Mentre la Cina continua a galoppare sul piano economico e su quello militare, gli Stati Uniti cercano di trovare una strategia di contenimento all’avanzamento cinese sul piano internazionale. La stessa Casa Bianca ha lanciato un accorato appello ai suoi alleati, in particolar modo a quelli europei, tra cui l’Italia, per vigilare nelle prossime mosse del dragone cinese. Tuttavia, dall’angolatura della visione europeista la realtà si presenta con la problematica della Russia che, a quanto pare, stia mettendo a dura prova la sicurezza europea. Il Cremlino con Putin non ha alcun interesse a un rapporto costruttivo con gli europei, come lo si può dedurre del fallimento dell’Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione quasi umiliato dinanzi alla stampa mondiale da parte del ministro degli esteri russo. La Russia ha sempre respinto le continue ingerenze di Bruxelles e non solo nelle questioni interne di uno Stato sovrano e indipendente.

La sfida di Putin
Lo schieramento di massicce truppe di Mosca lungo la linea di demarcazione orientale dell’Ucraina sta a significare il disinteresse di impegnarsi alla ricerca di una soluzione politica della crisi in quel Paese. Il governo di Putin intende continuare nel suo comportamento assertivo e in contrasto con l’apertura di un dialogo con l’Unione. Inoltre, non va dimenticato la forte attività di spionaggio, di attacchi cibernetici e di continue interferenze nelle questioni di determinati Stati europei (non è casuale la vicenda di spionaggio da poco scoperta a Roma).
Erdogan e Putin. E Europa in mezzo

Altro problema per l’Europa è Erdogan, presidente della Turchia, il quale, a prescindere quello che è accaduto durante la visita del presidente della Commissione UE e del presidente del Consiglio UE, non è disposto ad ascoltare discorsi sulla democrazia, né ad accettare le accuse che spesso gli vengono rivolte circa la violazione dei diritti umani. Anche sul piano dei rapporti con la NATO, di cui è membro, la Turchia continua ad avere una propria politica estera che spesso esce dai binari della politica estera di difesa dell’Alleanza atlantica. Senza dimenticare che la stessa Turchia aspira ad entrare come membro dell’UE.
Russia e Turchia cercano di rafforzare le proprie sfere di influenza in zone dove alto è l’interesse per la sicurezza dell’Europa e anche del Mediterraneo. Gli esempi sono la forte presenza di Mosca e di Ankara in Siria, in cui stanno cercando di definire dei nuovi assetti di gestione congiunta e di un buon posizionamento; in Libia, dove entrambi i Paesi sono presenti con proprie truppe, condizionando in un certo senso le impreviste evoluzioni della fase riconciliativa libica.
Rischio Al Qaeda
Con il ritiro delle forze militari dell’Alleanza atlantica dall’Afghanistan, dopo l’accordo con i talebani dall’amministrazione Obama sino a quella di Biden, potrebbe essere motivato da esigenze di questioni interne dell’Amministrazione statunitense, anziché dalla constatazione che la missione avesse ottenuto dei risultati positivi. Certamente, le incognite su questo Paese asiatico sono tante. Si pensi alla sicurezza interna fragile ed incerta, come la modernizzazione, i diritti umani, i diritti delle donne… Il rientro delle forze militari straniere da quel Paese potrebbe aprire le porte al movimento terroristico di Al Qaeda e ad alti attori non statali sempre di matrice jihadista terroristica, che potrebbero avviare un processo di destabilizzazione non solo nella stessa Afghanistan, ma anche a Stati confinanti.

L’Europa e la sua sfida
Su tutto questo panorama, urge una strategia comune che permetta alla stessa Europa di difendere i propri interessi evitando di litigare con gli Stati Uniti. Ciò può avvenire quando vi sia fermezza su valori e principi condivisibili, sulla piena collaborazione, sulla minuziosa attenzione di ingerenze sulla propria sicurezza, come pure sulla cooperazione salda per poter affrontare le grandi sfide per i prossimi anni.