrice di alcuni record italiani e mondiali. Deve ancora guadagnarsi la qualificazione per Tokyo e si giocherà l’opportunità di conquistare uno degli slot rimanenti alla Para-Archery Cup di Nove Mesto (Repubblica Ceca). Dopo l’annullamento dei Campionati Europei che dovevano disputarsi in questo mese ad Olbia”.

Luvisetto, si ritiene soddisfatto del successo del gruppo giovanile para-archery?
“Certamente, l’idea di creare un gruppo giovanile nel corso degli anni ha dimostrato di funzionare e molti giovani atleti si stanno inserendo nel gruppo maggiore con ottimi risultati. L’istituzione di un gruppo giovanile para-archery è nata da un’idea del campionissimo Oscar De Pellegrin, con l’intento di creare un valido vivaio e, soprattutto, di sostituire i titolari della nazionale maggiore qualora ce ne fosse bisogno. Siamo l’unico Paese ad avere una nazionale giovanile para-archery e questo ci rende molto orgogliosi”.
Luvisetto perché ha deciso di diventare tecnico?
“Fino al 2016 ero un atleta, titolare della maglia azzurra. Successivamente mi sono accorto di avere caratteristiche per poter allenare ed iniziare a lavorare con i giovani e mi sono iscritto nel gruppo come tecnico. Mettere a disposizione la propria esperienza è bello, anche se ovviamente non è un lavoro semplice. L’approccio all’attività cambia totalmente. L’atleta ha responsabilità importanti ed è ben fissato sui suoi obiettivi, il tecnico invece svolge un lavoro che va oltre le questioni di campo, studia a casa, deve mantenere dei rapporti, costruire una fiducia. Si vede l’attività da due punti di vista diversi”.