E’ stato alla fine della scorsa estate, c’era più caldo che adesso. Siamo stati a Marostica, nell’azienda di Giovanni Battaglin, l’ex campione di ciclismo, che avrebbe meritato di vincere il campionato del mondo del 1979, in Olanda. “Invece Jan Raas mi fece cadere, apposta, e non si è mai scusato. Ancora mi brucia quella scorrettezza”. Ecco, dopo il viaggio fra le sue biciclette, abbiamo chiesto indicazioni sulla casa di Gabriella Dorio. “E’ distante meno di un chilometro, lassù, oltre la chiesa, due tornanti a destra”.
Gabriella Dorio da Cavazzale a Los Angeles
Sempre a Marostica, qualche chilometro più su della Piazza degli Scacchi, vive anche la ciclista Tatiana Guderzo e in zona abita pure Pippo Pozzato. A casa di Gabriella Dorio, allora, in giardino, per la verità. La campionessa olimpica di Los Angeles ’84, dei 1500, la prima non sovietica, su quella distanza. Vive in una bella casa in collina, nel verde, era vestita da estate, come una signora normale, lei classe ’57. Ha una figlia all’ufficio stampa in Federazione di atletica leggera, Anna Chiara Spigarolo, alta e slanciata, il volto della tv della Fidal.

Gabriella Dorio e quell’Olimpiade
Gabriella non è mai stata filiforme, a Los Angeles mancava in parte il blocco dell’Est in riposta al boicottaggio Usa a Mosca ‘80. “Vinsi in volata su Doina Melinte, la romena, l’ho rivista, poi anche alle gare, da dirigente”.
I ricordi
Il compianto Paolo Rosi, voce storica della Rai, fu il narratore di quella impresa, un oro imprevisto, come quello di Alessandro Andrei nel peso. “Mi chiamava Gabriellina, ha sempre usato il diminutivo. Melinte mi scavalcò a 200 metri dalla fine, la ripassai sul rettilineo, nettamente”. Paolo Rosi rimase un po’ lì, sulla volata facile, oggi Franco Bragagna avrebbe declamato l’oro con altra enfasi.
Un’emozione unica per Gabriella
“Quattro minuti 3 secondi e 26 centesimi fu il tempo, non di grande rilievo, ma quella gara vale la carriera, dopo il quarto posto negli 800, a 22 centesimi dal podio”.

Era allieva di Lucio Gigliotti, il mitico “professor fatica” che abita a Modena, oggi 86enne, si aggiudicò anche 23 titoli italiani e gareggiò in 5 finali olimpiche. Nel ’91, già mamma e dopo l’ultima medaglia (il bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Atene), uscì in batteria ai mondiali di Tokyo, in entrambe le sue distanze preferite.
Gabriella e le sue tre Olimpiadi “boicottate”
“Ho partecipato a tre Olimpiadi, tutte boicottate: Montreal ’76 da paesi africani, Mosca ’80 dagli americani e appunto Los Angeles. Il rammarico è vedere che dopo 40 anni i miei record nazionali non siano ancora stati migliorati”.
Detiene i primati degli 800 (1’57”66, del 1980), dei 1500 (3’58”65; 1982) e di due specialità non olimpiche, i 1000 metri e il miglio. “Ho una speranza nella vicentina Federica Del Buono”.

Quando dominava l’Est
Erano gli anni delle grandi dell’Est, come Jarmila Kratochvilova, la primatista mondiale di più vecchia data, sui 400. Resta qualche sospetto di doping, mai però smascherato.
Gabriella dava un’impressione di grande pulizia, davvero la signora della porta accanto, padovana, di Veggiano, venne seguita anche dal fratello Sante.
Gabriella e oggi?
“Fra le mezzofondiste di oggi apprezzo Laura Muir, la scozzese, ha un bello sprint”.

Adesso segue i giovani, come dirigente federale: “Li accompagno ai raduni, li sprono a dare tanto, in allenamento, a essere professionali, a non restare troppo tempo sui social, a pensare al campo, anziché all’immagine. Cerco di capirli, talvolta dimentico di essere campionessa olimpica e adulta. I ragazzi di oggi sono sempre più fragili psicologicamente, noi una volta dovevamo arrangiarci, nessuno ci diceva come andare a scuola: io mi ero costruita una bicicletta. Adesso a complicare le cose ci si è esso anche il Covid”.
Gabriella con i suoi capelli biondi e gli occhi chiari ha fermato il tempo.