Sono le prime ore del pomeriggio del 25 aprile 1945. Da tre giorni ho compiuto 13 anni. Io e mio Padre siamo fermi in piedi sulla riva in Calle Vallaresso a Venezia. Davanti al Bar Arrigo. Sta succedendo qualcosa. Scrutiamo incuriositi il Canal Grande da dove sembra provenire uno strepitio di fondo che sta venendo avanti sull’acqua. Sembrano grida. Non ci sono barche, non ci sono onde. Poi improvvisamente, assieme al crescendo del rumore appaiono verso la Chiesa della Salute una decina di strane imbarcazioni che sembrano automobili. È la prima volta che vedo un anfibio. L’ho saputo dopo. Trasportano ciascuna una decina di soldati che si sbracciano a rispondere ai pochi passanti che sulla riva opposta li salutano. Guardo mio padre e lo vedo ridere in modo convulso mentre allo stesso tempo non riesce a trattenere le lacrime. I soldati sono Neozelandesi. È scoppiata la libertà!!

Ricordo quando è arrivata la libertà
E Venezia esplose. Due anni di silenzio. Di terrore. Li vicino a noi ho detto c’era il bar Arrigo. All’inizio della guerra ci avevano fatto cambiare il nome. Era un nome inglese! E da un anno e mezzo era stato requisito dalle truppe della Repubblica di Salò.
Mio padre ed io andavamo in barca a remi in laguna quasi ogni giorno. Io era terrorizzato dai mitragliamenti e lui, mio padre invece, non aveva paura di niente anche se le grandi compagnie alberghiere fasciste gli facevano di tutto.
La libertà cambiò tutto
E la libertà cambiò tutto. Fuori e dentro di me. Mi dispiace per tutti quelli che non hanno provato quell’istante. Un bomba che liberò l’angoscia. Questo successe! Cambiò la mia vita e quella di tutti gli altri.
E oggi?
Succederà, lo stesso quando finirà la guerra di questo nemico sleale che non ci entra dentro con un proiettile, ma in modo infido e silenzioso? Riesce a sporcare la fiducia. Un nemico che non ha una divisa, può essere anche il nostro migliore amico come portatore inconscio del male. E ci ha tolto il lavoro. La voglia di stare assieme, di accogliere, di amare.

Cosa fare per riprenderci la libertà?
Cosa possiamo fare? Attendere. Ascoltando la voce di Cassandre che ad un tratto hanno capito che potevano lucrare sulla paura.
Sulla quantità della paura. Poca paura spiccioli. Molta paura guadagni. Cassandre che predicano un futuro senza speranza. “Perché ci sono le varianti! Da quella esquimese alla Buranella”. Sono terrorizzati perché se tutto finisce molti si troveranno sul lastrico.

Le conseguenze
Alcuni verranno processati per i morti. Altri per non aver fatto le autopsie. Le Signore a capo dell’Europa per non aver fatto colpevolmente arrivare i vaccini. Attenzione la stupidità sarà un nuovo reato. Passibile di settecento frustate.
Io credo che tutto questo finirà se ricominciamo. A lavorare. A ritrovarci, a servire gli uni e farsi servire dagli altri. Magari ritroveremo l’amore.
Con affetto